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Zaccardi: il 40% degli italiani paga il 80% dell'Irpef
30-10-2024, 09:13
Quasi un italiano su due non ha reddito. Con la conseguenza che a farsi carico del welfare è l'altra metà della popolazione. O meglio, una piccola parte di questa. Perché sono i ceti medio-alti a versare gran parte dell'Irpef con cui lo Stato finanzia le sue spese. In numeri: il 40% paga quasi il 90% dell'Irpef. Su una popolazione di 59,030 milioni di abitanti, sono infatti poco più di 42 milioni quanti hanno presentato una dichiarazione dei redditi nel 2023. Ma a versare almeno un euro di Irpef sono stati appena 32,4 milioni di persone: seppure in crescita di un milione di unità rispetto al 2021 (record dal 2011), questo dato implica che il 45% degli italiani non abbia redditi e, quindi, viva a carico di qualcuno. A fotografare la situazione è l'Osservatorio Itinerari Previdenziali sulle entrate fiscali, realizzato dal Centro Studi e Ricerche presieduto da Alberto Brambilla, in collaborazione con Cida. Le tabelle contenute nel rapporto contengono diversi spunti interessanti, a cominciare dalla parte del gettito Irpef che ricade sulle diverse fasce di contribuenti. Emerge così che il 75,57% dell'imposta viene pagata dal 24,20% dei contribuenti (circa 10 milioni di persone), vale a dire quelli con redditi superiori ai 29 mila euro. Mentre il 75,80% degli italiani, ovvero 32 milioni, dichiara da zero fino a 29 mila euro, corrispondendo solo il 24,43% di tutta l'Irpef. Entrando nel dettaglio delle diverse fasce di reddito, emerge come è soprattutto il ceto medio (e alto) a farsi carico della spesa pubblica. I soggetti che guadagnano dai 55 mila euro in su pagano infatti circa il 42% del gettito fiscale ma non ricevono nulla in cambio. «Praticamente questa fascia di contribuenti è costantemente esclusa da sussidi, bonus e prestazioni assistenziali gratuite» spiega il professor Brambilla. «Emerge che il 40% della popolazione italiana si carica oltre il 90% delle tasse e il restante paga circa l'8% dell'Irpef. È un Paese un po' sbilanciato dove finanziare forme di welfare è sempre più complicato» aggiunge il presidente di Itinerari Previdenziali. Anche perché oltre 9 milioni di persone, il 22,2% dei contribuenti, nel 2023 ha dichiarato, sui redditi dell'anno precedente, fino a 7.500 euro lordi: versando, in media, 20 euro di Irpef. Questo mentre i contribuenti che guadagnano tra i 7.500 e i 15mila euro lordi sono 7,6 milioni: in questo caso - al netto del Tir (Trattamento integrativo sui redditi da lavoro dipendente che vale 1.200 euro) e delle detrazioni - l'Irpef media annua è di 294 euro, a fronte di una spesa sanitaria pro capite pari di circa 2.221 euro. «Giusto aiutare chi ha bisogno» afferma Brambilla, «ma i nostri decisori politici tendono spesso a trascurare come queste percentuali dipendano anche da economia sommersa ed evasione fiscale per le quali primeggiamo in Europa: è davvero credibile che quasi la metà degli italiani viva con circa di 10mila euro lordi l'anno?». La scomposizione per fasce mostra poi che poco più di 6 milioni di contribuenti con redditi superiori ai 35mila euro si fanno carico del finanziamento del welfare italiano. Esaminando le dichiarazioni relative agli scaglioni di reddito più elevato, sopra i 100mila euro, l'Osservatorio individua solo l'1,56% dei contribuenti (650mila persone) che versano il 23,59% del totale Irpef. Sommando anche i titolari di redditi lordi da 55 a 100mila euro (che sono 1,63 milioni, il 3,89% del totale, e pagano il 18,11% del totale delle imposte), si ottiene che il 5,45% versa il 41,69% dell'Irpef. Includendo dunque anche i redditi dai 35 ai 55mila euro lordi, risulta pertanto che il 15,26% paga il 63,39% dell'imposta sui redditi delle persone fisiche. Ricomprendendo infine anche lo scaglione 29mila-35mila euro si ottiene che il 24,20% dei contribuenti corrisponde il 75,57% dell'Irpef complessiva. Dall'analisi dell'Osservatorio emerge poi che l'86,33% di tutte le imposte dirette (circa 278 miliardi) va a beneficio delle prime tre fasce di reddito fino 20mila euro (in cui rientrano il 53,19% degli italiani) e, in parte, a chi guadagna tra i 20 e 29mila euro (22,61%). Solo per la spesa sanitaria, per i redditi fino a 15mila euro, la differenza tra Irpef versata e costo della sanità supera i 50 miliardi. Divario che sale a 57,8 miliardi considerando i redditi da 15 a 20mila euro. Se si sommano anche la spesa assistenziale e il welfare degli enti locali, la redistribuzione totale è pari a 240,56 miliardi su 661 di entrate (al netto dei contributi sociali). «Negli ultimi 15 anni i redditi dichiarati sono aumentati del 21,44%, mentre la spesa per il welfare è cresciuta di circa il 38%, trainata soprattutto da quella assistenziale, il cui valore tende ormai ad avvicinarsi pericolosamente al gettito dell'Irpef ordinaria» puntualizza Brambilla. «Basta questo semplice confronto per capire come si sia davanti a un onere, già oggi e ancora di più in futuro, molto gravoso da sostenere».
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