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Zaccardi, l'ultima trovata islamica: la candidata si crea un volto con l'intelligenza artificiale
13-09-2024, 07:52
Nella cittadina belga di Tienen a breve si voterà per le elezioni comunali. Tra i candidati ne spicca una: si chiama Leila Puthanah, è afghana, musulmana e non ha voluto che la sua foto comparisse sui manifesti elettorali. Al posto del suo volto, sui cartelloni della lista dei Groen (i Verdi), che l'ha candidata, campeggia un'immagine realizzata dall'intelligenza artificiale. E la raffigura con il velo. E qui sta il dubbio: l'ha fatto per motivi religiosi, e quindi si tratta di una scelta in qualche modo imposta, o per altro? «C'è molto rumore perché qualcuno non vuole mettere la propria faccia su un manifesto, dovrebbero essercene di più che lo fanno, penso», ha detto Tom Roovers, consigliere comunale e capolista per i Groen alle prossime comunali. «È sempre stato così. È stata una scelta di Leila quella di non farsi fotografare e noi lo rispettiamo. Ciò che conta per noi è il suo impegno» ha aggiunto il politico. Lei, Leila, interpellata dal sito belga 7Sur7, però non ha voluto commentare. Insomma, la 32enne, arrivata in Belgio dall'Afghanistan diversi anni fa, svicola. E la portavoce nazionale dei Verdi, Marthe Mennes, giura che Leila «non vuole reagire perché» è «completamente sopraffatta da ciò che le sta accadendo». Secondo Mennes, la sua scelta «non ha assolutamente nulla a che fare con qualche motivo religioso». «È una scelta personale di Leila quella di non voler apparire nelle foto, e noi la rispettiamo». Epperò, tocca dirlo, l'idea di presentare una candidata afghana con l'immagine stereotipata di una donna velata è a dir poco infelice. Tant'è che lo ammette persino Mennes: «Non sapevamo che i Groen a Tienen avessero optato per questa soluzione. Comprendiamo che lo abbiano fatto con le migliori intenzioni, ma in effetti è molto goffo. Non avrebbero dovuto compensare la sua scelta con un'immagine generata dall'intelligenza artificiale». Ma l'eco della vicenda, nel frattempo, è arrivata anche in Italia. Dove è stata l'europarlamentare della Lega, Silvia Sardone, a parlarne, per denunciare l'ipocrisia dei Verdi che si battono, a parole, per i diritti delle donne mentre, nei fatti, assecondano una cultura, come quella islamica, che vede l'emancipazione femminile come fumo negli occhi. «Ormai anche con l'intelligenza artificiale si alimenta in Europa l'immagine di una donna islamica sottomessa. Questo episodio rafforza l'idea di una sinistra che non si preoccupa minimamente della questione dell'immagine di queste donne musulmane, evidentemente oppresse» dice Sardone. Per l'eurodeputata, in fondo, non c'è poi tanto da sorprendersi: «Verdi, socialisti e sinistra in Belgio e in tutta Europa sostengono il velo islamico come simbolo di libertà e non di sottomissione e fanno battaglie ovunque per consentirlo nelle scuole e negli edifici pubblici. Quindi non meraviglia se poi vanno a candidare una donna che non vuole o più probabilmente non può farsi fotografare». Anche perché, prosegue Sardone, «a Bruxelles, nel Parlamento europeo, più volte si è posta la questione dell'immagine delle donne musulmane: in numerose campagne comunicative della Commissione e del Consiglio sono state utilizzate foto o grafiche di donne velate». Secondo Sardone «la sinistra, per scopi elettorali, è disposta a calpestare anni di battaglie per i diritti delle donne pur di abbracciare il voto delle comunità islamiche, anche di quelle più estremiste». Cosa che avviene spesso in Belgio. «In questo modo però rinnegano la nostra identità, la nostra cultura, i nostri valori e le nostre tradizioni. Un errore gravissimo».
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