La commemorazione di Acca Larentia parte con la polemica. Rampelli: «La pacificazione non si costruisce tirando giù a picconate una targa"

"L'unica cosa sensata è costruire la pacificazione ma la pacificazione non si costruisce tirando giù a picconate una targa commemorativa". Lo ha detto il deputato FdI e vicepresidente vicario della camera, Fabio Rampelli, in occasione del 47esimo anniversario della strage di Acca Larentia, replicando alla scelta di Roma Capitale di rimuovere la targa dedicata a Stefano Recchioni (l'ultimo dei 3 giovani del fronte della gioventù a essere ucciso tra il 7 e l'8 gennaio 1978), atto che ha portato a una commemorazione non unitaria con il comune. "Uno deve decidere cosa vuole dalla vita, quella targa l'avevano messa i fratelli e gli amici di Recchioni e non andava buttata giù - ha aggiunto Rampelli - se la si butta giù è ovvio che non ci si sente parte di chi l'ha buttata giù e quindi, diversamente dallo scorso anno quando facemmo una commemorazione insieme, quest'anno ognuno fa la sua. Chi tira giù a picconate le targhe la fa da solo, e chi ritiene non possa essere questa la strada per costruire un clima di serenità e superamento delle contrapposizioni, peggio ancora se violente, fa un'altra strada e un'altra scelta". Acca Larentia "per la destra italiana, e mi auguro per tutta italia, rappresenta un punto di non ritorno. È Un dolore che va compreso e non giudicato", ha continuato Rampelli. Rispetto invece alla commemorazione dell'estrema destra, che avverrà nel tardo pomeriggio, col rito del presente e i saluti romani: "ognuno commemora come crede e preferisce. Noi abbiamo scelto di non farlo in quella maniera, non adesso che siamo al governo ma quando ancora c'erano il movimento sociale italiano e il fronte della gioventù. Perché non esiste nostalgia che possa dare un senso alla morte a tanti ragazzi di 20 anni. Bisogna guardare avanti e non indietro", ha concluso Rampelli.  

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