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Estero
Casa Bianca: Israele e Hamas sono "molto vicini" a un accordo su Gaza
Oggi 29-09-25, 15:56
AGI - Israele e Hamas sono "molto vicini" a un accordo quadro che "potrebbe lasciare le parti un po' scontente" ma porrebbe fine alla guerra a Gaza e garantirebbe una pace duratura in Medio Oriente. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, intervenendo al programma "Fox and Friends". Il presidente Trump, ha aggiunto discuterà del piano in 21 punti con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca e più tardi con il Qatar. "Per raggiungere un accordo ragionevole per entrambe le parti, entrambe devono rinunciare a qualcosa e potrebbero lasciare il tavolo un po' scontente" ha detto Leavitt. Netanyahu alla Casa Bianca Benjamin Netanyahu è volato a Washington lasciandosi alle spalle, in Israele, due tempeste opposte: da un lato i ministri dell'estrema destra - in particolar modo Bezalel Smotrich - che lo incalzano come falchi affamati, pretendendo 'ferro e fuoco'; dall'altro, le voci spezzate dai familiari degli ostaggi, che continuano a chiedere un accordo per riavere i propri cari a casa. In occasione dell'incontro con Trump sul piano presentato dal presidente degli Stati Uniti per porre fine alla guerra a Gaza, il premier israeliano è arrivato a Washington con poco margine di manovra e tanta pressione. Nelle ultime ore dalla Casa Bianca, Trump ha più volte ribadito che sul suo piano ha ricevuto una "risposta molto buona" sia da Israele che dai leader arabi, ma a giudicare dalle prime reazioni la situazione non è così semplice. Da Tel Aviv, oltre all'avvertimento dei familiari degli ostaggi che minacciano di "scatenare un inferno" in caso di mancato accordo, l'atmosfera è incandescente anche nel gabinetto di sicurezza, a causa dall'esclusione dell'establishment della sicurezza israeliana - compreso il capo dell'Idf Eyal Zamir - dalle discussioni sul piano di Trump. Le linee rosse di Smotrich A mettere benzina sul fuoco, come al solito, ci ha pensato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, ponendo al premier israeliano delle linee rosse che "non potranno essere sorpassate". La prima è che le forze israeliane dovranno rimanere sul perimetro della Striscia, e avere completa libertà d'azione in tutto il territorio costiero. Al contempo, Smotrich chiede che l'Anp non abbia alcun ruolo nel governare la Striscia, così come il Qatar. Ma, soprattutto, è questo sarà uno dei punti più caldi, la richiesta è che Netanyahu stabilisca "politicamente e praticamente" la Cisgiordania come una parte inseparabile dello Stato israeliano. Diktat che - in particolare quest'ultimo su cui Trump ha espressamente detto che non transigerà - contrastano con i 21 punti del presidente. Il ruolo del Qatar Un altro tema di discussione sarà il ruolo del Qatar. I media israeliani spiegano, infatti, che il Qatar vuole essere il "fattore dominante" nella Striscia di Gaza, mentre Israele - in seguito al deterioramento delle relazioni con Doha dopo l'attacco delle scorse settimane - vuole ridurre il più possibile l'influenza qatarina nella Striscia nel post-guerra. Un'altra questione riguarda, poi, la libertà d'azione dell'Idf nel caso in cui Hamas rafforzi, ricostruisca o accumuli armi. Israele chiede che sia espressamente indicato che l'esercito abbia mano libera per rimuovere le "minacce terroristiche" dall'enclave palestinese. La posizione di Hamas Sul fronte opposto, la situazione non è meno articolata. Hamas ha affermato in una nota di non aver ricevuto nessuna nuova proposta dai mediatori su un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani ancora prigionieri a Gaza. Il gruppo islamista, inoltre, "conferma la sua volontà di prendere in considerazione qualsiasi proposta ricevuta dai mediatori in maniera positiva e responsabile". Modifiche al piano sono arrivate anche dai Paesi arabi e dall'Anp. Channel 12 riferisce che modifiche riguarderebbero in primis un ammorbidimento del linguaggio e delle posizioni su Hamas, ma soprattutto il futuro del governo, che per i Paesi confinanti dovrà essere allineato con l'Autorità Palestinese. Vi sarebbe poi un veto nei confronti dell'ex primo ministro britannico Tony Blair come supervisore dell'attuazione dell'accordo.
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