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Cronaca
Catturato il boss Pino Piromalli, "il padrone di Gioia Tauro"
Oggi 23-09-25, 13:30
AGI - Un'operazione condotta fin dalle prime ore della mattinata ha portato all'esecuzione di 26 misure cautelari in carcere. Tra gli arrestati, anche il boss Pino Piromalli. Il blitz, disposto dal Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) locale, è il risultato di un'indagine condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) dei Carabinieri, supportato da Comandi Provinciali dislocati su tutto il territorio nazionale che ha colpito la cosca Piromalli, un'articolazione della 'ndrangheta calabrese. La procura: "Piromalli era il padrone di Gioia Tauro" "Pino Piromalli, uscendo dal carcere, ha dimostrato di non essere un tranquillo vecchietto che passa il tempo alla coltivazione dell'orto di casa, ma un capo 'ndrangheta ancora in servizio". Lo ha detto il Procuratore aggiunto della Dda, Stefano Musolino. "Nella nostra impostazione accusatoria - ha proseguito Musolino, riconosciuta dal Gip - Piromalli è diventato quello che ha sempre detto, il padrone di Gioia Tauro. Tutto ciò reso possibile grazie ad una particolare mollezza del tessuto sociale di Gioia Tauro, su cui si prenda consapevolezza, che non si vedeva l'ora che Pino Piromalli tornasse a comandare". Stefano Musolino, ancora, ha sottolineato "il comunicato stampa emesso dal comune di Gioia Tauro, un comunicato stampa anodino, prudente magari, sperando che ne facciano un altro, dopo avere letto quanto emerge da questa indagine, al di la' della rilevanza penale dei fatti. Le indagini confermano comunque l'esistenza di varie 'ndrine all'interno del territorio di Gioia Tauro, spesso in contrasto, su cui comunque i Piromalli esercitano ancora un potere in grado di mediare gli interessi criminali". Chi era Pino Piromalli Pino Piromalli capo dell'omonima cosca di 'ndrangheta, 80 anni, è uomo noto alle cronache giudiziarie degli ultimi sessant'anni. Pino è figlio di Antonio Piromalli, fratello dei più noti 'don Mommo' e 'don Peppino', assurti a capi della 'ndrangheta di Gioia Tauro e sul proscenio criminale nazionale, dopo avere sconfitto in una lunga e sanguinosa faida tra gli anni '60 e gli anni '70, gli avversari storici, i Tripodi e i loro 'satelliti', spazzati via a colpi di lupara dalla Piana di Gioia Tauro e inseguiti anche nel nord Italia. In quella faida, i Piromalli persero Antonio, macellaio, padre di Pino e di Gioacchino Piromalli (nato nel 32), noto per ricevere chi andava a implorare 'grazia e giustizia' nel suo distributore di carburanti, sulla vecchia statale 18 che taglia in due Gioia Tauro. Durante quella faida con i Tripodi, pur perdendo Antonio Piromalli, cresce la forza militare dei Piromalli, alleati con i cugini Molè, ma soprattutto cresce il loro prestigio criminale in Calabria e nel resto d'Italia e d'Europa. Stringono alleanze ferree con i Pesce di Rosarno, con i Mancuso di Limbadi e con i De Stefano, di Reggio Calabria. Sono gli anni '70. Nella contrada 'Lamia' della vicina San Ferdinando, iniziano gli espropri degli aranceti e dei mandarineti pregiati agli agricoltori e i lavori per la realizzazione del grande porto. Affari miliardari e centinaia di ruspe, camion e betoniere, che scavano, trasportano inerti e cementificano l'area portuale. Un 'affare' che i Piromalli gestiscono con 'equilibrio' criminale, consentendo alle cosche di tutta la provincia di Reggio Calabria più importanti di partecipare alla divisione della 'torta'. In questo clima, ben presto, Pino Piromalli eredita il 'bastone' di comando della 'famiglia', retta dal fratello Gioacchino dopo la morte per cause naturali dal capostipite don Mommo, recuperando la scissione sanguinosa con i cugini Mole'. Pino Piromalli viene comunque arrestato nel 1999, dopo sei anni di latitanza, in un'abitazione allo svincolo autostradale di Gioia Tauro dai carabinieri del Ros, allora diretto da Mario Mori, in un'operazione coordinata dall'attuale sostituto procuratore della Cassazione, Alberto Cisterna, al tempo in forza alla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, diretta da Salvo Boemi. Il carcere - ben 22 anni di reclusione - fino alla sua liberazione, nel 2021. Torna, nella sua Gioia Tauro e riprende i vecchi contatti - come affermano le odierne indagini - ma nonostante le sue cautele, i carabinieri e la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, diretta oggi da Giuseppe Borrelli, stringono il cerchio attorno alle sue presunte attività criminali: dal controllo asfissiante delle attività portuali, con i traffici di cocaina, all'agricoltura. I dettagli dell'operazione Ventidue indagati in carcere, quattro agli arresti domiciliari e 46 indagati. E' la sintesi dell' operazione del Ros eseguita la scorsa notte a carico di capi e gregari della cosca Piromalli, di Gioia Tauro. Oltre al boss Pino Piromalli, i carabinieri hanno tradotto in carcere: Rosario Bruzzese, Raoul Centenari, Antonino Cipri, Francesco Copelli, Salvatore Copelli, Rocco Delfino, Giuseppe Ferraro, Giovanni Furfaro, Davide Macri', Rosario Mazzaferro, Aurelio Messineo, Gioacchino Piromalli (classe '69) detto l'avvocato, Domenico Giuseppe Rigano', Cosimo Romagnosi, Domenico Saverino, Domenico Sibio, Francesco Giuseppe Spizzica, Michele Trimarchi, Antonio Zito, Giuseppe Zito e Vincenzo Zito. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti Francesco Adornato, Nicola Calle', Antonio Piromalli (classe '39), padre di Gioacchino e fratello di Giuseppe Piromalli; Michelangelo Timpani. Gli indagati dalla Procura distrettuale sono reggina sono 46.
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