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Estero
Come ci si addestra nel fianco est della Nato
Oggi 22-12-25, 19:51
AGI - Il rombo dei mezzi corazzati rompe il silenzio della pianura bulgara, mentre la polvere si alza lenta, a circa cento chilometri dal Mar Nero. Nella base militare di Novo Selo, dove sventolano le bandiere dell'Alleanza, il fianco est della Nato prende forma ogni giorno, grazie ai 740 tra donne e uomini schierati dall’Esercito italiano in una missione addestrativa che guarda in faccia lo scenario più temuto degli ultimi anni: la guerra. Accanto ai militari italiani, soldati provenienti da Bulgaria, Turchia, Romania, Albania, Grecia, Montenegro e Macedonia del Nord, in un mosaico di bandiere, lingue e procedure che deve funzionare come un unico organismo. È qui che l’AGI ha seguito un’intera giornata di esercitazioni all’interno della base militare che ospita uno dei Battle Group multinazionali, e che domani vedrà la presenza del ministro della Difesa Guido Crosetto per i suoi auguri di Natale al contingente italiano. Vigilanza e deterrenza sono le parole chiave della NATO Forward Land Forces, l’unità multinazionale schierata in Bulgaria, dove dal mese di ottobre 2022, pochi mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’Italia ha assunto il ruolo di nazione guida del battaglione, rafforzando la presenza Nato sul fronte orientale, dove complessivamente sono 2.323 i militari italiani oggi impegnati nelle missioni dell'Alleanza. E mentre il conflitto tra Mosca e Kiev prosegue, Novo Selo è diventata uno dei perni della strategia Nato di rafforzamento del fianco est, con un obiettivo chiaro: fare deterrenza. “La missione di esercitazione ha quattro anime: la prontezza nel rispondere a ogni scenario, l’integrazione delle capacità, la coesione tra uomini e donne di Paesi diversi e l’interoperabilità delle forze sul terreno”. Così il colonnello Mattia Scirocco, comandante del Multinational Battlegroup di stanza in Bulgaria, racconta all’AGI un impegno che si costruisce giorno dopo giorno, attraverso training, fiducia reciproca e la capacità di operare come un’unica squadra. “Perché l’addestramento – sottolinea – è la più solida garanzia per affrontare l’imprevedibilità del combattimento”. Un addestramento che va avanti da quasi quattro anni, giorno e notte. L’AGI assiste a tre diverse stazioni addestrative sotto la guida del tenente colonnello Angelo Ruggiero, comandante della Task Group. Ciascuna pensata per testare capacità, coordinamento e rapidità decisionale, creando coesione e unità tra i reparti 'amici'. Tutto esclusivamente sul campo, con carri armati, tiratori scelti e colpi di mortaio pronti a raggiungere distanze di oltre 70 chilomentri. Nella prima area si simula una manovra difensiva. I mezzi entrano in azione uno dopo l’altro: il carro armato C1 “Ariete”, le blindo armate Centauro 2, i veicoli da combattimento VCC “Dardo” e i blindati medi “Freccia” 8x8. Il nemico è in avvicinamento, la minaccia arriva da ovest. Sopra il campo, un drone resta costantemente in volo, occhi elettronici indispensabili per individuare movimenti sospetti e anticipare l’azione avversaria. L’ingaggio inizia con il fuoco, segue una ritirata controllata: i “Freccia” scavalcano la linea, mentre gli “Ariete” entrano in azione per il contrattacco. La seconda stazione si sviluppa in modo asincrono rispetto alla prima. Le unità si muovono su un’area diversa del poligono, sfruttando spazi più ampi e complessi, resi possibili dalla presenza di veicoli logistici e mezzi del genio. È qui che l’integrazione tra le forze alleate viene messa alla prova, tra comunicazioni, manovre coordinate e tempi serrati. La terza fase conduce infine verso un centro abitato simulato. Il rumore dei mezzi lascia spazio ai movimenti della fanteria: è il momento della bonifica di un edificio, condotta insieme a un plotone montenegrino. Stanza dopo stanza, l’addestramento riproduce uno degli scenari più delicati del combattimento moderno, dove precisione, coordinamento e fiducia reciproca sono decisive, mettendo in scena anche un'operazione di soccorso. E quando il sole comincia a calare su Novo Selo le esercitazioni non si fermano. Perchè l’addestramento non è solo esercizio militare, ma un linguaggio comune che unisce eserciti diversi. È qui, tra polvere, motori sempre accesi e ordini scanditi in più lingue, che il fianco est della Nato prende forma, ogni giorno, come una promessa di deterrenza e di difesa collettiva.
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