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Cronaca
Cosa è il tumore alla prostata di grado 9 che ha colpito Biden
Oggi 19-05-25, 15:00
AGI - Una forma tumorale molto seria, vicina al grado massimo di aggressività, capace di diffondersi alle ossa e ad altri organi. Questa la situazione clinica dell'ex presidente Usa Joe Biden, che soffre, è stato annunciato, di un cancro alla prostata caratterizzato da un punteggio di Gleason di 9, con metastasi ossee. Il punteggio di Gleason è appunto un sistema di classificazione utilizzato per valutare l'aggressività del cancro alla prostata. Si basa sull'esame microscopico del tessuto prostatico e assegna un punteggio (da 2 a 10) in base all'organizzazione delle cellule tumorali. Questo punteggio aiuta i medici a prevedere la progressione del cancro e a scegliere il trattamento più appropriato. Il punteggio di Gleason si calcola sommando i punteggi assegnati a due aree tumorali principali nel tessuto prostatico analizzato. Ogni area riceve un punteggio da 1 a 5, dove 1 indica cellule molto simili a quelle sane e 5 indica cellule molto anomale. Questi i range in base alla gravità: se il punteggio finale va da 2 a 6 si tratta di tumori a basso grado, generalmente a crescita lenta e con poca tendenza a diffondersi. Se è di grado 7 è un tumore di gravità intermedia. Da 8 a 10, il range della forma che ha colpito anche Biden, si tratta purtroppo di tumori ad alto grado, con maggiore rischio di crescita e diffusione. Inoltre, dal 2016 è stata progressivamente introdotta una nuova classificazione, riferisce l'Aimac (associazione italiana malati cancro), chiamata Grade Group (GG), che distingue i tumori alla prostata in 5 gruppi, dal grado 1 che è il più lieve al 5, il più grave, e anche con questa scala le notizie per Biden non sono buone, essendo il suo tumore, è stato riferito, di Grado 5. In generale, spiega l'Airc, il tumore della prostata ha origine dalle cellule presenti all'interno di una ghiandola, la prostata, che cominciano a crescere in maniera incontrollata. In condizioni normali la prostata ha le dimensioni di una noce, ma con il passare degli anni o a causa di alcune patologie può ingrossarsi fino a dare disturbi soprattutto di tipo urinario. Questa ghiandola è molto sensibile all'azione degli ormoni, in particolare di quelli maschili, come il testosterone, che ne influenzano la crescita. La diffusione del cancro alla prostata in Italia In Italia è il tumore più diffuso nella popolazione maschile e rappresenta il 18,5 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo: le stime relative all'anno 2020 parlano di 36.074 nuovi casi l'anno a livello nazionale. Nonostante l'incidenza elevata, il rischio che la malattia abbia un esito infausto è basso, soprattutto se si interviene in tempo e, rispetto al 2015, nel 2020 è stata stimata una riduzione dei tassi di mortalità del (-15,6 per cento). Lo dimostrano anche i dati relativi al numero di persone ancora vive dopo cinque anni dalla diagnosi in media il 92 per cento una percentuale tra le più alte in caso di tumore, soprattutto se si tiene conto dell'avanzata eta' media dei pazienti. L'incidenza è cresciuta nell'ultimo decennio in concomitanza con la maggiore diffusione di esami che, seppure non sempre conclusivi, hanno comunque aiutato la diagnosi precoce come il test PSA (antigene prostatico specifico, in inglese prostate specific antigene). Uno dei principali fattori di rischio per il tumore della prostata è l'età: le possibilità di ammalarsi sono scarse prima dei 40 anni, ma aumentano sensibilmente dopo i 50 anni e circa due tumori su tre sono diagnosticati in persone con più di 65 anni. Quando si parla di tumore della prostata un altro fattore non trascurabile è senza dubbio la familiarità: il rischio di ammalarsi è pari al doppio per chi ha un parente consanguineo (padre, fratello eccetera) con la malattia rispetto a chi non ha nessun caso in famiglia. Anche la presenza di mutazioni in alcuni geni come BRCA1 e BRCA2 possono aumentare il rischio di cancro alla prostata. Nelle fasi iniziali il tumore della prostata è asintomatico. Viene diagnosticato in seguito alla visita urologica, che comporta in genere esplorazione rettale e controllo del PSA con un prelievo del sangue. Quando la massa tumorale cresce, dà origine a sintomi urinari: difficoltà a urinare (in particolare a iniziare) o bisogno di urinare spesso, dolore quando si urina, sangue nelle urine o nello sperma, sensazione di non riuscire a urinare in modo completo. I tumori con grado Gleason 8-10, come quello di Biden, per definizione hanno un maggior rischio di progredire e diffondersi in altri organi. Oggi tuttavia sono disponibili molti tipi di trattamento per il tumore della prostata ciascuno dei quali presenta benefici ed effetti collaterali specifici. In casi più lievi, specialmente negli anziani e grandi anziani, spesso si opta per una "sorveglianza attiva", in attesa dell'evoluzione, mentre in casi più gravi c'è la prostatectomia radicale, la rimozione dell'intera ghiandola prostatica e dei linfonodi della regione vicina al tumore. Per la cura della neoplasia prostatica, nei trattamenti considerati standard, è stato dimostrato che anche la radioterapia a fasci esterni è efficace nei tumori di basso rischio, con risultati simili a quelli della prostatectomia radicale. Quando il tumore della prostata si trova in stadio metastatico, a differenza di quanto accade in altri tumori, la chemioterapia non è il trattamento di prima scelta e si preferisce invece la terapia ormonale, nota come terapia di deprivazione androgenica. Questa ha lo scopo di ridurre il livello di testosterone - ormone maschile che stimola la crescita delle cellule del tumore della prostata - ma porta con sè effetti collaterali come calo o annullamento del desiderio sessuale, impotenza, vampate, aumento di peso, osteoporosi, perdita di massa muscolare e stanchezza. Ed è la via che, a quanto viene riferito, seguono i medici di Biden, che hanno parlato per l'appunto di una forma tumorale sensibile ai trattamenti ormonali. Per di più molte nuove terapie sono all'orizzonte, con l'uso di nuovi agenti ormonali, che si associano all'ormonoterapia di vecchia generazione.
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