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Estero
Cosa succederà in Iraq, Siria e Iran con la fine del PKK
Oggi 14-05-25, 01:01
AGI - L'annuncio dello scioglimento dell'organizzazione separatista curda PKK è destinato ad avere conseguenze non solo per la Turchia, con cui il PKK era in guerra dal 1984, ma anche per Iraq, Siria e Iran. L'abbandono delle armi da parte del PKK è destinato innanzitutto ad avere ripercussioni nei rapporti tra Turchia e Iraq. I ripetuti raid aerei turchi oltre confine hanno negli ultimi anni fatto salire la tensione tra i governi dei due Paesi; Baghdad ha protestato per le "violazioni di sovranità", il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non ha mai fatto marcia indietro, anzi, ha voluto delle basi in nord Iraq e moltiplicato le operazioni a terra. Una strategia perseguita con il benestare del governo del Kurdistan Iracheno (KRG). Autonomo, ma non indipendente, il KRG è nato alla fine della dittatura di Saddam Hussein ed è da sempre governato dal partito KDP del clan Barzani, vicino ad Erdogan e nemico del PKK. L'insistenza di Ankara ha spinto il governo di Baghdad a riconoscere il PKK come organizzazione terroristica solo nel 2024, ma lo scioglimento del gruppo significa anche la fine di polemiche che si trascinano da anni. L'annuncio di ieri è stato ben accolto dal consigliere per la sicurezza di Baghdad Qasim Al-Araji, che ha dichiarato che il governo si aspetta ora "l'abbandono del territorio iracheno da parte dei gruppi armati, ma anche dalle forze militari straniere". Un riferimento chiaro agli avamposti turchi. Il leader sciita Moqtada al Sadr aveva definito i militari turchi "forze di occupazione". Oltre alle polemiche interne e tensioni con la Turchia, il disarmo del PKK per Baghdad segna la fine degli attacchi sferrati contro infrastrutture energetiche e raffinerie. Una notizia che può dare nuovo impulso al progetto "Development Road", che prevede la costruzione di una linea ferroviaria e di un'autostrada. Un progetto su cui insiste Erdogan. Una soddisfazione che Baghdad condivide con il governo KRG di Erbil. Sebbene l'appello di Ocalan e la posizione turca non prevedano la creazione di un Kurdistan indipendente, il presidente KRG Nechirvan Barzani ha parlato di "svolta storica" e ringraziato il presidente turco. Nel territorio curdo iracheno il PKK ha controllato negli anni decine di villaggi e ha combattuto contro le truppe curde governative (peshmerga ndr). Conseguenze del disarmo del PKK Il disarmo dell'organizzazione può avere conseguenze positive, sia per l'economia della regione, sia nei rapporti con la Turchia, ma anche per lo stesso KDP, bersaglio del PKK perché accusato di essere troppo permissivo nei confronti di Ankara. La fine del PKK potrebbe anche favorire il dialogo tra i curdi siriani e iracheni. Il ministro degli Esteri siriani Assad Al Shaybani ha parlato di "passo fondamentale per la fine della violenza". In attesa di una decisione ufficiale sul futuro dello YPG, che del PKK rappresenta la costola siriana, l'annuncio di ieri è destinato a dare legittimità presso i curdi siriani a KDP, su posizioni molto meno oltranziste rispetto al PKK. Il disarmo del PKK indebolisce e mette YPG con le spalle al muro: accettare di essere integrato nell'esercito siriano o mettersi contro Damasco e Ankara. I curdi siriani di YPG puntano a una sorta di federalismo e aspettano di vedere se otterranno il sostegno del presidente americano Donald Trump, ma escono indeboliti dall'annuncio di ieri e potrebbero anche optare per il disarmo. Tensioni in Medio Oriente La trattativa che ha portato al disarmo è arrivata in un periodo di grande tensione in tutto il Medio Oriente. La guerra a Gaza, le operazioni israeliane in Libano, la caduta del regime della famiglia Assad in Siria, sono fattori che hanno spinto Erdogan a cercare la fine di un conflitto permanente, che ha impegnato risorse e uomini all'esercito turco. Sviluppi che hanno indebolito l'Iran, in perenne competizione con la Turchia per la supremazia nell'area. La fine del PKK segna anche la fine della collaborazione tra i separatisti curdi e Teheran. I turchi hanno più volte accusato il regime degli ayatollah di utilizzare il PKK per limitare l'influenza di Ankara in Iraq. Come detto, lo scioglimento del gruppo è destinato ad avere ricadute positive nei rapporti tra Ankara e Baghdad; allo stesso tempo l'eventuale rientro delle truppe turche ora in territorio iracheno è per Teheran una buona notizia. Il governo turco ha negli ultimi anni ricucito le relazioni diplomatiche con il governo iraniano e l'uscita di scena del PKK può dare nuova linfa a questo processo e rinvigorire i rapporti tra Ankara e Teheran. I due Paesi sono comunque destinati a confrontarsi in una lotta per l'influenza sull'Iraq. Erdogan offre accordi economici e il Road Development project; gli ayatollah puntano invece sull'influenza ideologica e religiosa.
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