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Estero
Cos'è la "runneressia', l'ansia da fitness che colpisce i 40enni
19-04-2025, 10:58
AGI - Fare esercizio fisico, in particolare correre, è diventato comune nella società odierna, ma in alcuni casi può trasformarsi in un problema psicologico, diventando un'ossessione e per pii sfociare in una patologia che ora ha anche un nome: "runneressia". Joel Manuel Prieto Andreu, ricercatore presso l'Università Internazionale di La Rioja ha analizzato il fenomeno conducendo uno studio tra i runner amatoriali. Il suo gruppo di ricerca ha analizzato precedenti articoli scientifici in questo ambito e ha lavorato con i partecipanti a una corsa di San Silvestre, alla quale erano iscritti più di 2.500 atleti, chiedendo le loro abitudini di allenamento, le ansie prima della gara e su altre variabili. È emerso che gli uomini tra i 35 e i 45 anni hanno il 60% percento di probabilità di soffrire di questo tipo di dipendenza dall'allenamento, che è maggiormente associata all'atletica ma si verifica anche in altre discipline "popolari" come la mountain bike. "È un momento di cambiamenti vitali, un'epoca in cui gli uomini possono vivere una crisi d'identità e la corsa può diventare un meccanismo di fuga, una valvola di sfogo", spiega Prieto Andreu. Le ossessioni Il fattore scatenante che può causare problemi è che "nella maggior parte dei casi, queste persone non hanno molta esperienza sportiva" e "questo le porta a compensare le loro carenze con un allenamento eccessivo", che è ciò che alla fine genera problemi "sia fisici, perché porta a infortuni, sia psicologici, perché può portare all'isolamento della persona". Lo studio spiega in dettaglio che le donne che si allenano troppo "sono motivate dal desiderio di migliorare il proprio aspetto fisico", mentre "gli uomini sono spinti dalla competitività e dal bisogno di riconoscimento". "L'ossessione di migliorare i propri record personali e la paura di fallire nell'obiettivo rivelano in realtà una bassa autostima", spiega il professore dell'Unir "sebbene questa dipendenza non sia riconosciuta come un disturbo clinico, rientra nella categoria dei disturbi comportamentali" perché "non è molto diversa dallo shopping compulsivo o dal gioco d'azzardo". Lo studio, infine, avverte come questa situazione sia ulteriormente alimentata da un mercato di marchi commerciali, in particolare quelli di abbigliamento sportivo e calzature, che "promuovono idee irraggiungibili di corpi perfetti o tempi di gara che sono solo per professionisti". Il consiglio Per evitare questa dipendenza, Prieto Andreu raccomanda di considerare l'attività sportiva un piacere e non un obbligo e di "cambiare routine di tanto in tanto, diversificare le pause e stabilire dei limiti" quando ci si allena. "La consapevolezza di sé è molto importante, per sapere se ci si allena per passione ma in modo equilibrato oppure no" e "se si verifica quest'ultima situazione, è bene cercare aiuto professionale per ritrovare il piacere di fare esercizio". Clicca qui e iscriviti al nostro canale Whatsapp! Le notizie, in tempo reale, dell'Agenzia Italia ora anche sul tuo smartphone
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