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Cronaca
"Da anni vivo nell'angoscia": il dramma del padrone del cane accusato di omicidio per la m...
Oggi 25-10-25, 17:28
AGI - “Io e la mia famiglia viviamo da anni nell’angoscia, con la costante sensazione di vivere una vita sospesa”. I giorni e le notti di Michele B., 40 anni, sono stati stravolti il 22 aprile 2021 quando il suo cane Lucki è stato coinvolto nell’incidente al Parco nord di Milano in cui ha perso la vita Lorenzo C., 76 anni. Il 10 dicembre prossimo comincerà il processo nel quale è accusato di omicidio colposo perché - questo recita il capo d’imputazione - “con negligenza e imprudenza consistite nel lasciare il cane di sua proprietà privo delle cautele necessarie a controllarlo e custodirlo, non impediva che il cane, privo di guinzaglio, tagliasse la strada e facesse cadere dalla bicicletta Lorenzo C., il quale riportava un ematoma subdurale, che cagionava in successione deterioramento cognitivo grave, crisi cardiocircolatoria e infine ischemia miocardica e infine la morte, in tal modo non impedendo un evento che aveva l'obbligo giuridico di impedire”. In questa storia c’è l’aspetto giudiziario, con la difesa dell’avvocata Giorgia Antonia Leone che assiste il proprietario del cane e contesta con vigore i fatti così come ricostruiti dalla Procura, e il risvolto umano. La terribile morte di Lorenzo C., coi figli e la moglie parte offesa nel procedimento, e il dolore del padrone del cane, per sé e per il suo animale. “Premetto che ho il massimo rispetto per il lutto vissuto dai famigliari del defunto e che sono infinitamente dispiaciuto per quanto accaduto - spiega all’AGI Michele B. -. Ciò non toglie che, da persone oneste e con una vita molto ‘regolare’, trovarci coinvolti in questa vicenda è stato un stress notevole per me e mia moglie, a maggior ragione sapendo di esserci sempre comportati da cittadini modello. Avere a che fare con i meccanismi della giustizia, a noi fino a quel momento estranei, ha generato ansia e smarrimento, in noi e nei nostri genitori, anche perché per tanto tempo siamo rimasti in un limbo in attesa di capire che piega avrebbero preso gli eventi. Le tempistiche infinite tra una fase giudiziaria e l'altra ci hanno fatto passare mesi e anni di angoscia”. Nella memoria difensiva consegnata al giudice delle indagini preliminari che ha poi firmato il rinvio a giudizio un mese fa, l’avvocata Leone contesta la negligenza nella custodia dell’animale. “Il signor Michele B. era con Lucki nell'area cani e non lo aveva lasciato libero tenendolo legato al guinzaglio. Lo aveva liberato, rispettando appieno la segnalazione autorizzante del parco ‘Cani Liberi’, solo dopo che altri cani si erano avvicinati al suo e dopo, soprattutto, aver constatato che non ci fossero pericoli; quindi, comportandosi diligentemente e con prudenza, com'era ed è solito fare. Per di più, vedendo il suo cane approssimarsi alla delimitazione del prato che separa l'area cani dalla pista ciclabile su cui viaggiava il signor Lorenzo C., lo aveva richiamato subito non perdendo il contatto visivo e standogli accanto, per rimanere dentro la zona consentita; il che significa che ha cercato, in ogni momento, di avere il controllo sul proprio animale domestico, dimostrando ancora un atteggiamento vigile e avveduto”. In sostanza “l'improvviso passaggio del suo cane, dalla confinante zona consentita, l'area cani 'libera', alla pista ciclabile-pedonale e l'arrivo incauto del ciclista non potevano essere preannunciati". “Ripensare quasi quotidianamente a quanto accaduto e riviverlo durante le varie fasi del procedimento ci ha causato una grande sofferenza, a maggior ragione perché il nostro cane per noi è come un figlio, è fonte di gioia. Solo chi ha un animale domestico può capire la ricchezza di emozioni e di vitalità che questa esperienza porta con sé - è la riflessione di Michele B. - La decisione di adottare un cane per noi è stata dettata, oltre che da un immenso amore per gli animali, da un forte senso di responsabilità fin dal primo momento. Abbiamo da subito fatto lezioni con un educatore cinofilo, da subito stipulato un'assicurazione, ci siamo informati, ci siamo impegnati nel suo accudimento con molta dedizione. Per questo mi ha fatto ancora più male essere coinvolto in questo procedimento, proprio io, che ho un'attenzione assoluta nella gestione del mio cane. È un pensiero che mi tormenta, che a volte non mi fa dormire, che mi paralizza quando mi porta a rivivere quella giornata. Nonostante tutto questo, confido nella giustizia e sono certo che nel processo emergerà la persona che sono, e che sono stata anche in quella situazione così drammatica”.
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