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Politica
Dal 2026 torna l'esame di maturità. Quali sono le novità
Oggi 28-10-25, 18:55
AGI - Addio all'esame di Stato, torna l'esame di maturità. E per superarlo sarà obbligatorio sostenere tutte le prove, compresa quella orale: non si potrà più quindi fare scena muta, come avvenuto ad esempio quest'anno da parte di alcuni studenti per ragioni di protesta. Con il via libera definitivo della Camera al decreto Maturità, già approvato dal Senato, il provvedimento diventa legge. I voti a favore sono 138, i contrari 91 (le forze di opposizione) e 9 gli astenuti. Tra le principali novità contenute nel decreto convertito in legge c'è il cambio del nome: non più esame di Stato ma si torna all'esame di maturità. Il nuovo esame, inoltre, punta a valorizzare non solo le conoscenze, ma anche la capacità argomentativa e la maturazione personale degli studenti. Restano le due prove scritte, mentre il colloquio verterà sulle quattro discipline principali dei percorsi di studi - individuate con decreto del ministro - e sarà integrato da una valutazione del percorso formativo complessivo, che terrà conto sia delle esperienze di scuola-lavoro che delle competenze digitali e della partecipazione ai percorsi opzionali, nonché delle competenze maturate nell'educazione civica. Il colloquio orale non sarà valido se lo studente sceglierà deliberatamente di rimanere in silenzio. Altra novità riguarda il curriculum dello studente, allegato al diploma finale, che offrirà una rappresentazione organica del percorso formativo e delle esperienze significative maturate. E ancora, gli studenti che riportano almeno sei decimi in condotta all'esame dovranno discutere un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale, che integrerà lo scrutinio finale. Il provvedimento regola poi l'individuazione annuale delle quattro discipline oggetto del colloquio, nonché le sue modalità e i criteri di valutazione; prevede la possibilità di attribuire fino a tre punti integrativi al punteggio e rimanda ad un decreto ministeriale l'aggiornamento dei modelli del diploma e del curriculum. Si dispone inoltre che nel primo biennio della scuola secondaria di secondo grado gli studenti possano cambiare indirizzo entro il 31 gennaio senza esame integrativo, con l'obbligo per la nuova scuola di predisporre attività didattiche di sostegno. Dal terzo anno, invece, si prevede che il passaggio ad un altro percorso sia subordinato al superamento di un esame integrativo. Si introduce l'obbligo di comunicare agli studenti i risultati conseguiti nelle prove a carattere nazionale predisposte dall'Invalsi. E ancora: vengono inclusi in via ordinaria i percorsi della filiera tecnologico-professionale nell'offerta formativa del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione. L'attivazione dei percorsi avviene su richiesta del dirigente scolastico al ricorrere delle condizioni previste. Il commento del ministro Valditara "Si tratta di una svolta importante, con questa riforma ridiamo senso alla Maturità restituendo valore a un passaggio decisivo del percorso formativo delle studentesse e degli studenti, riaffermando i principi del merito, dell'impegno e della responsabilità individuale", ha commentato Il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, "Dal prossimo anno - ha ricordato il ministro - non sarà più possibile boicottare la prova orale: chi farà volontariamente scena muta sarà bocciato. L'orale si concentrerà su quattro materie scelte a gennaio di ogni anno, e la valutazione finale terrà conto anche dell'impegno del candidato in attività extrascolastiche particolarmente meritorie. Questa legge non si limita a rinnovare l'Esame, ma guarda all'intero sistema educativo, con il passaggio della filiera tecnologico-professionale del 4+2 da sperimentale a ordinamentale. Ogni giovane potrà contare su un'istruzione tecnica e professionale di 4 anni con programmi fortemente innovativi e un rapporto più stretto con il mondo delle imprese e del lavoro. Con questa legge - ha concluso Valditara - diamo anche più soldi in busta paga ai docenti, più risorse per Agenda Sud, rafforziamo la sicurezza delle scuole, potenziamo la formazione dei docenti e fissiamo paletti più stringenti per i servizi di trasporto delle gite. È un ulteriore passo avanti verso una scuola che mette al centro la persona dello studente e ne accompagna la crescita con serietà e competenza". La critica di Irene Manzi (Pd) "Verrebbe da dire: al fatto di cronaca il governo Meloni risponde con un decreto legge. È accaduto con il decreto Rave, poi con quello Caivano e con i mille decreti sicurezza. Oggi tocca al cosiddetto 'decreto Maturità' figlio dell'ennesima reazione a caldo, nata sull'onda delle proteste studentesche di questa estate". Lo ha detto in Aula alla Camera, Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura, durante le dichiarazioni di voto finali al decreto per la riforma dell'esame di Stato del secondo ciclo di istruzione e con le norme per il regolare avvio dell'anno scolastico 2025/2026. "Quelle proteste, condivisibili o meno, lanciavano un allarme - ha spiegato Manzi - sulla capacità del nostro sistema di valutare davvero il percorso di crescita degli studenti. Potevano essere l'occasione per aprire un dibattito serio e laico, coinvolgendo studenti, docenti, famiglie, sindacati, esperti. Invece si è preferito ricorrere ancora una volta al decreto legge". "La riforma del governo - ha aggiunto l'esponente dem - non rivede in profondità i meccanismi di valutazione, ma si limita a cambiare nome all'esame e a bocciare chi prova a protestare. Si riduce il numero dei commissari, non per finalità pedagogiche ma per risparmiare, e si torna a un modello di scuola trasmissiva, che rinuncia all'interdisciplinarità e alla costruzione di competenze trasversali. Si invoca l'ordine e la disciplina, ma si dimentica che la scuola non è una caserma o un carcere: è un luogo che deve attrarre, motivare, sostenere chi apprende". "Il governo - ha concluso Manzi - continua a svuotare la scuola di risorse e di visione. Mancano fondi veri, idee nuove e rispetto per chi ogni giorno tiene insieme studenti, docenti e famiglie. Dopo anni difficili, segnati dalla pandemia, servirebbero investimenti, partecipazione e fiducia. Invece arriva un decreto senz'anima, utile solo a titolare sui giornali. Ma il futuro del Paese nasce in quelle aule: alla scuola vanno dedicati tempo, passione e ascolto, non slogan e decreti d'urgenza".
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