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Estero
Draghi sferza l'Europa: l'inazione minaccia la sovranità
Oggi 16-09-25, 12:38
AGI - "Inazione e lentezza minacciano non solo la competitività europea ma la sua stessa sovranità". "Per la sopravvivenza dell'Europa dobbiamo fare ciò che non è mai stato fatto prima e rifiutarci di essere frenati da limiti autoimposti". È il monito lanciato dall'ex premier ed ex presidente della Bce, Mario Draghi, alla conferenza organizzata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per celebrare il primo anno dalla pubblicazione del Rapporto di Draghi sul futuro della Competitività europea. Von der Leyen lo ha celebrato: "Grazie, Mario", ha detto in italiano. "Grazie per il tuo rigore; per la tua visione e per il tuo servizio all'Europa". "Grazie Ursula anche per avermi dato l'opportunità di servire l'Europa, cosa che ho cercato di fare al meglio", ha replicato il professore all'inizio del suo discorso in cui - nei fatti - ha rimproverato l'Europa più che celebrarla. L'ex premier italiano ha avvertito che l'Europa è "in una posizione più difficile di dodici mesi fa: il modello di crescita è in crisi, le vulnerabilità aumentano e non c'è un chiaro percorso per finanziare gli investimenti necessari". Il quadro geopolitico rende la sfida ancora più urgente. Gli Stati Uniti hanno imposto le tariffe più alte dall'era Smoot-Hawley (tempi della Grande depressione), costringendo l'Ue ad accettare un accordo commerciale "largamente alle condizioni americane" anche a causa della dipendenza europea dalla protezione militare statunitense. Intanto la Cina ha rafforzato la propria posizione, aumentando del 20% l'avanzo commerciale con l'Ue e inondando il mercato europeo di prodotti in eccesso, mentre resta cruciale la dipendenza dalle sue materie prime critiche. "Queste dipendenze - ha sottolineato Draghi - limitano la nostra capacità di difendere i nostri interessi e di contrastare i legami tra Pechino e Mosca". Sul fronte della difesa, Draghi ha riconosciuto che le spese militari stanno crescendo rapidamente, ma ha avvertito che "questi impegni si sommano a esigenze di finanziamento già enormi", con un fabbisogno complessivo che dagli 800 miliardi preventivati lo scorso anno sale a 1.200 miliardi l'anno fino al 2031, di cui 510 miliardi aggiuntivi solo per la componente pubblica. Per questo ha chiesto maggiore coordinamento negli investimenti militari, regole antitrust che favoriscano consolidamenti industriali e un uso strategico degli appalti pubblici per creare un vero mercato europeo della difesa. Draghi ha richiamato la necessità di agire con "nuova velocità, scala e intensità": decisioni da prendere in mesi, non in anni, superando quella che ha definito "compiacenza istituzionale" che blocca risposte rapide. "Troppo spesso la lentezza è presentata come rispetto delle procedure, ma in realta ci condanna al declino", ha detto, invocando più coordinamento europeo - per agire più da confederazione che da federazione - e, dove necessario, "coalizioni dei volenterosi" pronte ad andare senza attendere tutti. Sul fronte tecnologico, Draghi ha chiesto una vera svolta. Ha invocato una semplificazione radicale del Gdpr, che oggi aumenta i costi delle imprese europee e frena lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, e una revisione dell'AI Act, con la sospensione della seconda fase per i sistemi ad alto rischio, finché non saranno meglio conosciuti gli effetti. Ha poi sollecitato la nascita di un "28esimo regime" per permettere alle imprese innovative di operare senza frammentazioni nazionali, più fondi concentrati in progetti high-risk gestiti con un modello "Darpa" e una forte integrazione dell'IA nei settori industriali strategici. Il capitolo energia resta, per l'ex numero uno della Banca centrale europea, il vero collo di bottiglia della competitività europea. "I prezzi dell'elettricità in Europa restano più che doppi rispetto agli Stati Uniti, e così la transizione digitale rischia di fermarsi", ha avvertito. Le regole vanno riscritte: dal sistema di prezzo dell'elettricità, ancora dominato dal gas, al lancio di contratti a lungo termine (Ppa e Cfd) estesi a tutte le rinnovabili e al nucleare. Draghi ha denunciato tempi troppo lunghi per gli investimenti in reti e interconnessioni - "oggi meta' del tempo si perde nei permessi" - e chiesto acquisti congiunti di gas e più trasparenza sul trading energetico. La transizione verde, ha aggiunto, deve essere pragmatica. Sull'automotive Draghi ha chiesto di rivedere la normativa Ue sui target CO2 al 2035, puntando a un approccio tecnologicamente neutrale che includa anche carburanti carbon neutral perché "Il mercato delle auto elettriche non è decollato come previsto, le infrastrutture di ricarica sono insufficienti e la flotta europea continua a invecchiare", ha osservato. "I target si basano su presupposti che non sono più validi. La scadenza del 2035 per le emissioni zero avrebbe dovuto innescare un circolo virtuoso: obiettivi rigorosi avrebbero stimolato gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica, fatto crescere il mercato interno, stimolato l'innovazione in Europa e reso i modelli di veicoli elettrici piu' economici. Ci si aspettava che i settori adiacenti - batterie, chip - si sviluppassero parallelamente, supportati da politiche industriali mirate. Ma questo non e' accaduto", ha evidenziato. Sul terreno industriale, Draghi ha criticato la frammentazione degli aiuti di Stato e chiesto una maggiore coordinazione attraverso gli Ipcei (progetti comuni di interesse europeo). Ma ha anche invitato a superare i limiti del modello attuale, che disperde fondi e non crea veri campioni europei. "Serve concentrare risorse su grandi progetti, come ha fatto il Giappone con i semiconduttori", ha sottolineato. Allo stesso modo, la politica di concorrenza deve adattarsi: "Non possiamo aspettare il 2027. Bisogna permettere subito consolidamenti nei settori della difesa e dello spazio", ha affermato. Per finanziare la nuova stagione di investimenti Draghi ha chiesto di aprire il cantiere del debito comune per progetti comuni, sia a livello Ue sia tra coalizioni di Stati, per energia, difesa, innovazione e infrastrutture. Una mossa, ha detto, che "non aumenta automaticamente lo spazio fiscale ma consente di finanziare progetti capaci di accrescere la produttività e restituire sostenibilità ai conti pubblici". "Abbiamo già visto come l'Europa abbia saputo costruire il mercato unico e l'euro con scadenze chiare e risultati tangibili", ha ricordato Draghi, invitando i leader a "superare tabù storici" e a definire nuovi obiettivi concreti, vincolanti e verificabili. "Solo unita' d'intenti e urgenza nelle risposte dimostreranno che l'Europa è pronta a misurarsi con tempi straordinari attraverso azioni straordinarie", ha concluso.
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