s
Estero
Erdogan: “Nessuna pace senza la Turchia”, ma Israele dice no alla presenza turca a Gaza
Oggi 26-10-25, 04:37
AGI - La Turchia è stata in prima linea nel negoziato sfociato nell'intesa che ha portato al cessate il fuoco a Gaza, eppure rischia seriamente di rimanere fuori dalla coalizione internazionale destinata a operare per la stabilizzazione della Striscia. Da un lato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che ha ribadito oggi che non c'è pace senza la Turchia, che i suoi uomini sono pronti a una missione sul campo, ma allo stesso tempo non fa sconti e chiede alla comunità internazionale di intensificare pressione e sanzioni su Israele. Dall'altro il governo israeliano, reduce da due anni di violenti scambi di accuse e polemiche con Ankara e in particolare con Erdogan, che ha fatto sapere che i turchi a Gaza non metteranno piede. Uno stallo prevedibile, sul quale è intervenuto il segretario di Stato americano, Marco Rubio, che ha dichiarato che è a Israele che spetta l'ultima parola. Una presa di posizione che non sblocca la situazione. Rapporti ai minimi storici tra Ankara e Tel Aviv I rapporti tra Ankara e Tel Aviv in questi anni sono precipitati ai minimi storici. Erdogan ha parlato apertamente di genocidio, definito nazista il governo israeliano e ha offerto un porto sicuro ai leader di Hamas all'estero. Posizioni durissime che hanno mandato gli israeliani su tutte le furie e che lasciano pensare che i militari turchi non arriveranno a Gaza. La Turchia è però anche uno dei Paesi garanti dell'intesa in 20 punti disegnata dal presidente americano Donald Trump ed è stata in prima linea in tutti i tentativi di mediazione dall'inizio del conflitto. Uno dei pochi Paesi che vanta un canale di dialogo e un forte ascendente su Hamas. A scatenare le reazioni rabbiose del governo israeliano sono state anche le immagini delle pale meccaniche turche della missione dell'agenzia governativa per la cooperazione Ihh, dalla scorsa settimana al lavoro nella Striscia di Gaza e che ha iniziato a liberare le macerie lasciate dai bombardamenti e distribuito acqua potabile. Blocco degli aiuti turchi a Gaza Al governo del premier Benjamin Netanyahu non sono piaciute però le bandiere turche nella Striscia e per reazione Tel Aviv ha bloccato l'ingresso a Gaza di una squadra di 81 esperti della protezione civile Afad. Questi ultimi erano stati inviati dalla Turchia con il compito di facilitare l'individuazione dei corpi degli ostaggi israeliani che Hamas deve restituire a Israele. Un team composto da personale esperto in interventi post terremoto, volato verso la Striscia di Gaza, ma bloccato in Egitto, con al seguito una serie di strumenti che facilitano il ritrovamento di cadaveri. In base a quanto reso noto da fonti del ministero degli Esteri di Ankara, tra gli obiettivi della missione della protezione civile turca figura anche il piano di rimozione delle macerie e un primo sopralluogo per stabilire le aree dove montare container in cui far alloggiare la popolazione civile della Striscia. Ankara sembra avere le idee chiare sui passi da compiere per risollevare la Striscia, tuttavia in questo momento appare davvero difficile che il governo israeliano conceda il via libera ai turchi. Un semaforo verde che potrebbe arrivare solo in caso a fare pressioni su Netanyahu fosse direttamente Trump.
CONTINUA A LEGGERE
9
0
0
Guarda anche
Agi
02:11
L'ossessione dei tech-bro per i lifiting
Agi
Ieri, 23:48
