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Economia e Finanza
Ex Ilva, cinque proposte per il rilancio dell'acciaieria
Oggi 28-11-25, 01:35
AGI - Va scongiurato il rischio ambientale e sanitario che una gestione emergenziale o una chiusura non programmata del ciclo produttivo comportano, specie se attuate in assenza di un piano strutturato di bonifica e di riconversione: ci sarebbero gravi rischi di danno ambientale duraturo per il territorio e per la salute delle comunità locali". Lo dichiarano sull'ex Ilva di Taranto Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia, manifestando "solidarietà e vicinanza a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori del gruppo Acciaierie d'Italia, ai loro familiari e all'indotto che vive un momento di profonda incertezza. Le associazioni ambientaliste - si afferma - avevano chiesto solo dieci giorni fa al Governo un piano di transizione degli stabilimenti del gruppo basato su governance chiara, tempi e finanziamenti certi e obiettivi misurabili per la decarbonizzazione e per la messa in sicurezza delle aree". E "oggi, considerato il piano presentato dal Governo ai sindacati, in cui l'unica certezza sono le migliaia di lavoratori che saranno messi in cassa integrazione, senza alcuna garanzia sulle prospettive industriali di decarbonizzazione", le tre associazioni rilanciano la questione "con cinque richieste immediate. Istituzione di un tavolo nazionale vincolante Al primo posto vi è l'istituzione "di un Tavolo nazionale vincolante Governo-Regioni-Sindacati-Comuni-Imprese-Società civile per definire: un meccanismo di governance multi-stakeholder dei processi che preveda un coinvolgimento attivo delle comunità locali nelle decisioni che riguardano il futuro del territorio" e "le garanzie occupazionali (piani di reindustrializzazione e politiche attive del lavoro)". Creazione di un nuovo soggetto imprenditoriale statale Si propone poi la "creazione di un nuovo soggetto imprenditoriale controllato dallo Stato, come unico soggetto capace di garantire una effettiva decarbonizzazione, la diversificazione produttiva, le bonifiche e la tutela occupazionale". Un piano di decarbonizzazione credibile Altra richiesta di Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia è la messa a punto "di un piano di decarbonizzazione credibile e con finanziamenti certi che preveda la realizzazione entro il 2030 di nuovi forni elettrici per la produzione di acciaio, con la contemporanea progressiva dismissione di altoforni e cokerie, e di un impianto per la produzione di ferro preridotto (DRI), escludendo qualsiasi ricorso a impianti di rigassificazione". Investimenti in rinnovabili e idrogeno verde Inoltre si chiede di "accelerare gli investimenti sulle filiere industriali delle fonti rinnovabili e dell'idrogeno verde per ridurre al minimo gli impatti su clima, ambiente e, soprattutto, sulla salute dei lavoratori e delle lavoratrici, dei cittadini e delle cittadine che vivono vicino agli stabilimenti oltre a creare posti di lavoro aggiuntivi per far fronte alla minore intensità di manodopera dei processi elettrificati". Piattaforma di finanziamento per la transizione Infine l'ultima proposta delle tre associazioni è l'uso "immediato dei fondi nazionali e comunitari di scopo e coinvolgimento delle istituzioni europee e delle banche di sviluppo per mettere insieme una piattaforma mista di finanziamento (sovvenzioni, prestiti agevolati, garanzie) che consenta una transizione industriale sostenibile, senza ricadute sociali drammatiche e in linea con gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC)".
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