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Estero
Felipe e Letizia: "Senza Napoli non è possibile comprendere la Spagna"
12-12-2024, 20:43
AGI - Un "re condiviso" tra Italia e Spagna, per lui "un punto di riferimento costante, per il suo percorso e il suo impegno nella sua funzione di governo". Carlo III di Borbone suggella il legame tra Italia e Spagna nell'intenso discorso di Felipe VI di Spagna a Napoli, in occasione del conferimento a lui del dottorato in Scienze Sociali e Statistiche dell'ateneo Federico II, la più antica università pubblica al mondo. È l'atto conclusivo della prima visita di Stato dei Reali spagnoli in Italia, aperta ieri a Roma dall'incontro al Quirinale con Sergio Mattarella, che a sua volta era stato a Madrid a novembre 2021, e chiusa nel capoluogo campano sempre con il Capo dello Stato. Ed è a Mattarella che il sovrano rivolge un sentito ringraziamento, in italiano, con una digressione dal testo della 'lectio magistralis': "La sua presenza in questo momento, caro Presidente, ci commuove soprattutto perché gesto di sincera amicizia che resterà sempre nella nostra memoria". Felipe VI e la moglie Letizia erano arrivati in tarda mattina a Napoli, dopo l'intervento del re di Spagna al Business Forum Italia-Spagna, nel quale aveva ribadito i forti legami tra i due Paesi. Un fil rouge che ha unito ieri lo scambio di vedute al Colle con il Capo dello Stato, il discorso del sovrano alle Camere e il cuore della sua lectio oggi, tenuta in un San Carlo blindato, con i livelli di sicurezza elevati al massimo sul modello applicato in occasione del recente G7 della Difesa. Le transenne lungo tutta la piazza adiacente al Lirico più antico del mondo comunque si sono affollate di turisti, curiosi e spagnoli che vivono a Napoli pronti a salutare con applausi e bandierine italiane e spagnole la coppia reale, sia all'ingresso che all'uscita dal teatro, e il Presidente. La giornata napoletana era iniziata con una colazione di saluto a Villa Rosebery, ospiti di Mattarella, che ha accolto con la figlia Laura all'ingresso della residenza re e regina, mostrando loro il panorama mozzafiato del Golfo con il Vesuvio che si gode dalla terrazza della residenza presidenziale. Poi la cerimonia nel Massimo partenopeo, preceduta da una ovazione all'apparire del capo dello Stato e del re di Spagna sul palco reale. "Unire le forze dei Paesi europeisti e saldi in democrazia", l'invito di Felipe VI in un passaggio del suo discorso. "Il passato comune dei napoletani e degli spagnoli è servito per unirci anche nel presente in quella 'parentela di cuori e di caratteri' di cui parlava lo spagnolo Baltasar Gracia'n", ricorda, sottolineando come "senza la Spagna non si può comprendere Napoli, e senza l'Italia, e concretamente Napoli, non è possibile comprendere la Spagna". E Carlo III "costituisce un punto di riferimento senza il quale non è possibile comprendere appieno il rapporto tra Napoli e la Spagna. Consolidò il legame tra Spagna e Italia e il suo regno fu come ha scritto Giuseppe Galasso, il più saldo dei ponti tra l'Illuminismo spagnolo e quello italiano, di cui il re fu il gran artefice". "È per me un piacere poter esprimere oggi l'ammirazione che sento nei confronti di Carlo III - rivela - un magnifico ritratto del re, dipinto da Anton Raphael Mengs, è appeso nel mio ufficio. Al di la' della distanza storica e del contesto del nostro tempo - che è quello della vita in democrazia - la figura del nostro 'Re condiviso' è infatti per me un punto di riferimento". Felipe VI cita reali e filosofi, architetti e vicerè, storici e letterati, da Croce a Conte di Lemos per testimoniare "la storia, la cultura e la vivace attualità che ci unisce, ci affratella e ci dà speranza per proseguire il nostro cammino, fiduciosi nella nostra amicizia". Ma c'è anche posto per un nuovo accenno a una tragedia recente spagnola: "In questi giorni abbiamo molto forte il ricordo di Valencia e di tutti coloro che sono stati colpiti dalla Dana", dice durante la lectio, in un passaggio non previsto dal discorso consegnato ai presenti sottolineato da un caloroso applauso della platea. "Con questo dottorato mi assumo un impegno nei confronti dei valori che per otto secoli hanno permeato uno dei centri di pensiero e riflessione più prestigiosi del mondo, e mi sento fin d'ora orgoglioso di far parte della vostra istituzione, e di poter dire che appartengo, da oggi, alla comunità dei 'federiciani'. Di nuovo, grazie", il saluto del re alla città che proprio i suoi antenati Borbone resero capitale europea a lungo.
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