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Sport
La bara accanto alla Coppa Davis 1976. L'ultimo saluto a Nicola Pietrangeli nel suo stadio [VIDEO]
Oggi 03-12-25, 15:46
AGI - Oggi a Roma c'è stato l'ultimo saluto a Nicola Pietrangeli, morto lunedì scorso all'età di 92 anni. La salma del campione di tennis è arrivata questa mattina allo stadio che porta il suo nome all'interno del Foro Italico. Ad accoglierla, oltre ai familiari e agli amici più stretti, anche il picchetto d'onore dei Carabinieri schierato per rendere omaggio a una delle figure più iconiche dello sport nazionale. La camera ardente è stata allestita direttamente sul campo da gioco, dove accanto al feretro è esposta la Coppa Davis conquistata nel 1976, anno del trionfo degli Azzurri in Cile sotto la sua guida da capitano. Sul fondo del campo un maxischermo trasmette senza sosta le immagini delle sue gesta sportive. Tra i presenti anche il figlio Filippo Pietrangeli, mentre tra gli amici il primo a rendere omaggio al campione è Giorgio Meneschincheri, fondatore di Tennis and Friends, iniziativa di cui Pietrangeli è stato grande promotore e presidente. Il ricordo del figlio Marco "Si sono piacevolmente stupito dall'affetto di tutta l'Italia... scusatemi, ma è dura": lo ha detto con la voce rotta dalla commozione e le lacrime agli occhi Marco Pietrangeli ricordando il padre Nicola. Lo ha fatto mentre risuonavano le note di 'Hier Encore' Charles Aznavour, la musica che lo stesso Pietrangeli aveva chiesto per il suo ultimo saluto: "Questa è la sua musica, richiesta appositamente. Spero che mettano, quando esce, 'My Way'". Nel ricordare papà, Marco ha tracciato il ritratto privato di un uomo "scanzonato, ironico, dissacrante, come dite voi... ma era lui", capace di confrontarsi con chiunque: "Raccontavo ieri dei messicani che suonavano nei ristoranti: lui bloccava il tavolo, faceva ascoltare come suonavano, era attento alla mancia e rispettava il lavoro di tutti. Dal principe Alberto di Monaco al messicano che suona, lui rispettava tutti e aveva un grande senso di giustizia". E poi la Coppa Davis, la sua ossessione sportiva: "Se non fosse stato così attaccato alla Coppa Davis magari avrebbe pure guadagnato qualche cosina in più... però lui era malato di questa cosa. Per lui la maglia azzurra era tutto. Indossarla era importantissimo". "Ogni tanto sparava qualche frecciatina a destra e a manca, ma era un signore di 92 anni, amato nel suo sport, che vedeva il tennis di oggi come una cosa di mostri e di marziani - ha sottolineato - 'mostri' nel senso buono, giocatori fortissimi fisicamente". "Sinner? Non so se sia arrivato un suo messaggio" "Non so se sia arrivato un messaggio di Jannik... non ho guardato": Marco Pietrangeli ha risposto cosi' ai cronisti che alla camera ardente per il papà Nicola gli chiedevano se gli fossero arrivate le condoglianze di Sinner. L'entourage del campione altoatesino aveva riferito di un messaggio in privato mandato alla famiglia. Il presidente Coni, "storie come la sua non muoiono mai" "Va via la storia, e le storie come la sua non muoiono mai. Lui è più di un pezzo di storia. Ci ha lasciato un messaggio del quale tutti dovremmo renderci conto": con queste parole Luciano Buonfiglio, presidente del Coni, rende omaggio a Nicola Pietrangeli davanti alla camera ardente allestita nel campo che porta il suo nome al Foro Italico. Buonfiglio prosegue il suo ricordo con un affetto palpabile: "Ho avuto il privilegio di conoscerlo davvero, di parlare tante volte con lui. Ogni conversazione era un misto di esperienza e ironia. Sapeva metterti a tuo agio, non si è mai vantato di nulla. Era sempre disponibile, sempre cordiale". Il presidente del Coni rievoca anche un momento che lo aveva colpito: "Una delle prime volte che ci siamo incontrati mi ha visto entrare e si è alzato in piedi. Gli dissi: 'Nicola, mi alzerò sempre io. Ci mancherebbe altro, per quello che hai fatto e per quello che ci hai insegnato'". Davanti alla Davis esposta sul campo, Buonfiglio riflette sul peso della maglia azzurra, tanto caro a Pietrangeli: "Io me lo ricordo ancora la prima volta che l'ho indossata, sono passati cinquant'anni. La prima volta ti senti quasi un padre eterno, ti sembra di diventare immortale. E' un traguardo che raggiungi con talento, passione e anche un po' di fortuna". E il messaggio finale è un invito alla memoria attiva: "Per rimanere nella storia non basta vincere: devi essere un esempio dentro e fuori dal campo. I campioni come Nicola ci hanno lasciato un'eredità. Se ognuno di noi riuscisse a fare una buona azione al giorno, sarebbero 365 buone azioni l'anno. Sarebbe il modo migliore per ricordare chi ha dato tanto allo sport e al Paese". Il ricordo dell'altro figlio, Filippo "Era proprio come voleva lui", dice Filippo, altro figlio di Nicola Pietrangeli, in lacrime alla camera ardente del padre. "Devo ringraziare molto la Federazione e i colleghi di Sport e Salute", ha aggiunto, "hanno messo in piedi quello che voleva lui. Io sono evidentemente emozionato. Non mi aspettavo in tutta Italia questa esplosione d'affetto". Sul campo risuona la musica scelta dallo stesso Pietrangeli, su cui il figlio svela un aneddoto: "Qualche anno fa ci fu un concerto di Aznavour al Centrale e io lo portai, perchè lui non l'aveva mai conosciuto ed era un fan. Lo portai al suo concerto e Aznavour gli firmò i dischi". "Preferisco non commentare su questo. Ognuno agisce come crede", così Filippo ha liquidato la polemica nata attorno alle condoglianze di Jannik Sinner. Binaghi, "ci ha reso orgogliosi di essere italiani" "Nicola ci ha reso orgogliosi di essere italiani. Questa era la sensazione che percepivamo girando il mondo con lui. È stato un personaggio straordinario e irripetibile", ha detto Angelo Binaghi, presidente della Fitp. "I ragazzi e ragazze che abbiamo la fortuna di avere oggi non hanno avuto tempo di conoscere a fondo Nicola e apprezzarne i valori, ma quel che bisogna raccontare è che se oggi abbiamo la fortuna di avere una generazione di ragazzi e ragazze esemplari lo si deve anche al contesto creato ad immagine e somiglianza di Nicola e Lea Pericoli e del quale Nicola è stato il punto di riferimento negli ultimi 25 anni", ha aggiunto. "Se n'è andato in punta di piedi, aspettando che terminassero i due mesi più straordinari del tennis italiano. È riduttivo dire che ha dato tanto al tennis italiano: Nicola è stato il tennis italiano - ha proseguito ancora Binaghi durante la cerimonia commemorativa -. Ci ha dato credibilità, sicurezza e coraggio. Lui per primo ci ha spiegato che avremmo potuto vincere, che non dovevamo perdere 'per forza'. Ci ha sempre creduto molto più di noi. Oggi in Italia, nel tennis, siamo tutti figli di Nicola. Quando eravamo brutti e sporchi Nicola ci ha dato la sicurezza e la protezione necessaria per mettere in pratica le cose che volevamo fare. Per questo ai figli Marco e Filippo dico che devono essere orgogliosi". Malagò, "oggi giornata triste" "È una giornata di tristezza. Forse la cosa che rende meno triste questo momento è che siamo qui a rispettare la sua volontà. Nicola era questo: un fenomeno come atleta, ma faccio fatica a staccare il tennista dall'uomo perché mi ha visto crescere. Mi chiamava 'Giovannino' anche se tanto 'ino' non sono. Era scanzonato e ironico, ma soprattutto un amico di famiglia", è stato il ricordo del presidente della fondazione Milano Cortina, Giovanni Malagò. Chiusura camera ardente sulle note di "My Way" La camera ardente e la commemorazione di Nicola Pietrangeli sul campo del Foro Italico si è chiusa con la benedizione di Don Renzo e sulle note di 'My Way' di Frank Sinatra, come aveva voluto lo stesso campione di tennis morto lunedì all'età di 92 anni. "Sei stato la nostra icona e rappresenterai il tennis azzurro per sempre. Grazie Nicola", l'omaggio in un video commemorativo voluto dalla famiglia e della Federtennis, a cui ha collaborato Sport e Salute. Davanti al feretro sono sfilati parenti, amici e tanti volti noti dello sport, della politica e dello spettacolo. Alberto di Monaco al funerale, "molto legato a lui" "Ero molto legato a lui". Con queste parole, pronunciate all'arrivo alla chiesa Gran Madre di Dio di Ponte Milvio per i funerali, Alberto di Monaco ha ricordato il campione del tennis azzurro scomparso a 92 anni. "Sono tanti anni che ci conosciamo, ci vedevamo non solo qui a Roma. Era un uomo veramente splendido. Ci tenevo molto ad essere qui, sono molto commosso. Era sempre presente in momenti importanti della mia vita", ha concluso il principe.
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