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Estero
L'oppositrice venezuelana in esilio in Italia: "Domenica le solite elezioni farsa, disertate le urne"
Oggi 21-05-25, 14:08
AGI - Il Venezuela torna al voto domenica per rinnovare il parlamento ed eleggere i governatori regionali, dopo le controverse e contestate presidenziali della scorsa estate, in cui il presidente Nicolas Maduro, nonostante le polemiche legate alla mancata presentazione dei verbali delle urne e le accuse di brogli, si proclamò vincitore. Da quel momento un grande movimento di protesta si è alzato a Caracas e in tutto il Paese, a cui Maduro ha risposto con una repressione mai vista prima, perseguitando tutti i critici del regime, compresi i leader dell'opposizione costretti a fuggire o a vivere in clandestinità. Fino alla decisione di ieri di sospendere i voli con la Colombia per fermare la presunta infiltrazione di "mercenari", legati secondo il regime venezuelano alla leader dell'opposizione Maria Corina Machado, che chiede all'intero Paese di disertare le urne. "Le elezioni di domenica, volute dal regime di Maduro, ormai una vera e propria organizzazione criminale che ha distrutto un Paese, sono semplicemente una farsa". A raccontare in esclusiva all'AGI il significato del voto di domenica e in particolare tutto ciò che dallo scorso luglio sta accadendo in Venezuela, è Mariela Magallanes, responsabile internazionale del partito La Causa Radical, ex deputata dell'Assemblea Nazionale, ma soprattutto una delle principali oppositrici di Nicolas Maduro, costretta all'esilio da sei anni in Italia. Eletta nel parlamento venezuelano nel 2015, Magallanes si oppone sin da subito al regime autoritario e corrotto di Maduro, che una volta salito al potere nel 2013 ha proseguito con ancor più violenza, la scia del socialismo bolivariano di Chavez. "Il mio impegno in politica nasce dal desiderio profondo di vedere una Venezuela libera e democratica". Con la voce rotta dall'emozione, Mariela Magallenes, ricostruisce la sua storia: "Io abitavo in Italia, ma nel 2006 decido di rientrare nel mio Paese, che vedevo procedere verso una strada che non mi piaceva, sempre più lontana dal rispetto dei diritti umani. Entrata all'Assemblea Nazionale, inizio immediatamente a denunciare quel sistema criminale". Ma questo la porta a esporsi sempre di più, fino a quando diventa la prima donna a essere privata dell'immunità parlamentare. Poi arrivano un tentativo di rapimento e i primi fermi. Per Mariela è il momento di andare via dal Paese, ma senza il passaporto sequestrato non è possibile. "Per proteggermi sono così costretta a rifugiarmi all'ambasciata italiana a Caracas - racconta - fino a quando alla fine del 2019, grazie al governo italiano e al senatore Pier Ferdinando Casini, riesco a rientrare in Italia e a ricongiungermi con la mia famiglia. Insieme a me c'era anche Amerigo Di Graza, oggi purtroppo prigioniero politico". Da quel momento, la sua lotta al regime continua dallo Stivale, uno dei paesi che da sempre sostiene con forza la causa per la democrazia venezuelana. Magallanes in Italia diventa la rappresentante dell'Assemblea Nazionale presso le nostre istituzioni, raggiungendo importanti obiettivi nella sua nuova veste diplomatica, come l'accordo di Barbados, che programma l'organizzazione delle elezioni presidenziali del 28 luglio 2024. Un primo traguardo storico che inizialmente fa ben sperare, fino a quando Maria Cristina Machado, la candidata scelta da Piattaforma Unitaria - la coalizione politica venezuelana di orientamento liberaldemocratico e anti-chavista - viene incredibilmente interdetta dai pubblici uffici per 15 anni. "Maduro ha sempre più paura - spiega Magalannes - sa che contro Machado non avrebbe scampo perché la maggioranza del Paese è con lei. Così, la dichiara ineleggibile". Ma il movimento di opposizione ancora una volta non molla. "Scegliamo Edmundo Gonzalez che svolge l'intera campagna elettorale con Machado. Insieme girano tutto il Paese e il 28 luglio il popolo venezuelano sceglie lui, che stravince le elezioni. Ma Maduro manipola il processo e dichiara la vittoria". Gran parte della comunità internazionale contesta il voto e non riconosce la vittoria, ma il regime venezuelano prosegue sulla sua strada e avvia una repressione senza precedenti. Gonzalez fugge in Spagna, Machado rimane, ma in clandestinità. Nel frattempo, gli arresti aumentano, la violazione dei diritti umani si intensifica e i media vengono censurati. "Prima dell'elezione del 28 luglio i prigionieri politici erano circa trecentocinquanta, oggi sono migliaia e migliaia, la corruzione è aumentata e ormai il terrorismo è una politica di Stato", sottolinea la politica venezuelana naturalizzata italiana, che sogna un giorno di tornare nel suo Paese, un tempo prospero grazie alle sue immense riserve di petrolio, ma oggi in gravissima crisi economica. Attualmente l'80% della popolazione vive sotto la soglia della povertà con conseguenze che si estendono ben oltre i confini nazionali, dati gli oltre 7 milioni di venezuelani che hanno lasciato il paese in cerca di migliori opportunità. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il Pil del Venezuela è diminuito di oltre il 60% tra il 2014 e il 2020, una contrazione senza precedenti che ha portato a una crisi profonda e duratura. E il regime usa la fame come ricatto. "Maduro dice: hai votato contro di me? Ora non ti do nemmeno più da mangiare". Ma secondo Magallanes il regime si sta indebolendo e "Maduro ne è consapevole". "Persino storici chavisti, da sempre suoi sostenitori, stanno abbandonando il dittatore". Ma la strada è lunga e devono continuare ad arrivare segnali. Come quello che bisognerà lanciare domenica. "L'appello è solo uno: 'non andare al voto'!", scandisce la storica oppositrice di Maduro, secondo cui una grande astensione rappresenterebbe "uno schiaffo morale e politico". "La società venezuelana sa bene che le elezioni del 25 sono l'ennesima frode, perché non ci saranno eletti, ma solamente cariche assegnate". "In questo momento - continua - non votare e' una politica per difendere la vittoria del 28 luglio 2024 e non permettere al regime di voltare pagina. Il popolo venezuelano deve continuare a dire al mondo intero che anche soffrendo è in resistenza". Una resistenza che però spesso costa molto cara. "Chi si oppone, chi protesta contro quel regime criminale, mette in pericolo la sua vita e quella della sua famiglia, perché Maduro - spiega Magallanes - utilizza un metodo molto perverso. Se l'oppositore è in esilio, inizia a perseguitare la sua famiglia". Ragione per cui oggi, nelle prigioni venezuelane, ci sono anche anziani, usati dal regime come ricatto per convincere i figli o i nipoti dissidenti a consegnarsi.E un grande ruolo oggi, in Venezuela, lo stanno giocando le donne. "Da noi tutto ruota attorno alla donna, e anche in questo caso siamo tantissime, numerosissime a opporci a questa tirannia. Basti pensare che la leader è appunto Maria Corina Machado, simbolo della resistenza", sottolinea Magallanes. La situazione in Venezuela non è poi estranea alle logiche geopolitiche. Basti vedere chi ha riconosciuto la vittoria di Maduro: Cina, Russia, Iran e Nord Corea restano i soli a riconoscere la sua elezione, quasi l'intero Occidente invece, sin da subito, non lo ha riconosciuto. Su questo punto pero' Magallanes è convinta che prima o poi "anche coloro che sono sempre stati dalla sua parte inizieranno a far fatica a sostenerlo. Oggi tutto il mondo sa chi è Nicolas Maduro". "Ecco perché domenica va mandato un segnale chiaro, non recarsi alle urne per dimostrare che c'è un intero popolo che continua a resistere, in patria e all'estero. Quella stessa gente che nonostante tutto continua ad avere fiducia nella democrazia e che ogni giorno mi dà la forza per andare avanti", ha concluso.
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