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Politica
Mattarella, ci sono troppi 'Dottor Stranamore' che amano la Bomba
Oggi 16-11-25, 17:34
AGI - Con mano ferma, idee chiare e obiettivi precisi le democrazie sono chiamate a riportare ordine in un mondo in cui imperversano i novelli Dottor Stranamore. Quelli che amano la Bomba; quelli che sotto sotto vorrebbero cancellare il principio di uguaglianza tra esseri umani e nazioni; quelli che credono nella legge del bastone e sugli altri hanno pretese di padrone. Sergio Mattarella parla a lungo, più a lungo del previsto, sotto la cupola trasparente di un Bundestag che già una volta conobbe le fiamme dei nazisti. Il suo però non è un discorso rievocativo, anche se questa è la Giornata del Lutto con cui la Germania democratica cancella una delle ricorrenze più care al Terzo Reich. Il Presidente, semmai, guarda al presente e al futuro: al presente per precisare dove come e quando questo secolo è regredito persino rispetto al precedente; al futuro per indicare come dove e quando agire. Il suo, insomma, è un intervento, più che programmatico, di alta politica. Musica per le orecchie degli intenditori. Si lancia, persino, in un paio di citazioni in lingua originale, invocando il “coraggio dell'amore” di Heuss e il “mai più” che campeggia all’ingresso di più di un campo di sterminio, o che fu pronunciato una volta da un Pontefice alle Nazioni Unite. Luogo che, per Mattarella, non è solo evocativo. “A ‘Nie wieder’, ‘mai più’, si contrappone ‘wieder’: ‘di nuovo’”, spiega l'ospite d'onore della rievocazione. Ma poi deve constatare, sconsolato: “A questo assistiamo. Di nuovo guerra. Di nuovo razzismo. Di nuovo grandi disuguaglianze. Di nuovo violenza. Di nuovo aggressione”. Come negli anni '30. Un precedente che “obbliga a un esercizio di consapevolezza: la pace non è un traguardo definitivo, bensì il frutto di uno sforzo incessante, fondato sul raggiungimento di valori condivisi e sul riconoscimento dell’inviolabilità della dignità umana di ogni persona, ovunque”. Ma se deportazioni e genocidi “hanno caratterizzato la Seconda guerra mondiale” adesso “il volto della guerra diviene quello del bambino, della madre, dell’anziano senza difesa”. È “quanto accade a Kiev, a Gaza”, luoghi dove “la guerra totale esige non la sconfitta, la resa del nemico, ma il suo annientamento”. Se poi la nascita delle Nazioni Unite aveva “acceso la speranza di una pace fondata sul diritto,” è proprio il Palazzo di Vetro che deve certificare come “oltre il 90% delle vittime dei conflitti sia tra i civili”. Questo, sia chiaro, “non può rimanere ignorato e impunito”. Non può rimanere impunito perché mina la base stessa dell’ordine globale, in un tentativo di “giustificare l’ingiustificabile: i bombardamenti nelle aree abitate, l’uso cinico della fame contro le popolazioni, la violenza sessuale”. Deve essere invece chiaro che “la caduta della distinzione tra civili e combattenti colpisce al cuore lo stesso principio di umanità” come anche “l’ordine internazionale, basato sul principio del rispetto tra i popoli e del riconoscimento dell’orrore della guerra, oggi aggravata dal continuo irrompere di nuove armi”. Guai a non reagire, perché “la pace non è frutto di rassegnazione di fronte alle grandi tragedie. Ma di iniziative coraggiose, di persone coraggiose”. La pace, soprattutto, passa per la riscoperta del metodo che l’ha garantita dopo la Guerra Mondiale: “sono le istituzioni multilaterali come le Nazioni Unite, la Corte Penale Internazionale, le missioni di pace, le agenzie umanitarie a concorrere all'impegnativa e affascinante fatica della costruzione di una coscienza globale”. “Il multilateralismo non è burocrazia, come, invece, asseriscono i prepotenti”, scandisce a questo punto Mattarella, che pare non aver alcuna intenzione di dissimulare quello che è ben più di un semplice fastidio, “è l’utensile che raffredda le divergenze e ne consente soluzione pacifica; è il linguaggio della comune responsabilità”. Al contrario: il multilateralismo “è la voce che richiama al valore della vita di ogni singola persona, contrapposta all’arroganza di chi vorrebbe far prevalere la logica di una spregiudicata presunta ragion di Stato, dimentica che la sovranità popolare appartiene, appunto, ai cittadini. La sovranità è dei cittadini e non di un Moloch impersonale che pretenda di determinarne i destini”. Si tratta della democrazia che sorregge l'autorità e la legittima, superando le tentazioni di totalitarismi che pretendono di essere e rappresentare il tutto, strumento di difesa che gli abitanti del pianeta possono opporre alla logica della sopraffazione di chi – sentendosi momentaneamente in posizione di vantaggio – si ritiene legittimato a depredare gli altri. Se poi questa sembra una citazione indiretta da uno dei più riusciti film di Charlie Chaplin – ambientato, guarda caso, nella Germania nazista – quello che segue è un esplicito riferimento a uno dei migliori film di un maestro come Stanley Kubrick. "Nuovi Dottor Stranamore si affacciano all’orizzonte, con la pretesa che si debba ‘amare la bomba’", avverte il Presidente, "si odono dichiarazioni di Paesi su possibili ripensamenti del rifiuto dell’arma nucleare. Emerge, allora, il timore che ci si addentri in percorsi ad alto rischio, di avviarsi ad aprire una sorta di nuovo vaso di Pandora". Quel "diffondersi, sul piano internazionale, di un linguaggio perentorio, duramente assertivo, che rivendica supremazia" inoltre "porta soltanto a divisioni, a rottamare i trattati, le istituzioni edificate per porre riparo a violenze che nelle nostre società nazionali consideriamo reati e censuriamo severamente, comportamenti che taluno pretende siano legittimi nei rapporti internazionali". Nossignori, “la sovranità di un popolo non si esprime nel diritto di portare guerra al vicino, la volontà di avere successo di una nazione non si traduce nel produrre ingiustizia, la guerra di aggressione è un crimine”. Allora “tocca ai nostri popoli, uniti nella sofferenza della responsabilità dell’ultima guerra mondiale, e capaci oggi di essere uniti nella costruzione di un futuro di pace e di progresso”. Italia e Germania: nel 1945 sul banco degli imputati, ora “fianco a fianco, per costruire un mondo migliore, partendo dall’Europa”. Per essere, rivendica Mattarella, “davvero "grandi"”. Sì, “perché questo siamo divenuti in questi decenni, abbracciando la causa dell’unità europea. Abbiamo saputo dar vita a un’area di pace, di libertà, di prosperità, di rispetto dei diritti umani, che non ha precedenti nella storia”. Ugualmente “l’Unione Europea, nata dalle rovine della guerra, ha saputo farsi portatrice del multilateralismo al servizio della pace. I Paesi europei hanno dimostrato di avere coraggio. I leader europei hanno dimostrato di avere coraggio”. “Non lasciamo che, oggi, il sogno europeo - la nostra Unione - venga lacerato da epigoni di tempi bui. Di tempi che hanno lasciato dolore, miseria, desolazione. Questo dovere ci compete. A ogni generazione il suo compito”. L’alternativa è il trionfo del Dottor Stranamore, cui scatta il braccio meccanico in un saluto vergognoso. O la vittoria di Adenoid Hynkel, che poi in fondo è la stessa cosa.
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