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Cronaca
Maxi inchiesta per furto di dati, indagati anche Del Vecchio jr e Arpe
27-10-2024, 09:23
AGI - Nell'inchiesta della Dda di Milano e della Procura nazionale antimafia sul furto di dati sensibili dalle banche dati risultano indagati anche l'imprenditore Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica, e il banchiere Matteo Arpe. A loro i pm Francesco De Tommasi e Antonello Ardituro, coordinati dai procuratori Marcello Viola e Gianni Melillo, contestano il concorso in accesso abusivo a sistemi informatici. "Il fronte di maggiore interesse sembra essere quello dell'imprenditoria e dell'economia. Al momento non vi sono emergenze di rilievo che portano al mondo della politica". L'ha detto il procuratore capo di Milano, Marcello Viola, in conferenza stampa, sull'inchiesta della Dda e la Pna, partita dal 2022, che ha smantellato un presunto gruppo che, su commissione, riusciva a esfiltrare dati e informazioni sensibili e segrete. "Dalle imputazioni preliminari e dall'esito negativo della perquisizione, il dottor Del Vecchio sembrerebbe essere piuttosto persona offesa. Altri, infatti, sarebbero eventualmente i responsabili di quanto ipotizzato dagli inquirenti", precisa, in una nota, Maria Emanuela Mascalchi, l'avvocata di fiducia dell'indagato il quale "attende serenamente lo svolgimento delle indagini preliminari che auspica si concludano rapidamente in modo da poter subito dimostrare la propria totale estraneità ai fatti e l'infondatezza delle accuse ipotizzate a proprio carico". Il gip: "Documentati centinaia di accessi abusivi" Gli elementi dell'inchiesta congiunta della Dda di Milano e della Procura nazionale antimafia, condotta dai carabinieri di Varese, "restituiscono la prova provata, tramite intercettazioni telefoniche, ambientali e, soprattutto, tramite intercettazioni telematiche () che sono stati effettuati, nel corso delle indagini, centinaia di accessi abusivi al predetto sistema (lo Sdi, ndr) e agli altri sistemi protetti () da parte degli indagati". Lo sottolinea il gip di Milano, Fabrizio Filice, nell'ordinanza di misure cautelari nei confronti di Carmine Gallo, Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli. "Sul versante di Equalize", la societa' controllata a maggioranza dal presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali (indagato, ndr)" gli arrestati, con le accuse di associazione per delinquere finalizzate alla commissione di reati informatici e di corruzione, "sono gli assoluti protagonisti operativi dell'organizzazione in questione" che hanno rapporti con il poliziotto Marco Malerba e il finanziarie Giuliano Schiano, entrambi sottoposti alla misura interdittiva della sospensione dal servizio per 6 mesi, che, a loro volta, "hanno eseguito un rilevante numero di accessi abusivi 'a richiesta' dei predetti Gallo, Calamucci, Camponovo e Cornelli". Migliaia di report disponiblii "Se ti faccio vedere i report di Enrico, ne ho fatti a migliaia di report a Enrico". Lo ha detto Nunzio Calamucci, arrestato con l'ex poliziotto Carmine Gallo, in un'intercettazione agli atti dell'inchiesta in riferimento al presidente della Equalize, la società al centro degli accertamenti della Dda di Milano e della Direzione nazionale antimafia. Pazzali, indagato e non destinatario di misure cautelari, "richiedeva a Gallo l'abusiva acquisizione dei dati e delle conversazioni WhatsApp" di vari soggetti, tra cui Giovanni Gorno Tempini, già presidente di Fiera di Milano e presidente di Cassa Depositi e Prestiti, "acquisendo" informazioni "sui contatti dei titolari di tali sistemi e sui loro spostamenti nonché esfiltrando, mediante utilizzo delle parole chiavi 'Pazzali', 'Eur', 'Fiera', 'Fontana' e 'Bonomi', le conversazioni WhatsApp intercorse tra loro e con terzi". Sempre da Pazzali sarebbe arrivata la richiesta nel 2022 di fare un controllo sulla banca dati Sdi nei confronti di Paolo Scaroni, dal 2023 presidente del Cda di Enel. Nordio: "Malintenzionati sono sempre più avanti" "Io credo che non siamo al sicuro e non saremo al sicuro fino a quando la legge da una parte e la tecnologia a nostra disposizione non saranno riuscite ad allinearsi con la tecnologia a disposizione della criminalità o dei malintenzionati". Cosi' il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, commenta l'inchiesta della Dda di Milano su dossieraggi. "I malintenzionati sono sempre più avanti. Sono riusciti ad hackerare persino il Cremlino e, quindi, noi dobbiamo attivare tutti i nostri sforzi per allineare da un lato la normativa vigente, e lo stiamo già facendo, e lavorare di fantasia perché noi dobbiamo sempre prevedere quello che possono fare senza doverli inseguire".
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