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Economia e Finanza
Minerali critici: il futuro è sottoterra
20-04-2025, 03:14
AGI - Cobalto, nichel, litio, rame, sono il nuovo oro nero. Tutte le potenze industriali ne sono a caccia e cercano di accaparrarsi i territori che nel loro sottosuolo custodiscono questo tesoro. È la caccia alle cosiddette "terre rare", che è andata in scena anche negli ultimi colloqui tra Trump e Zelensky. Russia, Francia, Cina e Stati Uniti, sono tutte in competizione per il controllo delle risorse oramai indispensabili per il mondo dell'industria, soprattutto per quanto riguarda il settore tech. Le economie più potenti cercano minerali strategici per alimentare l'espansione tecnologica: i semiconduttori contengono questi elementi, le tecnologie rinnovabili dipendono da essi e persino le armi moderne, come i droni, ne fanno uso. In questo contesto, gli Stati Uniti sono tornati in campo, anche con l'utilizzo dei dazi e paventando una possibile annessione del Canada e della Groenlandia e facendo pressione sull'Ucraina affinché accetti sicurezza in cambio di risorse strategiche, ma anche la Russia è interessata alle ricchezze minerarie presenti in Ucraina. Lo stesso modello si ripete in Congo, che cerca di scambiare risorse minerarie mentre tenta di contrastare il crollo del prezzo del cobalto, precipitato ai minimi storici a causa di un eccesso di offerta. Per stabilizzare il mercato, il Paese ha imposto restrizioni sulle esportazioni. Félix Tshisekedi, presidente della Repubblica Democratica del Congo, ha offerto i suoi minerali agli Usa in cambio dell'aiuto nella lotta contro le forze ribelli del M23. La presenza della Cina in Africa "Conviene a entrambi che aziende statunitensi, come Apple e Tesla, acquistino minerali direttamente dalla Repubblica Democratica del Congo e sfruttino al massimo la nostra ricchezza mineraria a beneficio del mondo intero" ha scritto il presidente africano, Tshisekedi, in una lettera a Trump. Ma, la situazione è complessa, perché il Congo ha una lunga storia di collaborazione con la Cina (uno dei maggiori "nemici" degli Usa in questo momento), che ha fornito al paese e ad altre nazioni africane sostegno finanziario per la costruzione di infrastrutture volte a facilitare l'estrazione e la lavorazione di minerali critici, soprattutto cobalto, utilizzato da aziende come Samsung, Apple, Huawei, Microsoft, Google, Dell, Sony, Tesla, Ford, General Motors, BMW, Volkswagen, Daimler-Chrysler e altre società del settore automobilistico e tecnologico. Pechino ha investito oltre 12,8 miliardi di dollari—circa 11,8 miliardi di euro al cambio attuale—nel Congo, tramite prestiti di istituzioni ufficiali che hanno supportato le operazioni di estrazione e trasformazione dei minerali tra il 2000 e il 2021. Questa somma rappresenta circa un quarto del PIL della nazione africana, e la Cina non sembra intenzionata a restarsene a guardare mentre offre le sue risorse a Trump. Tuttavia, di fronte alla crescente instabilità in Congo e all'avanzata degli Stati Uniti, Pechino ha adottato una posizione più decisa, esortando per la prima volta il Ruanda a ritirare il suo sostegno militare al M23. La posizione della Ue L'Unione Europea ha imposto sanzioni a funzionari ruandesi coinvolti nell'estrazione illecita di risorse naturali, portando il governo africano a rompere le relazioni con Bruxelles. La UE, impegnata a garantire il rifornimento di minerali critici per la transizione energetica, ha lanciato un meccanismo di investimenti da 100 milioni di euro tramite il BERD e InvestEU, collaborando con paesi come Canada, Ucraina, Namibia, Argentina e Congo. Le batterie, essenziali per veicoli elettrici e tecnologie rinnovabili, alimentano la domanda di minerali critici. Si prevede che la richiesta di litio aumenterà di nove volte entro il 2040, mentre quella di grafite potrebbe quadruplicarsi. La Cina domina la produzione e il raffinamento di questi materiali, con una quota globale del 60% per le terre rare e del 68% per il cobalto. Goldman Sachs stima che il 65% dei componenti delle batterie e il 57% dei veicoli elettrici mondiali siano legati alla Cina. Pechino adotta una politica protezionista per mantenere il suo primato, ma i rischi di dipendenza da un unico paese sono significativi, soprattutto in caso di tensioni geopolitiche. Il grafite, cruciale per le batterie, è particolarmente vulnerabile. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si intensifica. Trump ha imposto dazi del 25% sui veicoli elettrici importati, mentre Pechino ha annunciato restrizioni sulle esportazioni di sette tipi di terre rare, tra cui samario, gadolinio e disprosio, essenziali per tecnologie avanzate. Sempre più quello che si muove a livello globale dipende da quello che abbiamo sotto i piedi: terra rara.
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