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Cronaca
Omicidio di Piersanti Mattarella, l'ex prefetto Piritore agli arresti nega tutto
Oggi 25-10-25, 14:00
AGI - Prima di essere arrestato, ieri, per depistaggio, la settimana scorsa l'ex prefetto Filippo Piritore aveva respinto le accuse anche davanti al Gip Antonella Consiglio, che lo aveva sottoposto all'interrogatorio preventivo, previsto dalla riforma Nordio. Così come aveva fatto quando era stato sentito dai pubblici ministeri di Palermo, a settembre 2024, l'ex funzionario della Squadra mobile ha escluso di avere fatto sparire il guanto, sostenendo che se cosi' fosse stato non avrebbe mai messo qualcosa per iscritto. Tra l'altro l'ex funzionario della Squadra mobile ha sostenuto di non avere avuto alcun ruolo nelle indagini, cosa smentita dalle relazioni di servizio e dalle diverse e contrastanti versioni che ha reso, chiamando in causa colleghi e sottoposti e persino il pm titolare delle indagini, Pietro Grasso, poi giudice a latere del maxiprocesso e presidente del Senato. "Alcuna resipiscenza ha mostrato Piritore a distanza di oltre quarant'anni dai fatti - osserva il giudice Consiglio nell'ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per Piritore - quando è stato esaminato dall'ufficio del pubblico ministero nel settembre del 2024 avrebbe potuto manifestarla con un mero 'non ricordo' dato il tempo trascorso. Al contrario Piritore ha voluto fornire indicazioni ulteriormente fuorvianti sulle sorti della prova regina dell'omicidio in pregiudizio di Piersanti Mattarella. Chi opera in tal modo manifesta una pervicacia nella volontà delittuosa che collide con qualsivoglia prognosi favorevole circa il suo futuro comportamento". Il Gip conclude ritenendo che l'indagato possa continuare a mentire e a depistare, "cosa che ha fatto dal 1980, giovane poliziotto, e ha continuato a fare ad oggi, sempre tacendo, occultando e quando necessario depistando, chiaramente andando al di la' della tutela di se' stesso e della sua posizione". Gli avvocati Gabriele Vancheri e Dino Milazzo hanno preannunciato il ricorso al tribunale del riesame. Le intercettazioni.: "Da quando c'hanno convocato a Palermo che sto male" "È ridicolo, hanno fatto tanto per farlo... non possono fare nulla". Qualche giorno dopo la sua audizione come testimone a Palermo, a settembre 2024, Filippo Piritore era molto preoccupato e la moglie cercava di rassicurarlo. Ma lui aveva capito e rispondeva con un laconico: "E speriamo che non fanno niente. Ma qualcosa fanno". Ancora la moglie: "Ma si', ma uno dice che caz.. vuoi, io dopo quarant'anni non mi ricordo nulla, punto. Poi le cose che gli hai detto sono andate perfette, quindi basta, tutte ste preoccupazioni le trovo proprio veramente assurde". Piritore sembrava cercare un appiglio, una giustificazione: "Una vita così caotica la mia, cambiare sedi, responsabilità". Ma un mese dopo, il 10 ottobre dell'anno scorso, la tensione non era scemata. La moglie tornava alla carica: "Tu ogni cosa la somatizzi, ti agiti, fai e questo ti peggiora. Devi cercare di stare sereno". L'indagato non lo era per niente, invece: "Anzi questo è da quando c'hanno convocato a Palermo che sto male". "Palermo che c... c'entra?", lo incalzava la moglie. "Eh ma certo". Stava male, Piritore, da subito dopo l'esame in qualita' di testimone proprio nel capoluogo siciliano: "Tutto quello che mangio mi fa acidita' per ora". Grasso, nel 1980 nessuno mi disse di quel guanto "Nulla ho mai saputo del ritrovamento di un guanto sull'autovettura utilizzata dagli autori dell'omicidio Mattarella e che lo stesso è stato disconosciuto come proprio dal proprietario della 127. Apprendo solo ora questa circostanza". Così, davanti ai suoi ex colleghi di Palermo, nell'ottobre 2024 si era espresso l'ex sostituto procuratore Pietro Grasso, il primo magistrato che, essendo di turno, si occupo' degli accertamenti sul delitto commesso il 6 gennaio 1980 ai danni del presidente della Regione, Piersanti Mattarella, fratello dell'attuale Capo dello Stato. Una testimonianza che fa da supporto alla tesi del depistaggio attribuita oggi all'ex funzionario della Squadra mobile ed ex prefetto Filippo Piritore, da ieri agli arresti domiciliari su disposizione del Gip del tribunale di Palermo Antonella Consiglio. "Escludo di avere ricevuto per la convalida un verbale di sequestro del guanto - prosegue Grasso - probabilmente, la vicenda del guanto rappresenta l'ennesima 'anomalia' di quel procedimento. Mi riferisco, ad esempio, al 'depistaggio Ciancimino' di cui si parla nella sentenza sugli omicidi politici; o al fatto relativo alla segretaria di Mattarella che andò a riferire quanto a sua conoscenza al procuratore generale Ugo Viola, senza che io ne sapessi nulla, pur essendo il titolare dell'indagine; o all'incarico di accertamenti bancari affidato dal mio ufficio a un colonnello della Guardia di finanza, di cui al momento non ricordo il nome, che, dopo un breve periodo, venne trasferito senza che alcuno mi riferisse sull'esito degli accertamenti. Inoltre, molte altre circostanze si seppero dopo, quando l'indagine venne trasferita per la formale istruttoria al consigliere Rocco Chinnici", poi a sua volta ucciso da Cosa nostra.
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