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Cronaca
Ornella Vanoni, l'addio in musica. La nipote Camilla canta "Senza fine"
Oggi 24-11-25, 18:22
AGI - "Senza fine" cantata dalla nipote Camilla. Poi le rose gialle di Gino Paoli, la carezza con le note di Paolo Fresu e il brano "Ma mi" scritto da Strehler a chiudere il sipario. Il feretro di Ornella Vanoni è uscito tra gli applausi dalla chiesa di San Marco a Brera a Milano dove si sono conclusi i funerali della cantante, scomparsa venerdì scorso all'età di 91 anni. Tantissime le persone presenti, tra comuni cittadini e rappresentanti delle istituzioni. Tra questi, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, la ministra dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, il sottosegretario alla Cultura, Giammarco Mazzi, e il sindaco Giuseppe Sala. Le esequie sono state celebrate da don Luigi Garbini. Molti anche i volti noti dello spettacolo, tra cui Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Roberto Vecchioni, Ron e Dori Ghezzi. Momenti di grande emozione si sono vissuti quando Paolo Fresu ha suonato con la sua tromba 'L'appuntamento' e alcune note di 'Senza fine'. La stessa Vanoni aveva espresso in un'intervista il desiderio che fosse proprio Fresu a suonare al suo funerale. Fresu è arrivato lentamente dal fondo della navata e piano piano si è avvicinato alla bara sulla quale ha posato la mano per un'ultima carezza. Un gesto simbolico che ha concluso la cerimonia, rendendo omaggio alla grande artista italiana. L'omelia, "è stata posseduta dalla musica" Nella sua omelia, don Luigi Garbini ha sottolineato che Ornella Vanoni "è andata più volte in pezzi nella sua vita" e ha parlato della sua depressione. "La fragilità è garanzia di creazione", ha spiegato il prete che ha evidenziato anche il valore artistico di Vanoni. "Impossibile scindere la sua storia personale da quella culturale del paese, Ornella Vanoni è stata posseduta dalla musica". La nipote Camilla canta "Senza fine" "Cara nonna, porto una parte di te dentro di me. Grazie per l'amore che mi hai dato, per sempre. Eterna". Poche parole e poi Camilla Ardenzi, la nipote di Ornella Vanoni, intona con grazia e voce cristallina 'Senza fine' alle esequie della cantante. "Nonnina mia", il ricordo del nipote Matteo Nonnina mia": comincia con un'espressione affettuosa l'intervento di Matteo Ardenzi, l'amato nipote di Ornella Vanoni. Tra lacrime e battute che rimandano alla verve comica della nonna, il ragazzo emoziona e strappa più di un sorriso in chiesa. "Sei stata un'artista grandiosa, una mente irriverente, icona di stile e personaggio dei social. Una persona forte e indipendente. Quando ero piccolo - racconta - mi facevi 'ghirighiri' prima di dormire e poi quando ti accompagnavo a qualche evento mi presentavi come il tuo fidanzato e mi facevi ridere così tanto. Nonna era il tipo di persona che mi chiamava ogni giorno per chiedermi come stessi, e a volte rispondeva ai miei messaggi un secondo dopo che avevo già risposto io. Era quella che minacciava di diseredarmi quando fallivo un esame all'università, che mi chiedeva cosa avessi fatto prima e di 'Tic Tic Toc (TikTok, ndr). Era l’unica persona che mi lasciava messaggi in segreteria lunghi tre o quattro minuti, a volte cantando My Funny Valentine, altre volte cambiando quattro o cinque voci deliranti per chiedermi se mi fossi dimenticata di mia nonna. "È stata la mia più grande sostenitrice, quella che credeva in me anche quando io ero il primo a fallire, quella che sapeva darmi amore e affetto ogni volta che ne avevo bisogno. Semplicemente, era mia nonna". Gli ultimi giorni e l'orgoglio del nipote Poi, arriva agli ultimi giorni, di dolore, ma anche di gratitudine: "Te ne sei andata senza dirmi nulla. Così, all’improvviso. Ogni tanto mi dicevi: 'Amore, prima o poi dovrò morire, lo sai, vero?'. Ma io non ti ho mai creduto davvero. Oggi siamo tutti qui per te, e sono più orgoglioso che mai di come l'essere tuo nipote mi abbia definito come persona, di come averti nel mio mondo mi abbia aiutato a scrivere il mio ruolo in questa tragicommedia che è la vita". La canzone di Giorgio Strehler (Video) Sulle note di 'Ma mi', la canzone in dialetto milanese scritta da Giorgio Strehler, la bara di Ornella Vanoni ha lasciato la chiesa tra gli applausi. La canzone venne portata al successo e cantata da Vanoni coi detenuti quando visitò il carcere di San Vittore nel 2019 e racconta di un partigiano che sopportò quaranta giorni di interrogatorio pur di non tradire i compagni.
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