s

Estero
Sarkozy condannato a 5 anni per associazione a delinquere. "Andrò in carcere a testa alta"
Oggi 25-09-25, 21:01
AGI - Shock in Francia per la condanna dell'ex presidente Nicolas Sarkozy a 5 anni di carcere per associazione a delinquere. Per la prima volta nella storia della Repubblica, un ex presidente finirà dietro le sbarre. Anche in caso di ricorso, il sesto presidente della V Repubblica francese (2007-2012) - già condannato in via definitiva per il caso delle intercettazioni telefoniche e già portatore di braccialetto elettronico - sarà incarcerato nelle prossime settimane, per via dell'esecuzione provvisoria richiesta dal tribunale penale di Parigi. L'ex capo di Stato sarà convocato entro un mese dalla procura, circola la data del 13 ottobre, che lo informerà della data della sua incarcerazione, ormai inevitabile. Neanche un eventuale ricorso in appello sospenderà questa misura, ma i legali di Sarko' potranno comunque chiedere una pena alternativa data la sua età e la sua comprovata collaborazione con le autorità giudiziarie. Accuse e motivazioni della Corte La presidente della corte, Nathalie Gavarino, ha riferito che "in qualità di ministro, presidente dell'Ump (destra)", Sarkozy, tra il 2005 e il maggio 2007, ha "permesso ai suoi stretti collaboratori e sostenitori politici, sui quali aveva autorità e che agivano in suo nome" di sollecitare le autorità libiche "al fine di ottenere o tentare di ottenere un sostegno finanziario in Libia per la campagna elettorale". Per la giudice, si è trattato di "atti di eccezionale gravità che potrebbero minare la fiducia dei cittadini in coloro che li rappresentano". Tuttavia Sarkozy è stato assolto dalle accuse di ricettazione, appropriazione indebita di fondi pubblici e corruzione passiva, per le quali rischiava fino a 10 anni di carcere. Dubbi sul finanziamento illecito "Il tribunale non può stabilire con certezza che in questa campagna siano arrivati dalla Libia più di 35mila euro in contanti, anche se non si può escludere del tutto", ha spiegato Gavarino. Pertanto, dopo indagini durate 10 anni, non è stata trovata alcuna prova tracciata di un finanziamento illecito effettivamente ricevuto dalla Libia né alcun arricchimento personale. La reazione di Sarkozy Nelle prime dichiarazioni fuori dall'aula, con rabbia e commozione Sarkozy ha denunciato "lo scandalo dell'incredibile ingiustizia" compiuta oggi. "Chi pensava di potermi umiliare, ha umiliato l'immagine della Francia", ha detto. L'ex presidente 70enne ha deplorato "l'odio senza limiti" nei suoi confronti, assicurando: "Dormirò in carcere, ma a testa alta" e "combatterò fino all'ultimo respiro per dimostrare la mia innocenza". Altre condanne eccellenti Nel corso dell'udienza, durata oltre 3 ore, con la lettura della presidente del tribunale delle motivazioni contenute in un fascicolo di 400 pagine, sono state formalizzate altre condanne eccellenti e qualche assoluzione. L'ex segretario generale dell'Eliseo, Claude Gueant, 80 anni, è stato condannato a sei anni di carcere e a una multa di 250mila euro, riconosciuto colpevole di falsificazione di documenti e riciclaggio di denaro aggravato, traffico di influenze illecite, corruzione passiva - per aver accettato 500mila euro - e associazione a delinquere. "Il tribunale ha tenuto conto del suo stato di salute, che ritiene incompatibile con la detenzione", ha dichiarato la presidente, spiegando che non vi sarebbe stato quindi alcun mandato di arresto né alcuna ineleggibilità. L'ex ministro Brice Hortefeux è stato condannato a due anni di carcere, che potrebbero essere scontati con un braccialetto elettronico e una multa di 50mila euro. Il tribunale ha inoltre imposto l'interdizione di cinque anni dai pubblici uffici e dall'esercizio dei diritti civili, familiari e civici. Hortefeux, come Sarkozy, è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere. Nel clan Gheddafi, l'ex capo di stato maggiore Bechir Saleh è stato condannato a cinque anni di carcere e a una multa di 4 milioni di euro. Il tribunale ha inoltre emesso un divieto di amministrazione di 15 anni, con esecuzione provvisoria, e un mandato di arresto. L'imprenditore saudita Khaled Bugshan è stato condannato a tre anni di carcere e una multa di 4 milioni di euro, nonché un divieto di amministrazione di dieci anni, con esecuzione provvisoria. Il tribunale ha inoltre emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, rilevando che "era stato evasivo durante le indagini". Il banchiere svizzero Wahib Nacer è stato condannato a quattro anni di carcere e una multa di 2 milioni di euro, nonché un divieto di amministrazione di cinque anni, con esecuzione provvisoria, per "il suo ruolo centrale nella struttura finanziaria delle transazioni in questione". In conformità con le richieste dell'accusa, il tribunale ha inoltre ordinato la confisca delle sue tre polizze assicurative sulla vita e della sua auto. Il tribunale ha anche emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, chiedendo agli agenti di polizia di rimanergli vicino. L'intermediario Alexandre Djouhri, anch'egli presente all'udienza, è stato condannato a sei anni di carcere, a una multa di 3 milioni di euro e a 15 anni di interdizione dalla gestione patrimoniale, con riserva di esecuzione provvisoria. "Vive all'estero, aveva una strategia di fuga", ha dichiarato il giudice presidente, che ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti. Infine Sivajothi Rajendram è stato condannato a diciotto mesi di carcere, a una multa di 100mila euro e a un mandato di arresto. Eric Woerth, tesoriere della campagna del 2007, è stato invece assolto. In seguito alla morte, avvenuta due giorni fa in Libano, di uno degli imputati e figura chiave del caso, Ziad Takieddine, il tribunale di Parigi ha stabilito che il procedimento contro di lui era stato archiviato. Reazioni politiche e nell'opinione pubblica La sentenza, già definita storica, sta scatenando accese reazioni e molte polemiche nella classe politica e nell'opinione pubblica francese, in un momento di impasse significativa per la formazione di un nuovo governo. Una condanna che sta dividendo la Francia tra da un lato chi denuncia una "sentenza politica, ingiusta e di parte", "un errore della giustizia" che "mette in pericolo la democrazia" e chi dall'altro elogia "l'indipendenza della giustizia francese", emblematica di una "democrazia solida". Marine Le Pen La prima a reagire è stata la leader di estrema destra, Marine Le Pen, deplorando "la negazione del doppio grado di giurisdizione attraverso la generalizzazione dell'esecuzione provvisoria da parte di alcuni tribunali, di là della persona dell'ex presidente Nicolas Sarkozy" che, secondo lei, "rappresenta un grave pericolo per quanto riguarda i grandi principi del nostro diritto, in primo luogo la presunzione di innocenza". Le parole della Le Pen sono un riferimento diretto alla sua condanna all'ineleggibilità con effetto immediato, dello scorso aprile. Sostegno a Sarkozy da Laurent Wauquiez Laurent Wauquiez, leader dei deputati Les Republicains (destra), ha invece espresso il suo "sostegno" e la sua "gratitudine" a Sarkozy, che "ha sempre servito la Francia con passione e impegno". Wauquiez è stato segretario di stato e ministro quando Sarkozy era presidente. "Con Bruno Retailleau" e "La Francia degli onesti". "Grazie a Nicolas Sarkozy e ai repubblicani per aver sempre dato l'esempio", ha scritto con ironia l'ambientalista Marine Tondelier. Il ruolo di Mediapart Nel lontano 2011, fu il media indipendente Mediapart a rivelare la possibile esistenza di finanziamenti libici illeciti nella corsa all'Eliseo di Sarkozy. In un messaggio dopo la clamorosa sentenza odierna, Mediapart ha ringraziato i suoi lettori che "con il loro abbonamento sostengono le indagini svolte", che hanno portato a diversi scoop. "Il tribunale ha concluso che il documento di Mediapart all'origine di questa procedura era un falso", ha argomentato Sarkozy, chiudendo un cerchio. Il supporto di Carla Bruni Ora si apre un altro capitolo del caso libico, con la procedura di appello alla quale l'ex presidente sta già lavorando con il suo team legale arrivato al suo domicilio parigino e con il supporto della sua famiglia unita come non mai, circondato dalla moglie Carla Bruni e dai tre figli. L'ex modella non lo ha mai abbandonato e oggi ha reagito con un'insolita veemenza. Prima ha strappato la cuffia del microfono di Mediapart, poi ha postato una foto mano nella mano con il marito in tribunale, corredata di didascalia "L'amore è la risposta" e di hashtag "L'odio non vincerà". Il caso Bygmalion Il prossimo 8 ottobre la Corte di Cassazione si pronuncerà sul ricorso presentato nel cosiddetto caso 'Bygmalion', relativo al superamento di oltre 40 milioni di euro il limite di spesa legale durante la sua seconda campagna presidenziale.
CONTINUA A LEGGERE
6
0
0