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Sudafrica oggi al voto, traballa il potere trentennale dell'ANC
29-05-2024, 05:50
AGI - Oggi sarà una giornata da bollino rosso per il Sudafrica che andrà alle urne per eleggere i 400 deputati del nuovo Parlamento, che a sua volta nominerà il prossimo presidente della Repubblica. Nel contempo verranno eletti i deputati regionali che siederanno nei nove parlamenti provinciali del Paese. L'esito del voto in una delle nazioni più ricche e influenti del continente non è mai stato così incerto negli ultimi 30 anni e, per la prima volta, vede davvero traballare l'African National Congress (ANC), al potere dal 1994. Sono tante le preoccupazioni dei 27,6 milioni di sudafricani chiamati a votare, dalla disoccupazione alle stelle alla corruzione endemica, passando per gli alti tassi di criminalità, la povertà e le frequenti interruzioni nell'erogazione di luce e acqua. Preoccupazioni che sono motivi diretti di malcontento nei confronti dell'ANC del presidente uscente Cyril Ramaphosa, di cui era membro nel lontano 1943 il suo illustre predecessore, Nelson Mandela, che fu il primo capo di Stato dell'era post apartheid. In base agli ultimi sondaggi, le votazioni di oggi potrebbero inaugurare una nuova fase politica per il Sudafrica, caratterizzata dal declino della forza dominante che 30 anni fa condusse con successo la lotta contro il governo della minoranza bianca e il sistema legale razzista. Sempre riconfermato al potere dopo la vittoria alle prime elezioni democratiche del 1994, l'ANC vede la sua quota di voti in costante calo, dopo il picco massimo del 70% raggiunto nel 2004. Domani, per la prima volta, le proiezioni prevedono che possa scendere sotto il 50%, costringendolo a dover formare una coalizione per governare. Per essere nominato, la forza politica del potenziale presidente deve vincere la maggioranza assoluta di 201 seggi su 400. Inoltre, gli elettori della prima potenza industriale d'Africa non sono mai stati così indecisi sul nome del partito per il quale votare: secondo uno studio di Afrobarometer - une rete di ricerca panafricana indipendente - alla vigilia del voto circa un terzo degli iscritti non ha ancora scelto quale scheda inserire nell'urna. La causa è il netto declino del sentimento di affiliazione a un partito politico in particolare da parte dei sudafricani, dovuto fondamentalmente alla mancata lealtà dei politici, valuta il locale Istituto per la Giustizia e la Riconciliazione. In tutto 52 partiti sono in lizza per 400 seggi parlamentari, ma solo in quattro sono in prima linea, grandi favoriti. Al primo posto c'è ancora l'African National Congress con il presidente uscente Ramaphosa in lizza a un secondo mandato, dopo essere subentrato a Jacob Zuma, dimessosi nel 2019. Ex sindacalista che ha fatto fortuna negli affari, Ramaphosa è spesso deriso per la sua mancanza di carisma. Il suo slogan elettorale è "Andiamo avanti insieme", ma i sondaggi evidenziano che l'ANC rischia di non andare oltre il 40-45% dei voti. In seconda posizione c'è l'Alleanza Democratica (DA), il principale partito di opposizione guidato da John Steenhuisen, a capo di una coalizione di circa dieci partiti il cui obiettivo è quello di scalzare l'ANC. Tuttavia viene ancora ampiamente percepito come un'organizzazione di minoranza bianca, pertanto fatica ad allargare la propria base. L'Alleanza Democratica denuncia la corruzione del partito al potere, la mancanza di sviluppo economico e la disoccupazione. Secondo le ultime previsioni potrebbe ottenere tra il 20-22% delle preferenze. Oggi ci riprova il partito degli Economic Freedom Fighters (EFF), di sinistra radicale, guidato dal controverso Julius Malema, che lo ha fondato nel 2013 dopo essere stato espulso dall'ANC. La sua formazione è favorevole a riforme radicali, tra cui la redistribuzione delle terre e la nazionalizzazione di settori economici chiave per combattere la disuguaglianza. Julius Malema, che indossa spesso un berretto rosso, si presenta come il difensore dei poveri e nei sondaggi viene accreditato del 10-12% delle intenzioni di voto. Infine c'è il movimento uMkhonto we Sizwe (MK), una piccola formazione - che prende il nome dall'ala armata dell'ANC sotto il regime dell'apartheid - creata solo pochi mesi fa dall'ex presidente Zuma, che ha rotto con il partito al potere. Zuma, coinvolto in vari scandali di corruzione, alla fine non si presenterà come candidato: dieci giorni fa i tribunali lo hanno dichiarato ineleggibile dopo una condanna per oltraggio alla corte di tre anni fa. Tuttavia, la foto di Zuma è rimasta sulle schede elettorali, che sono già state stampate, come confermato dalla Commissione elettorale. I sondaggi danno il suo movimento all'8-9% dei voti. Lo stato attuale dell'economia è senz'altro uno dei fattori che ha maggiormente intaccato il sostegno all'ANC. Negli ultimi 30 anni, è vero che i sudafricani, in media, sono diventati più ricchi, che i livelli di povertà sono diminuiti e, in generale, che le persone hanno accesso ad alloggi e assistenza sanitaria migliori. Tuttavia, a partire dal 2011, si è verificata una tendenza al ribasso dei redditi medi, portando questa categoria di cittadini ad accusare il partito al governo di aver gestito male l'economia. A questi fattori si sono aggiunti i fattori esterni che hanno pesato negativamente, quali la pandemia di Covid-19 e l'impennata globale dei prezzi. Il nodo principale riguarda la diseguaglianza clamorosa di reddito e ricchezza, che non sono distribuiti equamente tra la popolazione. Emblematico il contrasto di vita a Johannesburg, dove appena più di un chilometro separa il quartiere degli affari di Sandton - il chilometro quadrato più ricco dell'intero continente africano - dalla township di Alexandra, una baraccopoli in cui vive quasi mezzo milione di persone. Utilizzando una misura nota come coefficiente di Gini, che esamina la proporzione del reddito ricevuto da diversi gruppi di famiglie, il Sudafrica è il Paese con la maggiore disuguaglianza al mondo. Numeri alla mano, il 20% più ricco della popolazione detiene quasi il 70% del reddito; al contrario, il 40% dei sudafricani più poveri possiede solo il 7% del reddito nazionale. Uno dei principali fattori di disuguaglianza e l'impatto più evidente dei problemi economici si rispecchiano nel tasso di disoccupazione, che secondo la Banca Mondiale è il più alto del mondo. Attualmente quasi un terzo dei sudafricani in cerca di lavoro non riesce a trovarlo e l'economia non è cresciuta a un ritmo tale da sostenere il numero di persone che entrano nel mercato del lavoro. La disoccupazione colpisce particolarmente duramente i giovani: oltre il 44% dei giovani tra i 15 e i 34 anni - chiamati "born free", in quanto nati dopo l'apartheid - non frequentano corsi di istruzione, formazione nè lavorano. Come molti Paesi africani, il Sudafrica ha una popolazione molto giovane: la maggioranza dei 62 milioni di abitanti del paese ha meno di 35 anni. Un rapporto delle Nazioni Unite dello scorso anno ha descritto la mancanza di lavoro come una "bomba a orologeria", suggerendo che potrebbe essere una fonte di instabilità politica in futuro. Un'altra urgenza impellente a cui far fronte, presente nei programmi elettorali dei vari partiti, riguarda gli alti livelli di criminalità che affliggono il Sudafrica ormai da molti anni. Durante l'ultimo decennio, nonostante si sia registrato un leggero calo nel numero di aggressioni, i tassi di rapina, stupro e omicidio rimangono invece pressochè invariati. In media, negli ultimi tre mesi del 2023, in Sudafrica è stata uccisa una persona ogni 18 minuti e ogni giorno - sullo stesso periodo - sono state violentate più di 130 persone, ovvero una ogni 11 minuti. Ad aver sconvolto il quotidiano dei sudafricani e danneggiato la crescita economica sono state, inoltre, le frequenti interruzioni di corrente, seppur pianificate, note come riduzione del carico. La scarsa manutenzione, l'invecchiamento delle infrastrutture, la corruzione e la cattiva gestione sono tutti fattori responsabili dei fallimenti della compagnia elettrica statale Eskom. Nonostante le difficoltà economiche evidenti, il Sudafrica rimane una meta ambita, che esercita ancora una grande attrattiva per i migranti di diversi paesi dell'Africa australe e del continente in generale. Circa il 3% della popolazione, pari a 2,4 milioni di persone, sono migranti. Anche se costituiscono una piccola percentuale della popolazione, vengono accusati di sottrarre lavoro alla gente del posto oltre ad essere considerati responsabili degli alti livelli di criminalità. Per questi motivi, ingiustificati, vengono ciclicamente presi di mira da ondate di violenza xenofoba. Il gruppo di difesa dei diritti umani Human Rights Watch denuncia che i cittadini stranieri vengono usati come capri espiatori e demonizzati, anche durante la campagna elettorale, rischiando ulteriori violenze xenofobe. "Queste elezioni si svolgono in un contesto di frustrazione e delusione estremamente elevato. I sudafricani rimangono molto legati all'ANC, il partito di liberazione che ha posto fine all'apartheid, ma per la prima volta potrebbe perdere la maggioranza assoluta", prospetta Jan Hofmeyr dell'Istituto per la Giustizia e la Riconciliazione.
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