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Politica
Terzo mandato, De Luca tentato dal coup de theatre
Ieri 09-01-25, 19:56
AGI - Dimettersi per andare al voto prima che la Corte Costituzionale si pronunci sull'impugnazione della legge elettorale campana da parte del governo. Il coup de theatre sarebbe nelle corde di Vincenzo De Luca. Il presidente della Regione ha convocato i giornalisti per domani, senza specificare il tema della conferenza, ma la tempistica del comunicato di De Luca, pochi minuti dopo l'annuncio dell'impugnazione della legge da parte di Meloni, lascia pochi dubbi sull'ordine del giorno. "La voce gira", conferma un parlamentare campano del Pd, "ma quello che farà De Luca lo sa solo De Luca". Il sentiero, agli occhi dei dem, appare stretto anche per lui. Un ragionamento fondato sul fatto che De Luca, al di là degli aspetti pirotecnici del carattere, rimane comunque un dirigente di lungo corso, un uomo di partito, e sa fin dove può spingersi. La scelta di interrompere una legislatura al solo fine di mettere in difficoltà i vertici che non lo vogliono ricandidare rischierebbe di non essere capita dagli stessi sostenitori del governatore. Fra gli esponenti campani del Pd, poi, c'è chi usa argomenti ben più prosaici: "Da qui alla fine della legislatura ci sono otto o nove mesi e altrettanti stipendi per i consiglieri regionali in carica. Cose su cui non si scherza...". Dai vertici del partito il messaggio che arriva è di ferma determinazione a proseguire sulla strada intrapresa. In altre parole, impugnazione o meno, Vincenzo De Luca non sarà il candidato del Partito Democratico alle elezioni campane. Insomma, "nessuna preoccupazione, qualsiasi cosa accada noi siamo pronti", sottolinea un alto dirigente dem, sottolineando che la strada è segnata e le decisioni da prendere sono state prese. È quanto afferma anche il commissario campano Antonio Misiani: "La posizione contraria del Partito Democratico sul terzo mandato per i Presidenti di Regione è chiara, nota da tempo e vale in tutto il Paese, a prescindere da qualunque valutazione del Governo sull'impugnazione della legge regionale campana nel Cdm di oggi". Nel Pd, tuttavia, non si guarda solo alla Campania. Lo stop al terzo mandato potrebbe rappresentare un 'assist' per i dem in Veneto, in quanto taglierebbe la strada alla ricandidatura di Luca Zaia e aprirebbe un potenziale scontro nella maggioranza, come spiega una fonte parlamentare dem: se Lega e Fratelli d'Italia dovessero arrivare allo scontro, è il ragionamento, non è da escludere che il centrodestra possa arrivare diviso alle prossime elezioni nella Regione. Una prospettiva che aprirebbe delle possibilità al centrosinistra. Non a caso il segretario Pd del Veneto, il senatore Andrea Martella, commenta con un certo entusiasmo l'annuncio di Giorgia Meloni di voler impugnare la legge campana: "È un passo che mette definitivamente fine anche a qualsiasi ipotesi di ulteriori mandati per Zaia in Veneto", sottolinea Martella. Da parte sua, il governatore Zaia ha già avvertito che "cambiare per cambiare non assicura consenso". Un messaggio inviato agli alleati di Fratelli d'Italia pronti a schierare un loro esponente. È la stessa premier a sottolineare in conferenza che per la scelta del candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Veneto "quella di Fratelli d'Italia deve essere una opzione da tenere in considerazione. Dobbiamo discutere con grande serenità con gli alleati ed è quello che faremo. Abbiamo cominciato a parlarne con Antonio Tajani e Matteo Salvini, ma non credo che il dibattito per il tramite della stampa aiuti". In casa Pd si osservano i movimenti nel campo avversario, consapevoli che anche con un centrodestra diviso non sarà facile conquistare la Regione. Bisognerebbe allargare molto il campo, fare entrare amministratori, sindaci o ex sindaci dal forte consenso locale. Un lavoro tutto da inventare, in attesa che la Consulta sciolga il nodo sul terzo mandato.
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