s
Estero
Usa-Venezuela, un secolo di braccio di ferro
Ieri 01-12-25, 20:37
AGI - Per oltre un secolo i rapporti tra Stati Uniti e Venezuela hanno oscillato tra collaborazione strategica e scontro frontale. Da partner privilegiato nel mercato del petrolio a simbolo della sfida all'egemonia statunitense in America Latina, il rapporto tra Caracas e Washington ha attraversato tutte le fasi possibili: alleanza, diffidenza, rottura, tentativi di disgelo e nuovo irrigidimento. La storia prima felice, poi lentamente funesta tra USA e Venezuela inizia prima dell'era del petrolio. Alla fine dell'Ottocento gli Stati Uniti intervengono nella disputa di confine tra Venezuela e l'allora Guyana britannica, invocando la Dottrina Monroe contro le ingerenze europee e spingendo per un arbitrato che segnerà anche l'ascesa di Washington come potenza emisferica. L'era del petrolio e l'alleanza nella guerra fredda Ma è con l'oro nero che il legame diventa strutturale: dall'inizio del XX secolo le compagnie statunitensi investono massicciamente nei giacimenti venezuelani e, già negli anni Venti, gli USA diventano il principale mercato di sbocco per il greggio di Caracas. Per decenni la relazione è fondata su uno scambio relativamente semplice: sicurezza politica e sostegno diplomatico in cambio di forniture energetiche stabili. Dopo la fine della dittatura di Marcos Pérez Jiménez, nel 1958, il sistema democratico venezuelano del "Patto di Punto Fijo" si presenta agli occhi di Washington come un alleato moderato e affidabile nel contesto della Guerra fredda. Negli anni Sessanta e Settanta, mentre gli Stati Uniti guardano con preoccupazione alla rivoluzione cubana e ai movimenti armati in America Latina, il Venezuela si ritaglia un ruolo particolare: democrazia costituzionale, ma anche Paese del Sud globale che rivendica maggiore autonomia. Con la dottrina Betancourt, Caracas rompe con le dittature del continente ma mantiene il canale privilegiato con Washington. La rivoluzione bolivariana e la rottura con Chávez La nazionalizzazione dell'industria petrolifera negli anni Settanta e la creazione della compagnia petrolifera statale venezuelana non interrompono il flusso di affari: il petrolio continua a scorrere verso le raffinerie statunitensi, mentre il Venezuela entra nell'OPEC e diventa uno dei principali produttori del mondo. La crisi del debito e il "Caracazo" del 1989 aprono però una fase di instabilità interna che eroderà progressivamente la fiducia nel sistema politico tradizionale. Il punto di svolta arriva nel 1998 con l'elezione di Hugo Chávez. L'ex militare golpista propone la "rivoluzione bolivariana" e una politica estera apertamente critica verso Washington, allineandosi a Cuba e promuovendo un'alleanza di Paesi latinoamericani ed extra-regionali (Russia, Iran, Cina) per controbilanciare l'influenza statunitense. L'episodio simbolico della rottura è il tentato golpe del 2002 contro Chávez, che il governo venezuelano attribuisce, almeno in parte, alla complicità degli Stati Uniti. Da allora la retorica antiamericana diventa un elemento centrale del discorso chavista. L'era Maduro, le sanzioni e la massima pressione Paradossalmente, nonostante lo scontro politico, per molti anni il petrolio continua a fluire verso gli USA: PDVSA possiede sul suolo statunitense asset come la compagnia petrolifera Citgo e il greggio venezuelano rimane importante per il mix energetico di Washington. Alla morte di Chávez, nel 2013, Nicolás Maduro eredita un Paese già attraversato da profonde fragilità economiche. Il crollo del prezzo del petrolio, l'iperinflazione e la crisi sociale trasformano gradualmente il Venezuela in un epicentro di instabilità regionale. Con Barack Obama arrivano le prime sanzioni mirate contro funzionari venezuelani accusati di violazioni dei diritti umani. Ma è con l'amministrazione di Donald Trump che gli Stati Uniti imboccano la via della "massima pressione": nel 2019 Washington riconosce l'oppositore Juan Guaidó come presidente ad interim, impone dure sanzioni al settore petrolifero venezuelano e congela gli asset di Citgo. Le misure colpiscono duramente l'economia già in crisi, mentre il governo Maduro stringe ancora di più i rapporti con Russia, Iran e Cina per aggirare l'isolamento occidentale. La migrazione di milioni di venezuelani aggiunge un ulteriore elemento di tensione. I tentativi di disgelo e il nuovo irrigidimento (2021-2024) Con l'elezione di Joe Biden nel 2021, la Casa Bianca mantiene la pressione sul regime di Maduro, ma affianca alle sanzioni una strategia negoziale. Nel 2022 si aprono canali riservati e, nel 2023, Washington sospende parzialmente alcune sanzioni sul settore petrolifero e del gas attraverso la General License 44, in cambio di impegni del governo venezuelano su elezioni più competitive. I progressi, però, rimangono limitati. Nell'aprile 2024, non ritenendo soddisfatte le condizioni concordate, gli Stati Uniti lasciano scadere la licenza e la sostituiscono con una versione molto più restrittiva (44A). Le elezioni presidenziali del 28 luglio 2024, che portano alla rielezione di Maduro, vengono contestate da gran parte dell'opposizione e da molti osservatori internazionali. A fine 2024 Washington annuncia nuove sanzioni mirate contro funzionari venezuelani accusati di atti considerati "anti-democratici". Il margine per il dialogo si restringe, mentre la crisi umanitaria e migratoria continua ad alimentare l'agenda bilaterale. Il confronto si inasprisce: scenari 2025 Nel 2025, i rapporti entrano in una fase ancora più incerta. Il nuovo corso politico a Washington torna a un linguaggio di forte contrapposizione con il governo Maduro: gli Stati Uniti intensificano le accuse, mentre Caracas parla apertamente di "minaccia colonialista" e di tentativi statunitensi di mettere le mani sulle risorse energetiche del Paese. Negli ultimi giorni, la decisione di Washington di dichiarare chiuso lo spazio aereo venezuelano e le rivelazioni sulle operazioni militari statunitensi contro imbarcazioni sospettate di traffico di droga hanno riacceso lo scontro verbale. Indiscrezioni su un ultimatum telefonico del presidente USA a Maduro mostrano quanto il confronto sia tornato su toni asperrimi. Se e quando si aprirà una nuova stagione di dialogo dipenderà da variabili interne ai due Paesi: l'evoluzione del quadro politico venezuelano, le priorità energetiche di Washington, gli equilibri regionali in America Latina. Per ora, la storia dei rapporti tra Stati Uniti e Venezuela resta quella di un matrimonio di convenienza energetica trasformato, nel tempo, in un braccio di ferro geopolitico.
CONTINUA A LEGGERE
3
0
0
Guarda anche
Agi
Ieri, 23:53
Ministri e vip ai 75 anni di AGI. Gli highlights
Agi
Ieri, 20:37
