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Estero
Al Sheikh, numero due dell’Anp: disponibili anche a un solo stato purché in pace e con tutele
Oggi 22-05-25, 09:03
"Un’intesa con Israele? Dipendesse da me, la firmerei all’istante. E se ora gli israeliani respingono la formula dei due popoli in due Stati sono pronto ad accettare e siglare un accordo per uno Stato unico, nel quale tutti i cittadini abbiano uguali diritti. Con Gerusalemme capitale". Parola di Hussein al Sheikh, vicepresidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), scelto da Abu Mazen ad aprile, intervistato da Nello Scavo su Avvenire. Per molti anni è stato nell'ombra, conosciuto come Abu Jahed, si è fatto 11 anni di carcere duro per la partecipazione alla resistenza armata - nel corso dei quali ha imparato l'ebraico - e oggi che a 64 anni potrebbe essere lui a succedere all'ormai novantenne Abu Mazen rilancia la via diplomatica. Al Sheikh è un nemico giurato di Hamas: "Il 7 ottobre è stato anche un attacco contro l'Autorità nazionale palestinese" dice, ma poi aggiunge: "Il 7 ottobre può giustificare il genocidio? È questa una reazione proporzionata? Quello che accade è sotto agli occhi di tutti. Quando ci fu il primo cessate il fuoco, centinaia di migliaia di palestinesi tornarono nel nord della Striscia e cosa hanno trovato? Niente. Tutto distrutto. La cosa più urgente è fermare la guerra. Sono necessari sforzi internazionali concertati, per affrontare la crisi umanitaria e costruire una risposta sostenibile per soddisfare le esigenze dei civili che soffrono in condizioni tragiche". Al Sheik dice di condannare fermamente "gli spari delle forze di occupazione israeliane contro gli inviati diplomatici arabi e internazionali in visita nel governatorato di Jenin. Invitiamo la comunità internazionale a porre fine a questa brutale irruzione delle forze di occupazione nei territori palestinesi. Tuttavia non nascondo la sorpresa per la reazione europea di queste ultime ore". E spiega che lo "hanno colpito in particolare il Regno Unito e la Francia che si sono espressi con toni molto severi rivolgendosi a Netanyahu. Ma mi ha anche sorpreso l’Italia. Il vostro Paese ha una tradizione di amicizia e solidarietà con il nostro popolo. Eppure il vostro governo non si è unito ai Paesi che hanno chiesto di fermare le operazioni militari a Gaza e fare entrare immediatamente gli aiuti umanitari alla popolazione che vive sotto le bombe, tra le macerie e nella fame". Quanto al lavoro dell'Anp, al Sheikh dice che "adesso è quello di rilanciare le iniziative per unificare il popolo palestinese. Non dobbiamo lasciarci dividere". Poi c'è la controparte, il governo di Benjamin Netanyahu, "con l'attuale leadership non ho speranza che si possa costruire qualcosa. Ma non c'è alternativa alla prospettiva di un accordo. Arafat e Rabin ci erano riusciti, ma entrambi sono stati uccisi. Rabin è stato ucciso dagli estremisti israeliani che ora determinano le scelte politiche. E anche Arafat è stato avvelenato e ucciso da Israele, ne sono più che certo".
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