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Estero
Biden e Harris accolgono i prigionieri rientrati negli Stati Uniti dopo il maxi scambio con la Russia
02-08-2024, 12:17
Il presidente americano Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris hanno accolto i tre cittadini americani rientrati negli Stati Uniti dopo essere stati liberati ieri dalla Russia. Sono il giornalista del Wall street journal Evan Gershkovich, la giornalista Alsu Kurmasheva di Radio Free Europe e l'ex marine Paul Whelan, che dice di avere cantato l'inno americano ogni giorno trascorso in prigione. Ne sa anche il numero preciso: "Cinque anni, sette mesi, cinque giorni". Quello che ha avuto luogo ieri, all’aeroporto di Ankara in Turchia, è il più grande scambio di prigionieri dai tempi della Guerra fredda. Ha coinvolto 24 prigionieri provenienti da Stati Uniti, Germania, Polonia, Slovenia, Norvegia e Russia. Dieci persone, tra cui due minorenni, sono state trasferite in Russia, 13 prigionieri in Germania e tre negli Stati Uniti, si legge in una nota della presidenza turca, paese che ha mediato il rilascio. Un processo che ha dovuto mettere d'accordo, in un equilibrio complesso, le diplomazie di diversi paesi. Biden ha elogiato gli sloveni e i tedeschi per aver partecipato. "Ho chiesto loro di fare alcune cose che andavano contro il loro interesse immediato, ed è stato difficile per loro farle", ha spiegato. I tre prigionieri liberati, appena sbarcati da un aereo alla base di Andrews vicino Washington, sono stati salutati dagli applausi delle famiglie e degli amici in attesa e abbracciati anche da Biden, che solo 11 giorni fa ha deciso di ritirarsi dalla corsa presidenziale, e dalla sua vice e candidata dem alla Casa Bianca. "È meraviglioso", ha detto Biden ai giornalisti. "Ero assolutamente convinto che ce l'avremmo fatta. Le alleanze fanno la differenza". Il maxi scambio con la Russia è "una straordinaria testimonianza dell'importanza di avere un presidente che capisca il potere della diplomazia", ha detto Harris. L'accordo era in lavorazione da più di 18 mesi e pare dipendesse dalla richiesta di Mosca di restituire Vadim Krasikov, che stava scontando una condanna all'ergastolo in Germania per aver commesso un omicidio in un parco di Berlino. Ora è tornato in Russia. Per Biden, del resto, questo maxi scambio di prigionieri è una rivendicazione del tipo di diplomazia paziente e multilaterale che pratica con orgoglio ma che finora si è dimostrata incapace di fermare le guerre a Gaza e in Ucraina. Donald Trump ha attaccato l'accordo per lo scambio di prigionieri definendolo "un cattivo precedente", insinuando che sia sfavorevole a Washington e che siano stati spesi dei soldi, anche se la circostanza è stata esclusa dal consigliere per la Sicurezza nazionale americano Jake Sullivan. Chi rimane nelle carceri russe Per le 16 persone liberate è un momento di grande sollievo. Ma molti altri sono rimasti indietro. Il New York Times ricorda che centinaia di prigionieri in Russia, tra cui cittadini americani e importanti attivisti politici, giornalisti e artisti russi, stanno ancora aspettando, nella speranza che un altro accordo diplomatico o una svolta degli eventi possano garantire la loro liberazione. Uno di loro è Marc Fogel, un insegnante di storia americano che ha lavorato per quasi un decennio alla scuola anglo-americana di Mosca. Nel 2021, mentre cercava di entrare in Russia, è stato arrestato e accusato di contrabbando di droga perché aveva nel suo bagaglio una piccola quantità di marijuana terapeutica (i suoi parenti dicono che la usava per curare i suoi forti dolori). È stato condannato a 14 anni di carcere per spaccio. Ksenia Karelina, cittadina russo-americana di 32 anni, è stata arrestata a febbraio e accusata di tradimento dallo stato per aver donato circa 52 dollari a un ente di beneficenza ucraino negli Stati Uniti. Nello stesso mese, è stato arrestato Laurent Vinatier, cittadino francese sospettato di aver raccolto informazioni di intelligence sulle attività militari russe. A luglio, Michael Travis Leake, musicista rock americano, è stato condannato a 13 anni, accusato di aver organizzato un traffico di droga. Decine di prigionieri russi sono stati inviati nelle colonie penali in tutto il paese con accuse che gli attivisti per i diritti umani descrivono come motivate da ragioni politiche. Oltre 300 persone sono considerate prigionieri politici in Russia, secondo Memorial, un importante gruppo russo per i diritti umani. Almeno 400 sono stati perseguiti per le loro convinzioni religiose, sostiene il gruppo. Almeno 3.000 persone sono implicate in casi criminali motivati politicamente, secondo OVD-Info, un gruppo russo per i diritti umani.
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