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Giro d'Italia, quello di cui aveva bisogno Tadej Pogacar
19-05-2024, 17:23
Il Giro d’Italia si può raccontare in tanti modi, qui si è deciso di seguire la fatica dei corridori al metro, una parola a chilometro. La quindicesima tappa, la Manerba del Garda - Livigno (Mottolino), 222 chilometri, in 222 parole. Di questo aveva bisogno Tadej Pogacar. Senz'altro più per piacere, forse per vanità – perché ogni campione ha bisogno di un momento di vanità –, che per reale necessità. Aveva bisogno di un giorno così per celebrarsi: la maglia rosa sola al comando, un punto di colore tra il bianco della neve. Solo. Solissimo. Sorridente, e non solo quando, a braccia alzate, ha superato il traguardo. Ben prima, come colto da sana e consapevole libidine su quel ripido lembo d'asfalto che conduceva al Mottolino. La tappa più dura del Giro d'Italia, quella col Passo del Mortirolo, è stata vinta dal corridore più forte al via del Giro. Non poteva esserci finale migliore: la maglia rosa davanti a tutti, e di minuti, lì dove la corsa tocca la quota più alta sotto lo striscione d'arrivo. Una quindicina di chilometri, distribuiti tra Foscagno, Eira e Mottolino, è bastata a Pogacar per aggiungere quasi tre minuti a chi lo vorrebbe affiancare sul podio finale di Roma: Martinez e Thomas a 2’ e 50”. E pure a raggiungere e disperdere, Georg Steinhauser, prima, e Nairo Quintana, poi, usciti in mattinata dal gruppo a cercare qualcosa che sapevano sarebbe stata assai difficile da raggiungere. Quintana però sorrideva pure lui. Ricorderà questo giorno, quello del suo ritorno a tra i nomi montani in un grande giro. L'ordine d'arrivo della 15a tappa del Giro d'Italia e la classifica generale
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