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Estero
Tre storie di ordinario antisemitismo in Francia
26-10-2024, 05:33
Il 7 gennaio 2015 era in vacanza a Casablanca quando i fratelli Kouachi assassinarono i suoi compagni di redazione, Cabu, Wolinski e le altre matite di Charlie Hebdo. Unica sopravvissuta della strage jihadista che decimò la redazione del settimanale francese, Zineb El Rhazoui è diventata in seguito una pasionaria della lotta contro l’islamismo, a tal punto da essere minacciata di morte. Ma dal 7 ottobre 2023 qualcosa è cambiato nella testa dell’ex giornalista di Charlie Hebdo. Israele? “Uno Stato islamico che ce l’ha fatta”, secondo le sue parole. Sul suo profilo X, Zineb El Rhazoui afferma che il premio Simone Véil del 2019 le è stato ritirato nel 2023 perché ha “denunciato il genocidio israeliano”. Lo scorso 15 ottobre, il ministro dell’Interno francese, Bruno Retailleau, ha annunciato di averla segnalata al procuratore della Repubblica per “apologia di terrorismo”, in seguito a una sua intervista rilasciata a inizio ottobre a Nouvelle Aube, antenna francese del quotidiano conservatore turco Yeni Şafak. “Non condanno il 7 ottobre”, ha detto Zineb El Rhazoui a Nouvelle Aube, definendo il pogrom antisemita di Hamas che ha provocato più di 1.400 morti “un atto di resistenza e di disperazione”. Il 21 ottobre, ossia sei giorni dopo la segnalazione del ministro dell’Interno, la procura della Repubblica ha aperto ai suoi danni un’inchiesta per “apologia di terrorismo”. Vietato l’ingresso La presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet, ha informato Ersilia Soudais, deputata della France insoumise (Lfi), il partito della sinistra radicale, che il suo assistente parlamentare, Ritchy Thibault, non potrà più accedere alla camera bassa del Parlamento per motivi di ordine pubblico. Ex gilet giallo, Thibault si è fatto conoscere dalla polizia a inizio ottobre per aver invocato “l’intifada” durante una manifestazione pro Palestina a Parigi. “L’unica via è l’intifada”, aveva dichiarato accanto ad altri esponenti dell’ultrasinistra e a rappresentanti dell’islam politico. Thibault, 20 anni, era stato subito segnalato alla procura della Repubblica per “incitamento all’odio, alla violenza e alla discriminazione”. Ma pochi giorni dopo, non pago, aveva definito i poliziotti “figli di Pétain”. Attacco che aveva spinto il ministro dell’Interno Retailleau a sporgere denuncia ai suoi danni per “ingiuria pubblica”. Il suo comportamento da agit-prop e la sua vicinanza ai gruppuscoli di estrema sinistra hanno convinto Braun-Pivet a fare leva sull’articolo 3 dell’ordinanza relativa al funzionamento delle assemblee parlamentari. Secondo la presidente dell’Assemblea nazionale, la presenza di Thibault non permette di garantire la sicurezza dell’emiciclo. Strade per i leader di Hamas Giovedì, a Poitiers, un’azione militante della sinistra comunista locale ha modificato i nomi di alcune strade in lode dei leader di Hamas. “Oggi, a Poitiers, alcune targhe toponomastiche sono state ribattezzate con i nomi dei leader di Hamas, in particolare quello di Ahmed Yassine, fondatore del movimento”, ha denunciato su X il prefetto della Vienne, il dipartimento di Poitiers. Quest’ultimo ha sollecitato “il procuratore della Repubblica per apologia di terrorismo, ai sensi dell’articolo 40 del codice di procedura penale”. L’azione è stata pubblicizzata sui social network dal Mouvement des jeunesses communistes de la Vienne con il nome di “Les rues de la resistance”, le strade della resistenza. Il collage militante, secondo le giustificazioni del movimento, “consisteva nel sostituire i nomi delle strade del centro di Poitiers con i nomi dei combattenti della resistenza palestinese, in occasione della manifestazione nazionale a Lannemezan per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah (militante libanese e della causa palestinese imprigionato in Francia da quasi quarant’anni)” prevista per questo sabato.
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