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Air India: Wall Street Journal conferma ''il comandante spense i motori, panico del co-pilota''
Ieri 17-07-25, 17:34
Tre secondi dopo il decollo dall'aeroporto di Ahmedabad, qualcosa di inconcepibile è accaduto nella cabina di pilotaggio del volo Air India 171. Il comandante Sumeet Sabharwal, 56 anni, ha mosso la mano destra verso la console centrale del Boeing 787 Dreamliner e ha interrotto il flusso di carburante ai due motori. Prima il sinistro, poi il destro. Un gesto volontario, rapido, preciso. In cabina, il primo ufficiale Clive Kunder, 32 anni, era ai comandi e stava eseguendo le delicate manovre iniziali del decollo. Le sue mani erano occupate, ma il suono inconfondibile del passaggio degli interruttori da “Run” a “Cutoff” non è passato inosservato. Lo stupore si è trasformato in panico in pochi istanti. Le registrazioni di bordo, ora al centro dell'indagine dell'NTSB americano, hanno immortalato ogni dettaglio di quei trenta secondi. Kunder chiede ripetutamente spiegazioni al comandante: «Perché l'hai fatto?», con una voce sempre più disperata. Sabharwal inizialmente nega, poi smette di rispondere. Intanto i motori, privati del carburante, iniziano a perdere potenza. Il primo ufficiale tenta l'impossibile: riavvia il primo propulsore dopo 10 secondi, il secondo dopo altri 4. Ma ormai l'aereo è troppo basso, e il tempo è finito. Il Boeing si schianta contro un edificio nella periferia della città. Si salva un solo passeggero. Muoiono 241 persone a bordo e 19 a terra. A distanza di settimane, la dinamica è ormai chiara. A confermare la versione già anticipata dal Corriere della Sera è arrivato anche il Wall Street Journal, che cita fonti investigative statunitensi con accesso diretto ai file audio. Tra queste anche Jennifer Homendy, presidente del National Transportation Safety Board, che ha ascoltato personalmente le registrazioni. La conclusione è netta: è stato il comandante Sabharwal a disattivare deliberatamente i motori. Un gesto che non lascia spazio a dubbi. Ma che solleva molte domande. Il rapporto preliminare diffuso dalle autorità indiane non menziona questo elemento. Si limita a indicare che gli interruttori si sono spostati da “Run” a “Cutoff”, senza spiegare come o perché. Una omissione che ora fa discutere e mette in imbarazzo gli investigatori locali. Boeing e GE Aerospace, rispettivamente costruttore dell'aereo e dei propulsori, risultano tecnicamente esclusi da responsabilità dirette. Ma la vicenda ha scoperchiato un problema ben più profondo: la salute mentale dei piloti, e i limiti del sistema nel monitorarla. Sumeet Sabharwal era considerato un comandante esperto, affidabile, con un passato senza macchie e una vita riservata. Era devoto al padre anziano, malato, e stimato da colleghi e vicini. Nessun segnale evidente faceva pensare a un rischio. Tuttavia, nelle ultime ore, un collega ha riferito che soffriva di depressione. Una condizione che, se confermata, apre interrogativi enormi su come sia stato possibile che un pilota in quelle condizioni fosse regolarmente in servizio. Clive Kunder rappresentava un'altra generazione. Giovane, appassionato, cresciuto con il sogno di volare, alimentato dalla madre, ex assistente di volo Air India. In cabina ha fatto tutto ciò che poteva. Ha reagito prontamente, ha cercato di riprendere il controllo. Ma era troppo tardi. Le sue parole, registrate dalle scatole nere, restano l'ultimo disperato tentativo di evitare la catastrofe. Le famiglie delle vittime chiedono verità. Air India ha aperto un'indagine interna. Ma intanto resta una certezza drammatica: non si è trattato di un guasto, né di un errore tecnico. A portare il volo AI171 alla fine è stato un gesto umano. Volontario. Forse lucido, forse frutto di un dolore nascosto. Ma comunque tragicamente reale.
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