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Moschee abusive come funghi, a Padova è caos. Cisint diffida il sindaco
Ieri 17-07-25, 22:15
A Padova est la situazione delle moschee abusive sta diventando preoccupante, nel giro di pochi chilometri ce ne sarebbero almeno tre, ed è per questo che l'europarlamentare Anna Maria Cisint ha scelto di prendere una posizione molto netta, passando per le vie legali, mandando una PEC in cui intima al Sindaco di ristabilire la legalità e porre fine all'illegittimo utilizzo di quella che era una galleria d'arte in mezzo ad una area residenziale. «Se non verrà chiuso immediatamente il centro islamico, adiremo le vie giurisdizionali. Da oltre dieci anni i residenti del quartiere Stanga vivono un dramma quotidiano: minacce, insulti, sguardi inquietanti rivolti alle figlie minorenni, notti insonni. Tutto questo avviene perché centinaia di persone si riversano nell'immobile di Via Turazza che ha una destinazione d'uso non idonea al culto, come il Comune stesso ha ammesso dopo il nostro accesso civico». Con l'atto formale viene quindi chiesto al Sindaco ad agire immediatamente per il ripristino della destinazione d'uso commerciale dell'immobile affinché disponga la chiusura della moschea irregolare. «In difetto, non esiteremo a rivolgerci alle autorità competenti, fino al portare il Sindaco davanti al giudice. Senza un'intesa con lo Stato, tutte le moschee sono potenzialmente irregolari e andrebbero messe al bando. Noi abbiamo dimostrato, a Monfalcone, che i sindaci possono e devono intervenire anche dal punto di vista degli strumenti urbanistici che hanno per tutelare la legalità e la sicurezza dei cittadini fino alla chiusura e, se necessario, alla requisizione dell'immobile», conclude la Cisint. Il messaggio che ha voluto mandare è molto chiaro, perché la diffida non proviene da lei solo in quanto europarlamentare, bensì anche come comune cittadina. Vuole dire a tutte quelle persone che non hanno intenzione di voltarsi dall'altra parte che esiste un modo per far rispettare le regole. Che esiste un modo per tutelare i nostri valori e le nostre radici. Si tratta di un modello replicabile in ogni comune in cui si vuole far prevalere l'ideologia rispetto al benessere dei cittadini.
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