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Al Processo Becciu il Papocchio vaticano sull'Appello di Diddi
Oggi 24-09-25, 11:26
Nuovo colpo di scena nel processo di appello perla compravendita dell'ormai noto «Palazzo di Londra» che si è aperto lunedì presso il Tribunale vaticano e che vede nuovamente sul banco degli imputati, tra gli altri, il Cardinale Angelo Becciu. Dopo l'istanza di ricusazione del promotore di giustizia Alessandro Diddi presentata dagli avvocati della difesa e ritenuta «ammissibile» dalla Corte presieduta da Mons. Alejandro Arellano Cedillo, nella seconda udienza, svoltasi ieri nella nuova aula giudiziaria del Palazzo Apostolico, i legali hanno presentato formale «eccezione di inammissibilità dell'appello proposto dal promotore di giustizia». Un'altra tegola, quindi, si abbatte su Diddi, assente in aula e impegnato a scrivere la memoria che entro tre giorni dovrà consegnare alla Cassazione vaticana–composta dai cardinali Farrell, Lojudice, Zuppi e Gambetti – nel tentativo di confutare il contenuto della richiesta di ricusazione che, se accolta dalla Suprema Corte cardinalizia, lo escluderebbe da questo secondo procedimento. Con questa nuova mossa in punta di diritto, gli avvocati della difesa puntano ad annullare l'impugnazione che anche il procuratore aveva fatto in merito alla sentenza di primo grado e se questa fosse ritenuta inammissibile per gli errori che i legali hanno evidenziato, passerebbero in giudicato anche tutte le assoluzioni del processo di primo grado. Per essere più chiari: sia le difese che il promotore di giustizia hanno impugnato la sentenza del processo di primo grado emessa a dicembre 2023 del tribunale allora presieduto da Giuseppe Pignatone. Nella seconda udienza del processo d'appello svoltasi ieri, gli avvocati del Cardinale Angelo Becciu e le altre difese hanno contestato il ricorso del procuratore Alessandro Diddi per motivi procedurali. Secondo il Codice di procedura penale vaticano, infatti, il ricorso in appello deve essere presentato entro tre giorni dalla sentenza di primo grado (emessa il 16 dicembre 2023) e le relative motivazioni entro otto giorni dalla stessa sentenza, basandosi esclusivamente sul dispositivo della sentenza e sul comunicato del Tribunale vaticano, ma non sulle motivazioni della sentenza stessa, pubblicate a fine ottobre 2024. In tal caso, le motivazioni possono essere integrate entro cinque giorni dall'inizio del processo d'appello. In alternativa, richiesta d'appello e motivazioni devono essere presentate entro cinque giorni dalla fissazione del processo di appello (indicata a marzo2025).Secondo le difese degli imputati, il promotore di giustizia avrebbe commesso errori sia nella forma (entro otto giorni dalla sentenza di primo grado ha presentato non vere e proprie motivazioni ma la sua requisitoria), sia nella tempistica (a quel punto non poteva depositare addenda alle motivazioni cinque giorni prima dell'inizio del processo d'appello, come hanno fatto gli avvocati, ma cinque giorni dopo la fissazione della sua data). La questione, seppur cavillosa, non è di poco conto: se la richiesta di appello del promotore di giustizia verrà respinta, come già accaduto secondo gli avvocati in precedenti processi, le assoluzioni in primo grado (il Tribunale ha condannato nove dei dieci imputati con assoluzioni per alcuni capi di imputazione) diventeranno definitive e il processo d'appello si concentrerà esclusivamente sulle condanne, riducendo di conseguenza la durata del processo. Su tutto questo dovrà esprimersi la Corte nella prossima udienza fissata per domani.
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