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Alfieri: «Riarmo? Non è l'evento del Pd. In piazza nella capitale posizione minoritaria»
Ieri 22-06-25, 18:22
«Quella di ieri non era la manifestazione del Partito Democratico». Non utilizza giri di parole Alessandro Alfieri, il capo della minoranza dem, intercettato dal Tempo. Parlando dell'adunata romana, organizzata da Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, chiarisce come non ci fossero “obblighi di partito” a partecipare: «Ognuno di noi – sottolinea - poteva decidere di prendervi parte o meno. Ci sono dei colleghi che ci sono andati e rispetto la loro scelta, così come ci sono tanti che hanno preferito non esserci». Alla nostra domanda, però, se il Nazareno avesse dato “libertà di scelta” alla propria comunità, il senatore evidenzia come la linea maggioritaria non sia certamente quella dei vari Scotto e Tarquinio: «Mi risulta che dentro il Pd ci sia una posizione minoritaria che non ha votato al sostegno all'Ucraina con ogni mezzo. Parliamo di poche persone. Il resto la pensa in modo differente». Smentita all'istante, quindi, l'unità del campo largo venduta in piazza dal compagno Fratoianni che parlava di coalizione più unita che mai sul "no" agli investimenti difensivi. Detto ciò, l'obiettivo della mozione, guidata dal parlamentare nato a Varese, non si basa sul chiudersi a riccio o isolare chi la pensa in modo diverso. «Siccome siamo i primi a chiedere che il partito sia plurale riconosciamo dignità a tutte le posizioni. Dopodiché è chiaro che una forza come la nostra ha una visione comune, ben definita e non discutibile». La stessa segretaria Elly Schlein, d'altronde, preferisce non sfilare a Roma con gli altri leader della coalizione. Sa bene, infatti, che su temi così delicati schierarsi in modo netto significherebbe rompere, in modo definitivo, con la parte riformista. Le parole di Lia Quartapelle che aveva invitato i propri colleghi a non partecipare all'evento organizzato dagli alleati o peggio quelle di Pina Picierno che parlava di «iniziativa strampalata di Conte» lasciano intendere come la questione "disarmo" potrebbe rappresentare la "classica goccia che fa traboccare il vaso". Tutti sanno che a Roma il clima non è tra i migliori. Tanti sono coloro che non si ritrovano a condividere la piazza con forze antisemite o vicine a derive fondamentaliste da cui il "centro della sinistra" si è sempre tenuto lontano. Oltre ai cosiddetti "rumorosi", ovvero coloro che manifestano apertamente il dissenso, esiste più di una semplice mozione silenziosa che non vede l'ora di sfruttare le crisi internazionali per riprendersi lo spazio perduto. Esempio emblematico la posizione di Lorenzo Guerini. Quest'ultimo, da giorni, non spende una parola sul Medio Oriente o sulle varie piazzate. Medesimo ragionamento vale per la Malpezzi o il De Luca di turno che sanno bene come cimentarsi in dichiarazioni azzardate vuol dire compromettere la loro riconferma in ottica politiche. Ancora più cauto il presidente del partito Stefano Bonaccini. Quest'ultimo, tra matrimoni e concerti vari, non vuole neanche sentire la parola "corteo". Gli ultimi suoi voti in Europa, d'altronde, non hanno convinto per niente i moderati che l'hanno sostenuto alle ultime primarie.</CW>
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