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Allarme droni, aeroporti bloccati in Scandinavia: cosa è successo e i sospetti dell'intelligence
Oggi 23-09-25, 14:44
Cresce la tensione nel nord Europa dopo gli sconfinamenti con i droni che nella serata di ieri hanno paralizzato due dei principali aeroporti della Scandinavia: quello di Copenaghen e quello di Oslo. A distanza di poche ore l'uno dall'altro, entrambi gli scali sono stati costretti a sospendere le operazioni per motivi di sicurezza, coinvolgendo oltre 20mila passeggeri e sollevando forti preoccupazioni in ambito politico, militare e diplomatico. A confermare la gravità della situazione è stato lo stesso premier danese Mette Frederiksen, che ha definito quanto accaduto “il più grave attacco alle infrastrutture critiche della Danimarca”. Frederiksen, pur mantenendo un tono prudente, non ha escluso che dietro all'azione ci sia la mano di Mosca. “Abbiamo visto droni in Polonia che non avrebbero dovuto essere lì. Attività simili in Romania. Violazioni dello spazio aereo estone. Attacchi hacker contro aeroporti europei durante il fine settimana. Ora tocca a Danimarca e Norvegia. È un attacco grave, e non si può escludere un coinvolgimento russo”, ha dichiarato il premier. La polizia danese, coadiuvata dalle forze armate, ha avviato un'indagine per chiarire l'origine e la natura dei droni avvistati. Secondo quanto riferito dal vice ispettore Jakob Hansen, si tratterebbe di due o tre droni di grandi dimensioni, avvistati nei cieli intorno all'aeroporto di Copenaghen. Gli inquirenti parlano di un “operatore capace”, probabilmente intenzionato a farsi notare, ma senza apparente volontà di arrecare danni diretti. Tuttavia, gli effetti sono stati evidenti: lo scalo danese è rimasto chiuso fino a mezzanotte e mezza, mentre quello di Oslo ha ripreso le attività solo dopo quattro ore. La polizia non ha voluto confermare il tipo esatto di velivoli né la loro provenienza, ma ha annunciato che saranno attuate “diverse misure” nell'ambito delle indagini, senza fornire ulteriori dettagli. Secondo l'intelligence danese, il Paese starebbe fronteggiando una “significativa minaccia di sabotaggio”. Flemming Drejer, direttore delle operazioni dei servizi di sicurezza, ha sottolineato: “Potrebbero non essere venuti per attaccarci, ma per metterci sotto pressione e vedere come reagiamo”. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha commentato l'accaduto, puntando il dito senza esitazioni contro la Russia. Durante un incontro con la direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva, Zelensky ha sottolineato come le continue violazioni dello spazio aereo da parte di Mosca stiano diventando una minaccia sistemica per l'intera Europa. Secondo la trascrizione ufficiale dell'incontro, pubblicata dalla presidenza ucraina, il presidente ha sottolineato che “se non ci sarà una risposta decisa da parte degli alleati a queste provocazioni – sia Stati sia istituzioni – la Russia continuerà le sue azioni aggressive, mettendo alla prova i Paesi europei e della Nato”. Finora, né i leader dell'Unione europea, né quelli della Nato hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche sulla vicenda. Tuttavia, cresce l'attesa per le parole del segretario generale dell'Alleanza Atlantica, che dovrebbe intervenire a margine di una riunione già programmata sulla recente attività dei MiG russi nei cieli estoni, ennesimo episodio che alimenta il timore di un'escalation ibrida ai confini orientali dell'Alleanza. La vicenda si inserisce in un contesto di crescente instabilità nell'area baltica e scandinava. Negli ultimi mesi, si sono moltiplicati gli sconfinamenti di droni in Polonia e Romania, così come gli episodi di cyberattacchi contro infrastrutture strategiche europee. La portata coordinata di questi eventi – fisici e digitali – rafforza l'ipotesi di una strategia deliberata da parte della Russia per testare le difese dell'Europa e della Nato, senza arrivare a una rottura diretta.
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