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Anche senza Sinner l'Italia c'è: domenica la terza finale consecutiva di Coppa Davis
Oggi 21-11-25, 21:25
No Sinner No Party? Niente affatto. L'Italtennis è ormai una realtà consolidata, con o senza il suo esponente di punta e, per il terzo anno consecutivo, approda in finale di Coppa Davis grazie alla coppia di singolisti composta da Matteo Berrettini e Flavio Cobolli. Ad attenderla domenica la vincente tra la Spagna, priva di Alcaraz, e la Germania di Sascha Zverev. Dopo aver liquidato l'Austria nel primo atto delle fasi finali di Bologna, sempre con le medesime firme d'autore, l'Italia mantiene il percorso netto: 2-0 anche al Belgio di Collignon e Bergs. Come accaduto nei quarti di finale, non c'è stato bisogno di stressare l'affidabilissimo duo doppista Vavassori-Bolelli. Una sfida che ci vedeva favoriti già dalla vigilia, ma che poteva nascondere delle insidie visto il buon periodo di forma dei due avversari. Il tennista romano, finalista a Wimbledon nel 2021 ma reduce dall'ennesima stagione travagliata a livello di infortuni, si è imposto in due set – 6-3, 6-4 in un'ora e mezza – nei confronti del 23enne Raphael Collignon, poco avvezzo a palcoscenici di tale peso specifico. Mentre Cobolli, che quest'anno ha compiuto un deciso salto di qualità che l'ha portato addirittura nei primi venti giocatori del mondo, ha sudato le fatidiche sette camicie per avere la meglio di un Zizou Bergs – 6-3, 6-7 (5), 7-6 (15) in oltre tre ore - in grado di sfornare una prestazione di grande personalità in un contesto ambientale infuocato visto il tifo incessante della SuperTennis Arena di Bologna Fiere. “Scusate, me la sono complicata da solo”: Berrettini fa autocritica, ma salgono a dieci le sue vittorie di fila con la maglia della nazionale. L'ultima sconfitta risale addirittura a 6 anni fa, era la Davis del 2019 e di fronte c'era il talento canadese Shapovalov. Una partita, quella contro il numero 86 del ranking Atp, che ha anzitutto rispolverato un “Martello” tirato a lucido, dopo quello un po' più incerto che nel primo round di mercoledì aveva sofferto nel secondo set con il n.177 Rodionov. Tant'è che sarebbe potuta finire anche molto prima se Matteo non avesse avuto un mezzo passaggio a vuoto sul 2-1 e servizio nel secondo parziale. Berrettini però ha trasformato in energia positiva il fragore del pubblico e della propria panchina nel momento di difficoltà, e ha avuto la forza di ristrappare il servizio all'avversario nel momento decisivo. Una prova convincente, che può solo generare ulteriore fiducia in vista della finale di domenica. Molto più arduo il compito del fiorentino di sfegatata fede romanista – l'esatto contrario di Berrettini – Flavio Cobolli. Un match che dopo un primo set portato in cascina abbastanza agilmente, si è rivelato invece una lotta al cardiopalma tra due agonisti di prim'ordine. Grazie a un tiebreak giocato ai limiti della perfezione, Bergs è riuscito a trascinare al terzo e decisivo set il campione di Bucarest e Amburgo 2025, apparso un po' sottotono dal punto di vista fisico. Cobolli però è mentalmente granitico e, nonostante i sei match point annullati dal suo avversario e altri sette cancellati al belga dall'italiano, compie l'impresa di portare all'Italia il secondo e determinante punto chiudendo un tiebreak da libro di storia 17-15. Tutti in pena per l'assenza di Sinner e, ad onor di cronaca, anche dell'altro protagonista delle Finals di Torino, Lorenzo Musetti. Ma alla fine la forza del tennis italiano a livello mondiale si misura dalla capacità dei propri giocatori di essere attaccati al gruppo e alla maglia. Merito di capitan Volandri e di una Federazione che valorizza sempre di più il movimento nel paese. Un Paese che, ora, si gioca la possibilità di alzare la celebre “insalatiera” per la terza volta di fila. L'Italia è sempre più “tennissiana”, e non solo “sinneriana”, senza nulla togliere al campionissimo di Sesto Pusteria.
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