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Bertinotti smaschera il giochino di Schlein: quando si ricorda dell'antifascismo...
04-08-2024, 14:01
«Sbagliato ricordarsi dell'antifascismo solo in determinate occasioni. Dovrebbe essere la quotidianità. La sinistra alzi la voce sul sociale, dove s'intravede una classe dirigente inadeguata». A dirlo Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera e già leader di Rifondazione Comunista. Nel 44esimo anniversario della strage di Bologna è stato ricordato come i leader di quel tempo ebbero un atteggiamento più che responsabile nell'abbassare i toni. È d'accordo? «Lo scontro tra destra e sinistra, allora, fu durissimo. Peggio ancora negli anni 70. Non c'è stata alcuna convergenza, se non quella repubblicana contro il terrorismo. Il conflitto, anzi, si contraddistinse per una violenza inaudita». I colloqui clandestini tra Almirante e Berlinguer, però, sono una pagina di storia… «È una visione edulcorata della storia. Si confonde un gesto di umana pietà, il fatto che Almirante al funerale di Berlinguer saluta la sua salma, con un confronto politico, invece, molto netto e aspro. Molto chiare, in tal senso, le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha detto chiaramente come Bologna è stata teatro di una spietata strategia eversiva neofascista, nutrita di complicità annidate in consorterie sovversive, che hanno tentato di aggredire la libertà conquistata dagli italiani. A evidenziarlo non un esponente dell'estrema sinistra, ma chi ha avuto tutto un altro trascorso politico». Che idea si è fatto, invece, rispetto alle parole della premier? «È chiaro come il presidente del Consiglio non riesca a dire parole inequivoche. Basta confrontare le sue dichiarazioni con quelle del Capo dello Stato. La premier parla di sentenze che attribuiscono una certa verità. C'è, dunque, una ritrosia che non fa bene alla salute della democrazia. Detto ciò, da qui a parlare di ritorno al fascismo è un'esagerazione». Siamo di fronte, dunque, alla solita polemica strumentale? «C'è stato un intervento da parte del presidente dell'associazione delle vittime che ha detto delle cose, alcune delle quali possono essere condivisibili o meglio assodate storicamente, altre invece sono molto discutibili. Non capisco perché la valutazione di questa uscita, poi, venga traslata su cosa fa la sinistra. Su questo terreno, a mio parere, non si può essere infastiditi dell'antifascismo. Mi pare una delle poche doti e donazioni di cui dispone questa parte politica. Stiamo parlando di una cultura dettata dalla Costituzione, dalla Repubblica. A dirlo chi appartiene alla generazione delle magliette a strisce. Allora l'antifascismo non si faceva attraverso le note stampa, ma con la rivolta. Non dimentichiamo quella di Genova contro il congresso del Movimento Sociale Italiano concesso dal governo Tambroni, quando fu un tale Pertini ad accendere la miccia». Detto ciò, ritiene siano stati commessi errori dai progressisti in questa vicenda? «Ritengo che i commenti, le polemiche debbano restare alla politica. Chi, invece, è espressione di una tragedia dovrebbe avere un ruolo diverso. In tal senso, fondamentale avere rispetto e sentirsi parte di un dolore, che non deve mai essere dimenticato». Qualcuno, intanto, si ricorda della parola “antifascismo” solo in determinate occasioni. Non dovrebbe essere, al contrario, l'ordinarietà? «L'antifascismo dovrebbe essere il pane quotidiano. Sbagliato parlarne un giorno all'anno. Dalla Costituzione, è sempre stato un terreno di lotta antipolitica obbligatorio. Dovrebbe essere a prescindere la religione civile del Paese. Stiamo parlando di un qualcosa che dovrebbe essere scontato. La sinistra dovrebbe concentrarsi altrove». Perché, allora, ritorna sempre su questo tema? «Se c'è una parte che non lo accetta, per forza si va al conflitto. L'antifascismo, però, dovrebbe chiamare alla lotta, non ai comunicati. Detto ciò, ritengo che il terreno su cui la sinistra debba fare uno sforzo è quello della lotta sociale. Siamo di fronte a una crisi drammatica, a un impoverimento generale, a una disperazione senza precedenti, in cui la stessa schiavitù è ritornata d'attualità. Su tali questioni vorrei sentire qualche parola. Nessuno, invece, dice nulla. Siamo di fronte a un'inadeguatezza della classe dirigente, mentre la popolazione, che lavora, continua a essere colpita in modo duro».
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