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Borseggiatrici scatenate a Roma, la rivolta delle vittime tra risse, sputi e treni bloccati
Oggi 11-08-25, 07:41
«A causa della presenza di borseggiatori, si invitano i passeggeri a prestare la massima attenzione». Chi utilizza la metropolitana per muoversi nella Capitale conoscerà di certo a memoria questo annuncio, ripetuto come un mantra dalla voce artificiale degli altoparlanti sparsi ovunque nelle stazioni. Un annuncio che, detta fuori dai denti e a voler essere onesti, la fa un po' troppo facile; come se davvero bastasse prestare attenzione per non farsi rapinare e come se farsi rapinare fosse poi l'unico guaio che ti può capitare nei treni sotterranei di Roma. Il caos totale che si è scatenato nella tarda serata di venerdì alla fermata della linea A di Barberini è emblematico di quanto la presenza ormai fuori controllo di borseggiatori, rapinatori e ladruncoli di varia schiatta nelle stazioni della metro ormai è un'emergenza. E pure di quanto questa emergenza sia diventata per i passeggeri una malinconica consuetudine, una selvaggia quotidianità. Ecco la sequenza degli eventi andati in scena quella sera. Intorno alle ore 22 la fredda voce dell'altoparlante annuncia il blocco dei treni sul tutta la linea, causa guasto tecnico (l'altra linea, la B, era già sospesa dalla mattina); prime scene di trambusto: la banchina si fa sempre più piena, le persone – ignare del problema – continuano ad arrivare, fa molto caldo e le scosse di nervosismo iniziano fatalmente a vibrare nell'aria sempre più tesa. Dopo circa un quarto d'ora, la voce metallica, tra un avviso sui borseggiatori e un altro, comunica finalmente che il servizio è ripreso e che il primo treno arriverà entro pochi minuti. Bene, la tensione si placa, gli sbuffi diminuiscono e pure la frequenza dei ventagli rallenta sensibilmente. Ed ecco finalmente il treno: i freni fischiano, il convoglio rallenta e gli «utenti», come vengono chiamati oggi, iniziano a vedere con più concretezza la possibilità di tornare a casa (per chi era uscito da lavoro) o in albergo (per chi, tapino, era in vacanza). Così le porte automatiche si aprono e in un secondo viene sputato fuori a tutta velocità un gruppo di giovani ragazze, che escono come proiettili dai vagoni: sono borseggiatrici, ormai tutti le conoscono. Subito dopo di loro, due o tre ragazzi, turisti probabilmente, della grandezza circa di un armadio, che provano ad inseguirle dopo essersi accorti di essere stati rapinati. È il caos più totale. Le giovani ladre provano a farsi disperatamente largo a spintoni tra la gente ammassata sulla banchina, una moltitudine eterogenea di diafane turiste biondissime e immigrati esausti dal doppio turno di lavoro in cucina e stoici pellegrini attempati madidi di sudore. E lo stesso fanno gli inseguitori; grida, strepiti, qualcuno cade a terra, qualcun altro urla di paura, altri ancora inveiscono un po' contro i ragazzi un po' contro l'azienda. E mica è finita qua. Qualcuno del gruppo delle borseggiatrici, davanti all'impossibilità di scappare velocemente, avrebbe rotto un vetro del treno, così da aumentare lo scompiglio e coprire meglio la fuga: una tecnica consolidata, la cui parte più importante consiste poi nel bloccare le scale mobili premendo il pulsantone antipanico. Intanto però interviene la sicurezza, che a fatica blocca i ragazzi e pure qualche ladra, ma ormai è tardi, l'entropia è totale. Un uomo tira una bottiglietta di acqua verso uno degli inseguitori, epperò centra in pieno una giovane ragazza che nulla aveva a che fare con la gazzarra in atto. In tutto questo triste parapiglia, le persone normali provano a risalire in superficie, ma è impossibile: troppa calca, scale mobili bloccate, agitazione diffusa. Quando le borseggiatrici riescono a fuggire, tutto si placa: i passeggeri, dopo decine di minuti, riescono finalmente a defluire, anche perché il traffico dei treni è stato nuovamente bloccato. Al di là dell'episodio in questione, il vero problema è che queste non sono affatto situazioni straordinarie: accadono tutti i giorni, specie nelle fermate più centrali (Spagna, Barberini, Termini), dove i turisti da rapinare sono di più. E tutti i giorni a scatenare questi piccoli inferni quotidiani sono sempre loro, borseggiatori e borseggiatrici, di etnia rom o di origine sudamericane poco importa, il cui volto ormai conoscono tutti gli sventurati habituè delle metropolitane romane. Sempre gli stessi e sempre le stesse, che impunemente proseguono a svolgere il proprio ruolo di agenti del caos.
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