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Caccia al misterioso Maurizio legato al fiume di contanti usciti dai conti dei Sempio
13-10-2025, 07:59
È caccia a «quei signori lì» per ricostruire il giro di soldi e carte secretate che ha portato all'archiviazione di Andrea Sempio nell'inchiesta del 2017 sull'omicidio di Garlasco. E spunta il nome di Maurizio, un uomo la cui identità è al momento ignota, ma sul quale si stanno concentrando le attenzioni degli inquirenti, visto che nelle intercettazioni dell'epoca sono proprio i Sempio a nominarlo, senza mai pronunciarne il cognome, riferendosi a un incontro nei giorni caldi in cui dal loro conto usciva il fiume di contanti svanito nel nulla. Una circostanza che ha acceso i sospetti dei carabinieri del Reparto Operativo di Milano e dei finanzieri di Brescia e Pavia, i quali stanno facendo luce sulla corruzione in atti giudiziari contestata all'ex procuratore aggiunto Mario Venditti che archiviò Sempio in tempi record, seguendo i soldi, quei 35mila euro ritirati in contanti sotto soglia per evitare la tracciabilità, e le persone, coloro che si sono prestate al passaggio di denaro e chi avrebbe fornito all'indagato le carte secretate del fascicolo. Non è un caso che molte delle domande fatte lo scorso 26 settembre a papà Giuseppe e mamma Daniela si siano focalizzate sulla destinazione dei 35mila euro cash, che i genitori hanno chiarito essere in realtà circa 60mila dati agli avvocati. «Ci dicevano che servivano per avere le carte», dice a verbale la mamma di Sempio. Ma i quesiti hanno riguardato anche il fatto che i legali e la famiglia avessero a disposizione informazioni sull'indagine che non avrebbero potuto conoscere, perché coperte da segreto, come la consulenza del genetista di Alberto Stasi, Pasquale Linarello, che associava il Dna sulle unghie di Chiara Poggi a quello di Andrea. È in quel contesto che gli investigatori mettono i genitori di fronte a un'intercettazione delle 12.03 del 10 febbraio, ore prima dell'interrogatorio davanti a Venditti, al quale, secondo gli inquirenti, Sempio si sarebbe presentato conoscendo in anticipo le domande. «È venuto il Maurizio tutto sottovoce: ma perché non hai preso Tizzoni di avvocato? Ho detto: perché Tizzoni è già l'avvocato... dei Poggi... viene là tutto sottovoce, poverino». «Eh, ci sono rimasto tanto male per tuo figlio, mi ha detto, povero Maurizio», sono le parole di Daniela al marito, che gli investigatori leggono alla donna. «Può spiegare il significato di tale dialogo, specificando chi sia Maurizio», domandano. «Non so chi sia Maurizio, l'unico Maurizio che conosco è Mangiarotti, che è il cugino di mio marito. L'unico Maurizio che mi viene in mente adesso è lui, non ne conosco altri quindi non saprei dire», risponde la Ferrari. A quel punto le mostrano l'informativa del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Milano «datata 07.07.2020 in fotocopia, con timbro di ricezione della Procura di Pavia del 09.07.2020» sequestrata in casa Sempio il 14 maggio, chiedendole perché avesse quella nota, ma Daniela svia. Infine le mettono davanti le sue dichiarazioni a Le Iene sull'avvocato Gian Luigi Tizzoni, quando alla domanda se Daniela sapesse se «Tizzoni potrebbe aver passato gli atti a Lovati prima dell'interrogatorio di Andrea», lei aveva risposto «sì, sì. Io ti dico: a noi... non so se glieli ha dati a pagamento o gratis o che... io ti dico e non ti racconto una balla, te lo posso giurare su mio figlio, noi di avvocati abbiamo speso 60mila euro». Agli inquirenti che chiedevano di spiegare, Daniela assicura: «Questo Alessandro De Giuseppe de Le Iene ha raccontato un mare di balle. Quelle che avete sentito possono essere balle che ho raccontato io, anche perché De Giuseppe mi aveva assicurato che la nostra conversazione sarebbe rimasta riservata». I militari ribattono: «Scusi ma allora è una balla anche che ha pagato 60mila euro di avvocati». Daniela replica: «No, assolutamente, c'è anche la Finanza che lo certifica». «Quindi è una balla solo la parte su Tizzoni ed il resto no? La sua risposta alla domanda di De Giuseppe è stata sì senza alcuna esitazione», puntualizzano. «Assolutamente, gli ho raccontato una balla. Io non ho mai visto Tizzoni passare carte a mio figlio, o a Lovati. Io a Tizzoni non l'ho mai incontrato», insiste. Gli inquirenti chiedono dellìavvocato dei Poggi pure al marito Giuseppe, domandando se lo conosce. «I suoi genitori abitavano a Garlasco. L'ho conosciuto per caso, portando in giro i nostri rispettivi cani per Garlasco», dice il papà di Sempio. Gli contestano anche l'appunto Venditti Gip archivia per 20, 30 euro. «"Dovrebbe essere una previsione di spesa che avevamo fatto noi in casa, su quanto avremmo dovuto pagare agli avvocati alla fine della faccenda... avevamo stimato di fare questa spesa se si fosse arrivati all'archiviazione». Gli inquirenti replicano: Però lei non scrive «se si arriva all'archiviazione», ma scrive «Venditti archivi». E Giuseppe: «Noi pensavamo comunque di arrivare all'archiviazione».
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Il Tempo
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