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Caccia alle impronte sulla spazzatura dei Poggi: su cosa lavorerà il dattiloscopista
Ieri 22-07-25, 17:52
E' fissata per domani, mercoledì 23 luglio alle ore 11, l'udienza in Tribunale a Pavia davanti alla giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli per conferire l'incarico al dattiloscopista Domenico Marchigiani e formulare il quesito per procedere - nell'ambito dell'incidente probatorio sull'omicidio di Chiara Poggi - all'estensione degli accertamenti "mediante tecniche di laboratorio idonee alla esaltazione di eventuali impronte latenti su 'etichetta in carta arancione Estathé', 'sacchetto spazzatura', 'sacchetto biscotti' e 'sacchetto cereali'" si legge nel provvedimento della giudice firmato lo scorso 17 luglio e in possesso dell'Adnkronos. Si tratta di parte della spazzatura su cui i consulenti del nuovo indagato Andrea Sempio, del condannato Alberto Stasi e della famiglia della vittima hanno già lavorato con la genetista Denise Albani, incaricata dalla giudice, per trovare possibili Dna lasciati sul pattume presente nella villetta la mattina del 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi è stata uccisa. I risultati della genetista, che confluiranno in una relazione, restituiscono finora solo tracce genetiche della vittima (sul Fruttolo e sui sacchetti) e dell'allora fidanzato Stasi (sulla cannuccia della bevanda al gusto pesca). Ora la perizia dattiloscopica potrebbe confermare che a maneggiare quegli oggetti sia sempre stata la coppia di fidanzati. Sui reperti finora analizzati non c'è traccia del nuovo indagato che deve rispondere dell'omicidio in concorso - con "altri soggetti o con Alberto Stasi", l'allora fidanzato condannato a 16 anni di carcere - per aver ucciso la ventiseienne "con reiterati colpi inferti con un corpo contundente", cioè una sola arma, come si legge nel capo di imputazione. A più di un mese dal via all'incidente probatorio nessuna delle 60 impronte (prive di sangue) trovate nella villetta di Garlasco è riconducibile al trentasettenne. Da esaminare restano i frammenti di unghie della vittima dove, secondo la difesa di Stasi e la Procura di Pavia, ci sono due Dna maschili di cui uno attribuibile a Sempio. Si tratta di approfondimenti che verranno svolti dagli esperti solo sulla carta: le unghie sono state interamente utilizzate durante la perizia affidata dai giudici dell'appello bis al genetista Francesco De Stefano. Il perito, con il parere positivo dei consulenti (anche di Stasi), stabilì che la traccia genetica non era attribuibile a nessuno.
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