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Ora i pm puntano sulle "impronte latenti". Dal Fruttolo al capello, cosa sappiamo
Oggi 26-06-25, 15:35
Sul Fruttolo c'è il Dna di Chiara Poggi, sull'Estathè invece c'è la traccia di Alberto Stasi, l'allora fidanzato e unico condannato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco. Sono i primi risultati genetici - anticipati da Il Tempo - dell'incidente probatorio sulla spazzatura mai analizzata in casa Poggi. Gli esiti finora raggiunti dalla genetista Denise Albani, scelta come perito dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli, insieme al dattiloscopista Domenico Marchegiani, non offrono appigli all'inchiesta della Procura di Pavia che ha riaperto il caso e ha indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già archiviato otto anni fa. E ora la Procura di Pavia, in base ai primi riscontri effettuati durante l'incidente probatorio sui reperti trovati nella pattumiera della villetta di Garlasco dove il 13 agosto 2007 è stata uccisa Chiara Poggi, ha chiesto ai periti "che sui reperti 'etichetta in carta arancione Estathè', sacchetto spazzatura, sacchetto biscotti e sacchetto cereali sia effettuata l'esaltazione delle impronte digitali latenti". Nella memoria firmata due giorni fa dai pm Giuliana Rizza, Valentina De Stefano e Stefano Civardi - in possesso dell'Adnkronos - viene chiesto che la ricerca avvenga "con modalità dattiloscopiche che saranno concordate tra i periti e i consulenti tecnici nominati, trattandosi questa - diversamente dalla successiva ed eventuale attività di comparazione - di attività di natura irripetibile soggetta a modificazione non evitabile a causa del tempo trascorso". Alla ricerca di impronte sugli oggetti mai analizzati si associa la difesa di Stasi, mentre i consulenti del nuovo indagato Andrea Sempio continuano a nutrire perplessità sulla conservazione del pattume, tenuto in casa e sequestrato solo otto mesi dopo il delitto della ventiseienne. Intanto il capello trovato nel pattume "non è stato ancora analizzato" fa sapere un addetto ai lavori. Il tema impronte resta centrale anche rispetto alla "traccia 10" trovata sulla parte interna della porta d'ingresso della villetta che per gli inquirenti è la traccia dell'assassino. La Procura esclude che sia di Sempio o di Stasi, ma la difesa del condannato ha chiesto ulteriori approfondimenti rispetto alla presenza (esclusa da tutti i test) di sangue. Il genetista Ugo Ricci, consulente di Stasi, ha chiesto di indagare l'impronta con una tecnica particolare, richiesta a cui si oppongono i consulenti della famiglia Poggi chiedendo che su ogni traccia si proceda con la stessa metodologia per non creare diversità che potrebbero comportare poi problematiche nella lettura dei dati. In ogni caso le prime evidenze non sembrano preoccupare difesa e consulenti di Sempio. "I primi risultati emersi dalle analisi confermano quanto già ribadito più volte dal mio assistito Andrea Sempio, e cioè che egli non è mai entrato in quella casa il 13 agosto 2007. Siamo fiduciosi e attendiamo che i periti e i consulenti di parte svolgano e completino il proprio lavoro", afferma all'Adnkronos Angela Taccia, legale di Andrea Sempio, indagato per l'omicidio (in concorso) di Chiara Poggi. I primi esiti dell'incidente probatorio, confermati da più addetti ai lavori, sono che il Dna trovato sui reperti presenti nella spazzatura della villetta di via Pascoli a Garlasco sono riconducibili nella quasi totalità alla vittima e in parte a Stasi.
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