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Che facce di Salis, la pasionaria salva per un voto accuse al Ppe. Tajani: "Calunnie"
Oggi 08-10-25, 07:30
Un grido di gioia si alza dai banchi della sinistra nell'aula del parlamento europeo. Ilaria Salis scatta in piedi, braccio alzato e pugno chiuso. Per lei è già pronto un mazzo di fiori che sventola festante. L'assemblea le ha appena confermata l'immunità con cui viene sottratta al processo di Budapest che la vedeva accusata di lesioni personali ai danni di un militante di estrema destra. Una votazione sul fino di lana, qualcuno direbbe di «corto muso»: è finita 306 contro 305. Un solo voto di scarto, quasi impensabile alla vigilia, nonostante non fossero un mistero le manovre sotterranee per salvarla. Un'intesa tra Socialisti (S&D) e Popolari (Ppe) di cui si è parlato per giorni. Con un piccolo episodio che avrebbe potuto cambiare tutto. Un eurodeputato ceco del Ppe, Tomas Zdechovsky, si è sbagliato nella votazione e il collega tedesco Marcus Ferber ha chiesto di poter ripetere tutto. Ma la presidente Roberta Metsola, senza ricorrere al «Var», ha respinto la richiesta. Per Salis questa è «la vittoria contro l'antifascismo», dichiara orgogliosa davanti ai microfoni. E già pensa alla festa serale: «Offro io», dice agli amici. La realtà è un po' diversa. Se l'ha scampata è merito del voto segreto e di un fragile accordo che all'ultimo ha rischiato di saltare. Alla fine hanno votato 628 eurodeputati, 14 gli astenuti e 92 gli assenti, rivelatisi determinanti. L'eurodeputata di Avs sulla carta poteva contare su 312 voti (Ppe, S&D, Renew, Verdi e The Left). In teoria, a votare contro l'immunità avrebbero dovuto essere in 378 (Ecr, Patrioti, Ppe e sovranisti di Esn). Tra i corridoi dell'Eurocamera c'è la convinzione che i franchi tiratori vadano cercati nel Ppe. Sarebbero una settantina. Tra gli «accusati» finiscono soprattutto le delegazioni polacca (una ventina di eurodeputati), ungherese e romena. Ma anche un pezzo dei popolari tedeschi, almeno una quindicina. Difficile avere certezze, anche se la fuga dall'aula nelle fila del centrodestra europeo è evidente. Basti pensare che alla votazione seguente i presenti sono subito saliti: 638. In quella successiva sono schizzati a 650. Le polemiche non potevano mancare. Per il leader della Lega, Matteo Salvini, è «una vergogna, Salis è stata salvata dal trucchetto del voto segreto, richiesto dai gruppi di sinistra. Anche qualcuno che si dice di centrodestra ha mancato di parola e ha votato per salvare la signora Salis dal processo». La vicesegretaria ed eurodeputata della Lega Silvia Sardone è ancora più precisa: «Mancano all'appello decine di voti del Ppe. Il voto è segreto, ma non ci sono dubbi che sia stato il Ppe, di cui Forza Italia fa parte, a salvare Salis. Anche al netto degli assenti, sono 40 i franchi tiratori». Per Stefano Benigni, deputato e vicesegretario di FI, si tratta di «accuse del tutto infondate, la delegazione di Forza Italia era al completo e ha votato compatta, mentre tra i Patrioti si sono registrate 15 assenze su 84, tra cui un eurodeputato della Lega». Il leghista assente in realtà, fa sapere il Carroccio, era malato. Qualcuno, come Flavio Tosi, si diverte a snocciolare percentuali: «Gli assenti tra i Patrioti erano il 18%, in Ecr il 9% e nel Ppe l'8%». Netto il leader azzurro Antonio Tajani: «Non accettiamo calunnie e insulti». Mentre il leghista Roberto Vannacci preferisce non puntare il dito contro i Popolari: «Il voto era segreto, io non accuso nessuno se non sono sicuro. La vergogna è l'umiliazione della giustizia da parte della sinistra». Qualcuno ha provato a tirare in ballo anche presunte defezioni in FdI, rispedite subito al mittente da Carlo Fidanza: «Sono illazioni senza logica. Noi abbiamo votato compatti per la revoca». Lapidario il primo ministro ungherese Viktor Orban: «Bruxelles protegge i suoi contro lo Stato di diritto: Péter Magyar e Ilaria Salis, membro di un gruppo terrorista»
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