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Chi non ascolta il popolo rischia di essere travolto
Oggi 08-05-25, 12:12
L'Europa è un laboratorio politico in fermento, e il voto del 6 maggio 2025 per il cancelliere tedesco Friedrich Merz è la punta di un iceberg neanche tanto sommerso. Dal primo turno in Romania ai sondaggi francesi, dalle presidenziali polacche alle elezioni portoghesi del 2025, il Vecchio Continente è attraversato da un'onda populista che rimodella gli equilibri: questo è il tema vero sul tappeto. In Germania, la Cdu/Csu (28,6% alle elezioni di febbraio) e l'Spd (16,4%) reggono una Grosse Koalition fragile. Il primo voto per Merz ha rivelato crepe, con 18 franchi tiratori, forse irritati dal flirt di gennaio con l'Afd su una mozione anti-immigrazione. L'Afd, al 20,8% a febbraio ma oggi nei sondaggi intorno al 25% (con punte oltre il 30 in diverse regioni), resterà quasi sola all'opposizione, con elevata probabilità di trarne vantaggio. In Romania, il primo turno presidenziale (4 maggio) segna l'ascesa di George Simion (Aur), al 29%, contro Crin Antonescu (26%) e Nicusor Dan (23%). Il ballottaggio del 18 maggio sarà uno scontro tra sovranismo e europeismo. Dopo l'annullamento del voto 2024 per brogli, l'Aur sfrutta inflazione e crisi per sedurre i disillusi. La Francia guarda al 2027 con Le Pen o Bardella in testa nei sondaggi (36-38% al primo turno). Il Rassemblement National, dopo il 32% alle legislative 2024, cavalca il caos macroniano. La culla dell'europeismo si scopre tentata da un nazionalismo che non è più tabù. In Polonia, le presidenziali di maggio 2025 oppongono Rafal Trzaskowski (Piattaforma Civica) a Karol Nawrocki (Diritto e Giustizia). È un referendum: Europa liberale o Polonia conservatrice? Tusk scommette su Trzaskowski per blindare il suo europeismo, ma il PiS, radicato, non cede. La presidenza Ue polacca, iniziata a gennaio, rende il voto cruciale per Bruxelles. Il Portogallo, con le elezioni anticipate del 18 maggio, riflette lo stesso malessere. Dopo la caduta del governo Montenegro per uno scandalo, Chega di André Ventura sale oltre il 15% nei sondaggi, terzo dietro socialisti e AD. La sua retorica antisistema, gonfiata dai social, intercetta la rabbia di un elettorato stanco. Cosa unisce questi scenari? L'Europa cambia pelle. La destra, dal pragmatismo di Merz al sovranismo di Le Pen e Simion, guadagna terreno. Crisi economica, immigrazione e sfiducia in Bruxelles alimentano i populismi. Il Ppe, pur egemone, deve guardare a destra per sopravvivere. Socialisti e liberali, invece, perdono colpi in un continente polarizzato. Ursula von der Leyen, riconfermata alla Commissione, guida un'Europa frammentata, dove popolari e conservatori votano spesso insieme. Il 2025 sarà un bivio: se la destra continuerà a crescere, l'Ue dovrà ripensarsi. Il popolo chiede ascolto, e chi non lo capisce rischia di essere travolto.
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