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Cnpr forum, ridurre le disuguaglianze in un'Italia "a più velocità"
Oggi 09-06-25, 10:51
“Esiste una strategia nazionale per le aree interne che punta a rafforzare mobilità, trasporti, istruzione e sanità. Le nuove tecnologie sono un alleato prezioso: serve investire e credere nell'innovazione digitale, che può davvero ridurre le distanze, sia fisiche che sociali. In molte aree interne, isole e zone del Sud Italia, persistono ancora troppe “aree bianche”, dove gli operatori delle telecomunicazioni non investono a causa dell'alto rapporto tra costi e utenti. In queste zone, le connessioni lente penalizzano anche servizi essenziali come quelli di emergenza. Le tecnologie satellitari possono colmare questo divario in ogni condizione, rendendo possibile lo sviluppo concreto della telemedicina e della didattica a distanza. Altro tema centrale è quello delle competenze: serve potenziarle su tutto il territorio, e per farlo sono necessarie infrastrutture digitali affidabili. L'evoluzione tecnologica richiede aggiornamento costante, oggi sempre più accessibile anche da remoto. Penso, ad esempio, alle opportunità offerte dall'intelligenza artificiale”. Lo ha dichiarato Andrea Mascaretti, (Fratelli d'Italia), vicepresidente della Commissione Parlamentare sul Federalismo Fiscale, intervenuto nel corso del Cnpr forum “Italia a più velocità: la mappa delle nuove diseguaglianze” promosso dalla cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca. Sulla disomogeneità territoriale punta il dito Ylenia Zambito (Partito Democratico), segretario della Commissione Affari sociali e lavoro a Palazzo Madama: “La riduzione delle diseguaglianze credo sia la sfida che definirei priorità zero. L'Italia è competitiva, la vivibilità è migliorata, l'economia cresce di più, e ci possono essere più opportunità per tutti se questa crescita è omogenea sull'intero territorio nazionale. Siccome non è così da moltissimi anni, cercare di ridurre le diseguaglianze deve essere l'obiettivo principale di chiunque governi in questo Paese. Nella scorsa legislatura tutti i finanziamenti che sono stati ottenuti, soprattutto con i fondi di coesione e in particolar modo con il Pnrr, sono stati orientati e programmati per essere utilizzati a ridurre questo divario nella Sanità, migliorando la medicina territoriale. Ma lo stesso concetto va declinato anche sulla scuola pubblica che deve essere inclusiva e di qualità ovunque; serve inoltre un patto per il lavoro ed uno per la mobilità che favoriscano le infrastrutture sostenibili, l'accesso all'occupazione dignitosa anche nei territori più marginali. Partendo da quello che è stato fatto nella scorsa legislatura dovremmo continuare su quella strada”. Secondo Alessandro Cattaneo, parlamentare di Forza Italia in Commissione Trasporti alla Camera, “negli ultimi tempi le distanze sono mutate. Il Sud è cresciuto più del Nord come pil e la forbice inizia a restringersi con una interessante inversione di tendenza rispetto agli ultimi decenni. Questo grazie a misure che abbiamo introdotto come le Zone Economiche Speciali, le infrastrutture come il progetto sui porti, l'alta velocità Napoli – Bari e grazie al lavoro di tanti governatori bravi, come ad esempio Occhiuto in Calabria. Oggi la distanza maggiore è quella tra aree metropolitane e province, è qui che bisogna lavorare. Non servono fondi pubblici a pioggia. Bisogna proseguire nel dare infrastrutture digitali coprendo adeguatamente anche le aree interne, poi c'è il tema della salute e dell'organizzazione dei servizi sanitari nei territori. Va utilizzata la leva fiscale per indurre gli investimenti privati per rafforzare la nostra economia. Come FI siamo favorevoli all'autonomia differenziata con alcuni occhi di riguardo rispetto ai Lea e ai Lep che vanno subito finanziati ma poi bisogna mettere le regioni in una condizione di concorrenza virtuosa”. Particolare attenzione alla formazione è la priorità per Marco Grimaldi, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra in Commissione Bilancio a Montecitorio: “Dobbiamo bloccare ogni disegno ‘spacca-Italia' quindi di autonomia differenziata in un Paese già molto diseguale e dare corpo, sostanza e risorse ai diritti. Penso al tema del diritto allo studio universitario. La riforma del Titolo V lo ha dato alle Regioni ma non tutte garantiscono il 100% delle borse di studio a tutti gli idonei, capaci e meritevoli ma privi di mezzi come prevede la Costituzione. Lo Stato dovrebbe garantire il 100% delle borse di studio in Italia e lasciare le Regioni a fare la parte di welfare studentesco vale a dire la parte dei trasporti, delle residenze e delle aule studio. Insomma, c'è bisogno di solidarietà nazionale e diritti uguali per tutti. C'è il tema del digital divide, degli investimenti, c'è il tema di non regalare a grandi colossi americani come Starlink parte di questa tecnologia che potrebbe arrivare dovunque. Servono più investimenti europei, più innovazione, maggiore ricerca ma soprattutto un vero sostegno per tante famiglie. A partire da quello relativo alle spese per i libri di testo e per l'assegno di studio e tutta la parte dell'informatica oggi evasi dalle Regioni”. Nel corso del dibattito moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Pasqua Borracci, commercialista e revisore legale dell'Odcec di Bari: “Ridurre le differenze deve essere la priorità di governo e parlamento. Occorre introdurre un'azione forte con misure incisive che consentano di arginare il gap occupazionale, salariale, di opportunità, che ancora affligge il nostro Paese. Se vogliamo davvero tornare ad essere competitivi in Europa bisogna spingere con decisione sui primi timidi segnali di ripresa che vengono dal Mezzogiorno ma che ancora non bastano a rilanciare la nostra economia”. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell'Istituto nazionale esperti contabili: “Le leve che la politica deve attivare sono diverse ma di fronte a differenze territoriali enormi come quelle che esistono in Italia, che, se misurate con i numeri danno risultati impressionanti se pensiamo al reddito pro capite o al tasso di disoccupazione, è evidente quanto sia inutile insistere su questioni regionalistiche o localistiche. Le attività di perequazione e redistribuzione devono essere forti e vivaci. Senza questo continueremo ad avere due Italie: una che traina e l'altra che resta al palo. Nel 1950 il governo De Gasperi istituì la Cassa per il Mezzogiorno per ridurre il divario Nord Sud. La Cassa fino al 1991 ha investito 82mila mld di lire nelle regioni meridionali. Senza parlare di sprechi e abusi il divario è stato solo parzialmente ridotto. Ma c'è l'esempio del 1991 della Germania riunificata, che aveva un forte divario tra Est e Ovest, che pure si è ridotto parzialmente. Gli interventi straordinari di pubblico interesse sono necessari molto di più e con una efficienza maggiore. Abbiamo perso troppo tempo e ancora oggi una parte dell'Italia marcia con difficoltà. Non possiamo continuare in questo modo con migliaia di cittadini costretti a lasciare la propria regione per trovare occupazione o soddisfazione professionale altrove”.
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