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Cosa unisce l'America's Cup, l'asse Meloni-Trump e il Papa a stelle e strisce
Oggi 16-05-25, 09:54
Un lampo d'orgoglio nazionale: Napoli ospiterà la Coppa America nel 2027, un evento che proietterà l'Italia sul palcoscenico globale. Ma lasciamo i dettagli della regata a un altro racconto, perché oggi il tema è un altro: l'America (indipendentemente dalla Coppa). I progressisti di mezzo mondo (e di casa nostra), con la loro tendenza al gufo, ne hanno pronosticato l'irrilevanza, ma eccoli lì, col naso all'insù, a scrutare ogni mossa della Casa Bianca. Persino il nuovo Papa, Leone XIV, statunitense di Chicago con passaporto peruviano, viene da quelle parti. I fatti parlano chiaro: gli Usa sono al centro della scena globale. A Riyadh, il 13 maggio, Donald Trump sigla accordi da 600 miliardi con l'Arabia Saudita: 142 miliardi per armi (sistemi antiaerei, navi, tecnologie spaziali), 80 miliardi da Google e Oracle per energia e AI, 20 miliardi da DataVolt per data center Usa, più un tocco di cultura con lo Smithsonian. La delegazione era di peso: Elon Musk (Tesla, SpaceX), Sam Altman (OpenAI), Larry Fink (BlackRock), Andy Jassy (Amazon), Mike Waltz (consigliere per la sicurezza). Un segnale inequivocabile dell'influenza americana. A Ginevra, il 12 maggio, Trump firma una tregua commerciale con la Cina. Scott Bessent (Tesoro), Jamieson Greer (Commercio) e il vicepremier cinese He Lifeng tagliano i dazi: dai 145% Usa al 30%, dai 125% cinesi al 10%, per 90 giorni, con un 10% reciproco. Pechino toglie barriere su terre rare e sospende indagini su DuPont, confermando anche tutti gli ordini per nuovi Boeing. Un «reset» per 600 miliardi di scambi, che mostra come Washington condizioni l'economia globale. L'8 maggio, nello Studio Ovale, Trump annuncia un accordo con il Regno Unito. Con il premier Keir Starmer in collegamento, l'intesa azzera i dazi Usa su acciaio e alluminio britannici, riduce dal 25% al 10% quelli su 100.000 auto Uk annue (su 120.000 esportate). Londra taglia i dazi sui prodotti Usa dal 5,1% all'1,8%, azzera quelli sull'etanolo e apre a 13.000 tonnellate di carne Usa senza tariffe. Un passo pragmatico, ma il dazio base Usa del 10% resta, a ricordare chi tiene le redini. La pace resta sfuggente, eppure gli Usa sono decisivi. Il rilascio dell'ostaggio israelo-americano Edan Alexander da Hamas, il 12 maggio, lo dimostra. Alexander, 21 anni, rapito il 7 ottobre 2023, è tornato libero grazie a negoziati Usa, con Qatar ed Egitto a supporto. Netanyahu ringrazia Trump e la pressione militare, ma Hamas chiede un cessate il fuoco per i 58 ostaggi restanti. Ancora una volta, Washington è al centro. Certo, i dazi tengono l'Europa in ansia. Trump minaccia un 20% sull'Ue, e l'Italia, terzo esportatore europeo verso gli Usa, rischia per il made in Italy (vino, moda, meccanica). Meloni, con Giorgetti e Tajani, schiera una task force per evitare il disastro. Von der Leyen cerca un ruolo (che pochi intendono riconoscerle, a cominciare dal nuovo cancelliere tedesco Merz, non a caso volato lui a Kiev), la sinistra predica pace come fosse una stanca litania. Ma tutti guardano a Washington. In Italia, Meloni, atlantista convinta, regge eccome. Il centrodestra naviga con una certa serenità, forte nei sondaggi e coeso nonostante le sfumature (e anche qualcosa in più) interne. La sinistra, con Schlein e Conte, cerca la bagarre in Parlamento; mentre Salvini spinge per accenti nazionalisti, ma Forza Italia resta europeista. Meloni sa che ogni mossa va calibrata sull'asse con gli Usa, senza cedere terreno in Europa, e la sua coalizione tiene la rotta anche di fronte ai rischi di dazi e crisi economica (nel frattempo però lo spread è tornato ai livelli del 2021, buon segno). I fatti, non il tifo, evidenziano la centralità americana: accordi con Arabia Saudita, Cina, Regno Unito, il caso Alexander. Trump con le sue esagerazioni, le sue guasconerie, i suoi «stop and go» (a volte tattici, ma a volte inspiegabili) è al centro del ring, mentre nel mondo democratico americano il dibattito è uno solo: tutti sapevano delle precarie condizioni di Biden ma per mesi nessuno ha osato spiegare che la sua candidatura era semplicemente improponibile.
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