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Così Striano & Co. nascosero ai pm i dossier illegali su Berlusconi
03-10-2024, 10:05
Gli spioni dell'Antimafia tentavano di proteggere dalle indagini le intrusioni illecite messe a segno per cucinare il dossier Colle contro Silvio Berlusconi. La circostanza trapela dai nuovi atti dell'inchiesta della Procura di Perugia, che dedica decine di pagine, in cui sono riportati elenchi di nomi e date, alle Segnalazioni per operazioni sospette setacciate dal finanziere Pasquale Striano in quel verminaio ordito alla Superprocura, in concorso, per gli inquirenti, con l'ex pm Antonio Laudati e i tre giornalisti di Domani Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine. L'11 marzo scorso Il Tempo aveva rivelato in esclusiva come il gruppo di spioni avesse setacciato i nomi di due insospettabili per colpire il Cav, proprio nel momento in cui il leader di Forza Italia era pronto alla scalata al Quirinale. Striano allora aveva inviato i documenti riservati sui due sconosciuti, dietro i quali in realtà si celavano le intrusioni illegali per colpire Berlusconi, al cronista Tizian, nelle ore in cui il quotidiano usciva con un articolo che gettava equivocamente le ombre di un nuovo "Rubygate", il solito vecchio adagio usato per anni dalla macchina del fango contro Silvio. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, titolare del fascicolo sul dossieraggio, aveva quindi chiesto al capo della Direzione nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, la trasmissione di tutte le Sos riconducibili a Berlusconi. E una settimana dopo Melillo risponde, inviando al capo nella procura umbra un appunto ricevuto da Laudati, e datato 4 luglio 2022, «in relazione ai criteri di trattazione delle procedure Sos riconducibili a Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri», si legge. Un lungo elenco, in cui oltre alla presenza del Cav compaiono una sfilza di altri nomi, tra i quali l'ex ministro Claudio Scajola e pure Nicole Minetti. Ma incredibilmente le Sos consegnate all'attenzione del capo della Dna, e di conseguenza agli investigatori che indagano sul dossieraggio, sono tutte precedenti rispetto al periodo dell'attività illecita contestata al finanziere Striano, visto che fanno riferimento soprattutto al triennio 2016-2018, quando a capo dell'Antimafia c'era prima Franco Roberti, eletto europarlamentare con il Partito democratico, e poi Federico Cafiero De Raho, diventato deputato dei 5 Stelle. Segnalazioni per operazioni sospette che nulla avrebbero che fare con il numero mostruoso di accessi abusivi effettuati da Striano, poiché sono state tutte trasmesse alle procure di Reggio Calabria, Palermo e Milano. Gli spioni, però, avrebbero coperto le intrusioni illecite dalle quali sono stati estrapolati i documenti riservati che non erano oggetto di indagini, ma che sono finite indebitamente ai giornalisti per confezionare articoli usati per colpire Berlusconi in un momento cruciale della vita democratica del Paese, ovvero le elezioni del presidente della Repubblica che si sono svolte dal 24 al 29 gennaio 2022. Dossier che dopo Silvio, grazie all'azione di Striano, hanno fatto un'altra vittima illustre, l'allora presidente del Senato, Elisabetta Maria Alberti Casellati, contro la quale il team di spioni ha replicato il dossier Colle, già andato a buon fine con il passo indietro di Silvio. Anche per la big forzista, dossierata in più occasioni, il finanziere ha estratto dal cilindro i dati sensibili della Casellati setacciando Sos di persone e società che non avevano collegamenti con l'ex numero uno di Palazzo Madama, per inviarle agli amici di Domani e montare uno scandalo che ha fatto fuori la Casellati alla quinta chiama. Non c'è nulla di tutto questo nell'elenco contenuto nell'appunto di Laudati, inviato da Melillo a Cantone, in cui l'ex pm indagato sottolinea che «ovviamente tutte le comunicazioni sono sempre state trasmesse al magistrato di collegamento investigativo come risulta dalla documentazione allegata». Peccato che gli spioni abbiano del tutto omesso proprio le Sos riconducibili a Berlusconi che Striano aveva setacciato in vista del voto per il Quirinale.
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