s
Dossier, tutti gli uomini del sistema Laudati. La passione per la "polizia privata"
09-09-2024, 07:46
Tutti gli uomini del pm e quella passione per la «polizia privata». Le nuove carte dell'inchiesta di Perugia sul presunto dossieraggio tracciano una sorta di «metodo Laudati» nell'approccio alle indagini. Un metodo che il pm avrebbe replicato alla Direzione nazionale Antimafia, scegliendo personalmente Pasquale Striano a capo del nuovo gruppo Sos e ricalcando così quel precedente di Bari che, nel lontano 2011, l'aveva portato davanti al Csm. All'epoca in cui venne fuori lo scandalo dell'Aliquota della Guardia di Finanza, intenta a spiare magistrati e insospettabili, l'allora capo della procura del capoluogo pugliese Antonio Laudati si salvò scaricando le responsabilità sul suo pool. Così come ha fatto appena è venuto alla luce il verminaio dell'Antimafia, con la presa di distanza dall'attività illecita del finanziere. Ma ora, si legge nella richiesta di arresto presentata dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone, «l'analisi delle singole vicende e contesti mette in luce, in modo inequivocabile, anche attraverso le risultanze della consulenza tecnica sul telefono di Striano, lo stretto rapporto trai due e, in particolare, la consapevolezza, da parte di Laudati, del modo di operare fuori dalle regole, di Striano. Lo stesso Laudati, per interessi suoi personali, sfrutterà queste modalità illecite utilizzandolo come una sorta di "polizia privata"». Non solo il magistrato farebbe parte di quel team mediatico-giudiziario che per anni ha setacciato le Sos di politici del centrodestra, vip e imprenditori, diventate poi inchieste giornalistiche per colpire l'avversario politico. Per gli inquirenti, Striano e Laudati «sanno perfettamente di operare secondo modalità contra legem con riferimento all'analisi delle Sos ed ai focus investigativi». Gli accertamenti investigativi avrebbero appurato pure come Laudati avesse ritenuto necessaria l'istituzione del Gruppo Sos, con uomini scelti a lavorare sulle banche dati sotto la sua supervisione, e si fosse personalmente impegnato per la designazione di Striano a capo della nuova squadra. Negli atti viene ricostruito il rapporto Laudati-Striano e i passaggi che, nel 2019, avevano permesso al finanziere di fare il salto di qualità, passando dalla Dia al comando del Gruppo Sos. «Il rapporto di conoscenza e collaborazione tra Striano e Laudati si colloca, al più tardi, nel luglio del 2016, quando Striano coordina il personale Dia assegnato alla Dna ed è il più alto in grado del gruppo Sos e quando Laudati è già il referente del Polo di contrasto alla criminalità economica, conservando il ruolo di responsabile effettivo del Polo e, in special modo, del Gruppo Sos, anche dopo l'arrivo del dott. Russo», si legge nelle carte. In cui sono allegati una serie di whatsapp che Striano manda a superiori e amici per informarli del nuovo incarico. «Colonnè alla fine andrò allo Scico per poi distaccarmi con Laudati alla Dna. Ha deciso il C3 (il Capo di Stato maggiore Umberto Sirico, ndr) con Laudati in persona», scriveva l'ufficiale a un colonnello in servizio presso la Dia il 9 febbraio 2019. E ancora a un collega il 10: «Il capo di stato maggiore nostro mi ha dato un ordine ben preciso, vado a dirigere 30 persone, posso fare una guerra. La Dia sta affondando, poi vedrai. Si devono vergognare che non hanno fatto niente di concreto per trattenermi. Per uno come me dovevi andare dal capo della polizia». L'8 febbraio a un colonnello aveva scritto: «Sono stato da Laudati, il C3 non ci ha pensato due volte a tenermi con sé». E a un collega con cui aveva lavorato a Reggio Calabria quando alla Procura era capo Federico Cafiero De Raho, poi diventato numero uno della Dna in pieno verminaio, scrive: «L'ho sempre detto, il procuratore è andato direttamente al Coga per me, che soddisfazione». Lo stesso procuratore che ora dice che il finanziere ha fatto tutto da solo, con una difesa che ricalca quella del passato. Quando, da capo a Bari, creò un suo pool di fedelissimi accusati di aver spiato il pm Giuseppe Scelsi, che all'epoca era il titolare del fascicolo sulle cene eleganti di Silvio Berlusconi. In una pesca a strascico su una serie di spiati che diventano un dossier, mandato da Laudati al procuratore generale Antonio Pizzi. Il quale spedisce il magistrato davanti al Csm. La vicenda è finita con l'assoluzione.
CONTINUA A LEGGERE
7
0
0
Guarda anche
Il Tempo
11:39
La Barba al Palo - Contro il Psv una Juve da... Superlega
Il Tempo
11:04