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Dubbi su un altro Francesco. Quel prete degli ultimi che a Roma era un Papa Re
Oggi 01-05-25, 10:18
Tra i porporati che da giorni discutono sul futuro della Chiesa dopo il pontificato di Jorge Mario Bergoglio si fa largo la convinzione che non potrà esserci un Francesco II. Non è una questione di nome pontificale ovviamente, ma di qualità umane, spirituali, caratteriali difficilmente replicabili e individuabili in un pur larghissimo consesso elettorale come quello che si riunirà tra pochi giorni al cospetto del Giudizio Universale. Per moltissime eminenze, e non solo per loro, Bergoglio era un po' come la Russia per Winston Churchill: «Un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma». Tutti Oltretevere sanno perfettamente che Francesco aveva una personalità controversa, contorta, spesso difficilmente decifrabile anche dai suoi più stretti collaboratori; una doppia faccia della stessa medaglia, quella pubblica e quella di governo. Un uomo «venuto dalla fine del mondo» per togliere definitivamente la polvere accumulatasi nei secoli sul trono di Pietro; per rendere la Chiesa più moderna e al passo con i tempi; per aprire anche alle donne quel misterioso mondo curiale da sempre appannaggio del genere forte (seppur in sottana); per spalancare ai poveri e ai reietti la Casa del Padre di cui egli, come suo Vicario su questa Terra, era il custode. Bergoglio è stato certamente tutto questo, ma allo stesso tempo egli è riuscito ad incarnare perfettamente - forse come nessun altro predecessore in epoca recente - il ruolo di Sovrano assoluto proprio del Sommo Pontefice. Un Papa misericordioso con gli ultimi, vicino ai migranti, ai detenuti, alle masse, ai popoli oppressi dai numerosi conflitti che attanagliano il mondo, ma inflessibile con chiunque osasse anche solo velatamente criticarlo, disapprovare questo o quel provvedimento, sollevare dubbi su alcune scelte troppo ardite. Tutti questi sono stati reiteratamente «misericordiati» in ben altro modo. Francesco era anche un Pontefice aperto ai mezzi d'informazione, il primo a mettere piede in uno studio televisivo, ad intervenire in un talk show, a fare le videochiamate con lo smartphone ai missionari sperduti in ogni angolo della terra, ma anche colui che quando una sola virgola di un articolo giornalistico non lo compiacesse andava su tutte le furie. Uomo imprevedibile sotto ogni aspetto, ha innalzato alla dignità cardinalizia semplici preti missionari ma anche vescovi di diocesi microscopiche lasciando senza berretta rossa i titolari di megalopoli come Milano, Sidney, Los Angeles o della sua stessa Buenos Aires. Papa Francesco ha internazionalizzato come nessuno mai il collegio dei Cardinali convocando dieci Concistori in dodici anni di pontificato rispetto ai nove tenuti da Giovanni Paolo II in più di un quarto di secolo. Facile quindi pensare che egli abbia plasmato a propria immagine e somiglianza il Sacro consesso che di qui a sei giorni si chiuderà a doppia mandata nella Sistina per eleggerne il successore. In realtà anche in questo Francesco è stato ondivago e imprevedibile come in qualsiasi altro atto del suo Governo e accanto a fedelissimi che sembrano stampati con il conio come il suo connazionale Victor Manuel Fernandez, il lussemburghese Jean-Claude Hollerich, il maltese Mario Grech o il confratello gesuita canadese Micheal Czerny, ha imposto la berretta rossa anche a numerosi presuli dall'impronta più o meno conservatrice. Citare tra questi il discepolo di Ratzinger, Gerhard Ludwig Muller sembra ormai diventato lo sport giornalistico nazionale, ma la realtà fotografa oggi un'Assemblea di porporati piena di uomini nominati da Bergoglio che con Bergoglio non hanno nulla a che fare sotto molteplici aspetti. Come non pensare a Marcello Semeraro, potentissimo Prefetto per le cause dei Santi e al suo amore per la liturgia più tradizionale che tanto inorridiva Francesco? O al congolese Fridolin Ambongo Besungu, presidente della Conferenza episcopale africana, che dopo la decisione papale sulla benedizione alle coppie gay (si è rifiutato di applicarla) è atterrato a Roma lancia in resta disponendo di quasi tutti i 18 voti dei suoi connazionali? Il Conclave che si aprirà mercoledì prossimo è il più imprevedibile dei tempi recenti, ma l'unica certezza che aleggia tra le tonache purpuree è che no, dopo Francesco non potrà esserci una sua replica.
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