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"E' la strada giusta". Il Pd si spacca sul riarmo europeo: Gentiloni demolisce la linea Schlein
05-03-2025, 16:51
Sul piano di riarmo europeo annunciato da Ursula Von der Leyen si consuma l'ultimo duello interno al Partito Democratico. Da una parte c'è la linea della segretaria che ritiene l'impostazione di quel piano sbagliata, dall'altra quella dei riformisti che considerano quello della presidente della Commissione Europea un «primo passo» nella «giusta direzione». Le posizioni sono a tal punto agli antipodi che anche le parole utilizzate sembrano volersi smentire a vicenda. «Non è la strada che serve all'Europa», dice Elly Schlein. «È la strada giusta», ribatte Paolo Gentiloni. L'ex commissario agli Affari economici europei parla di «miglioramenti» possibili, ma si tratta di tecnicismi. Ad esempio sulle ex clausole di esclusione dalle regole di bilancio europee. Su questo, dice Gentiloni, è giusto che l'Italia «chieda che questa esclusione sia più possibile coordinata. Sarebbe utile che la clausola di esclusione fosse per tutti i paesi, perché se è una clausola solo nazionale potrebbe accendere riflettori sulla finanza pubblica dei paesi che la richiedono. Questa seconda proposta si può migliorare. Però, ripeto, un conto è dire che va migliorata e un conto è dire, magari perché c'è un titolo infelice, che l'Europa è bellicista e guerrafondaia». Una correzione di rotta rispetto a un impianto condivisibile, insomma, come quella che chiede anche Lorenzo Guerini, presidente del Copasir e punto di riferimento dei riformisti in Parlamento. «La proposta Von der Leyen definisce giustamente l'obiettivo in termini di risorse, ma così come è stata prospettata necessita di essere modificata», spiega Guerini che, come Schlein, sottolinea in blu l'errore rappresentato dall'utilizzo dei fondi di coesione per finanziare il piano di riarmo, così come lo scarso coraggio a compiere «un vero salto in senso europeo delle spese per la difesa». Nonostante questo, anche per Guerini come per Gentiloni, il piano Von der Leyen rappresenta un punto di partenza: «Ora bisogna mettersi al lavoro, innanzitutto all'interno del Pse, per confermare in maniera convinta il nostro impegno per maggiori investimenti e capacità militari europee provando a dare un indirizzo più coerente agli strumenti per farlo». Dal Pse, in ogni caso, arrivano segnali di apertura al piano Von der Leyen. «La sicurezza dell'Europa richiede investimenti immediati, sostanziali e congiunti», si legge in un post del gruppo Socialisti e Democratici: «Re-Arm Eu è un punto di partenza, non di arrivo. Abbiamo bisogno di nuovi finanziamenti dedicati alla difesa europea, che rafforzino la nostra industria e salvaguardino al contempo il nostro benessere sociale. Questa è l'unica via per un'Europa sicura e un sostegno duraturo all'Ucraina». Che nella minoranza dem sia alta la tensione su questo tema lo dimostrano anche le parole di un parlamentare di minoranza che lamenta l'assenza di un confronto con la segretaria: «L'ultima occasione è stata la direzione del partito che, però, si è svolta prima dell'annuncio dei dazi di Trump all'Unione Europea, prima dello scontro con Zelensky, prima del vertice di Londra». E tra i riformisti c'è chi si spinge a ipotizzare un tavolo di confronto permanente nel partito per condividere in tempo reale le mosse in un contesto tanto infuocato.
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