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Ecco cosa si predica davvero nelle moschee abusive: "Tutta l'Italia sarà musulmana"
Oggi 22-09-25, 08:54
“L'unica religione è l'Islam. Prima che il mondo finisca, tutta l'Italia sarà musulmana”. Non è una provocazione, né una battuta. È quanto ha dichiarato, con assoluta tranquillità, un musulmano intervistato durante un'inchiesta andata in onda su Fuori dal Coro, la trasmissione di Rete 4 condotta da Mario Giordano domenica 21 settembre. A porre la domanda è la giornalista Serena Pizzi, che chiede all'uomo davanti a uno dei tanti luoghi di culto non ufficiali del Nord-Est: “Saremo tutti musulmani, davvero?”, e l'uomo conferma con sicurezza. "Tutta l'Italia sarà musulmana". Una frase che ha fatto il giro del web e ha riacceso il dibattito sul ruolo delle moschee non ufficiali in Italia – in particolare nel Nord-Est ma non solo, come ben sanno i lettori de Il Tempo – dove si concentra una rete di centri di preghiera abusivi, spesso irregolari sotto il profilo urbanistico e totalmente fuori da ogni controllo pubblico. Al centro dell'inchiesta c'è Monfalcone, cittadina friulana di 30mila abitanti e simbolo di una trasformazione sociale rapida e profonda. Qui, oltre il 20% della popolazione è di origine straniera, con una presenza islamica molto forte. Proprio a Monfalcone, l'ex sindaco Anna Maria Cisint, oggi europarlamentare della Lega, in passato ha deciso di intervenire in modo netto disponendo la chiusura di alcune moschee abusive, provvedimento che ha scatenato reazioni forti da entrambi i lati del dibattito pubblico. Il servizio di Fuori dal Coro non lascia spazio a interpretazioni rassicuranti: in diversi locali adibiti a centri religiosi islamici si predica esclusivamente in arabo, spesso senza traduzione e senza alcun tipo di supervisione da parte delle autorità civili. In sostanza, zone franche in cui non si sa cosa venga detto, né da chi. Cisint, intervistata durante il servizio, lo dice senza giri di parole: “In quei locali si predica odio verso l'Occidente. Non si può permettere che nel cuore di una città italiana si alimenti una cultura che rifiuta la nostra società”. E aggiunge: “Un Imam me lo ha detto chiaramente: non siamo interessati all'integrazione. E allora dobbiamo chiederci: cosa cercano davvero?”. La chiusura dei centri islamici a Monfalcone non è un'iniziativa isolata. È stata sostenuta da un lungo iter giudiziario, culminato nella sentenza del Consiglio di Stato che ha dato pienamente ragione al Comune: gli immobili adibiti al culto devono rispettare la destinazione urbanistica e le norme di sicurezza. Una vittoria che per Cisint ha un valore simbolico e politico: “Non è una crociata contro l'Islam – spiega – ma contro l'illegalità e il fanatismo. Lo Stato deve far valere le sue regole, anche davanti a chi pretende di vivere secondo leggi proprie”. Il caso di Monfalcone, documentato da “Fuori dal Coro”, non è unico. Altri centri del Nord-Est – da Treviso a Udine, da Mestre a Verona – segnalano situazioni simili: circoli culturali trasformati in moschee di fatto, dove si radunano anche centinaia di persone senza alcuna autorizzazione ufficiale. Il ministero dell'Interno monitora da tempo questi luoghi “grigi” che sfuggono alle regole previste per le confessioni religiose organizzate. Ma le azioni concrete sono ancora poche e spesso lasciate all'iniziativa dei sindaci. Il tema delle moschee abusive tocca tre fronti delicatissimi: la libertà religiosa, la sicurezza nazionale e l'identità culturale italiana. L'Islam in sé non è il nemico – questo lo precisano anche esponenti del centrodestra – ma lo diventa quando si presenta in forma chiusa, autoreferenziale e soprattutto ostile ai valori occidentali. In Francia, Austria e Germania si è già intervenuti: gli Imam devono parlare la lingua del Paese in cui operano, devono essere registrati e le prediche devono essere trasparenti. In Italia, però, manca ancora un quadro normativo chiaro, e molte moschee fai da te sfuggono a ogni controllo. Cisint è chiara: “Non si tratta di limitare la libertà religiosa – ribadisce – ma di tutelare la nostra società. Non possiamo accettare che qualcuno venga qui per sostituirla, anziché integrarsi”. E la dichiarazione del fedele nel servizio di Fuori dal Coro, quel “tutta l'Italia sarà musulmana”, rimane lì, come un campanello d'allarme. Forse esagerato. Forse no. Ma ignorarlo sarebbe, quantomeno, da ingenui.
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